L’intervistaPerché gli Ogm fanno paura

Elena Cattaneo: “Ci sono leggende su cui la politica, i media e il marketing della grande distribuzione hanno giocato per suscitare reazioni istintive avverse nei consumatori, alimentando una grande bugia secondo cui gli Ogm sarebbero pericolosi per la salute dell’uomo”

Parli di Ogm, Organismi geneticamente modificati, e sembra di nominare il demonio. Si aprono subito scenari apocalittici di un mondo dominato dalla Monsanto, e campi di cipolle e pomodori convertiti a mais e colza. Succederà anche tra i commenti a questo articolo. Gli Ogm sono un tabù che scalda gli animi. Gli scienziati hanno poco spazio nel dibattito. E la chiusura dei governi italiani non aiuta a capirci qualcosa in più.

Elena Cattaneo, docente di biotecnologie all’Università Statale di Milano e senatrice a vita dal 2013, da tempo cerca di fare chiarezza sul tema, criticando le scelte italiane. L’ultima delle quali è stata la richiesta inviata alla Commissione europea da parte dei ministeri della Salute e dell’Ambiente di escludere il territorio italiano dalla coltivazione di tutti gli Ogm autorizzati dall’Ue. In pratica, nel nostro Paese la coltivazione di Ogm è vietata, ma non l’importazione. «La politica scelta dall’Italia ha reso il Paese dipendente dalle multinazionali dei pesticidi ed erbicidi utilizzati nelle coltivazioni tradizionali e bio, il cui uso potrebbe calare proprio con la coltivazione di piante migliorate geneticamente», spiega. «Questo in quanti lo sanno?».

Senatrice, partiamo dalle basi: perché gli Ogm fanno paura e perché hanno assunto un’accezione negativa?
Sugli organismi geneticamente modificati c’è stata fin dall’inizio un’informazione scorretta e distorta, sostenuta da leggende e immagini di grande effetto (ricordiamo tutti la fragola-pesce) che hanno fatto facilmente presa sull’opinione pubblica dipingendo una strategia di miglioramento genetico delle piante che le protegge dai parassiti (evitando pericolosi insetticidi) come “il male assoluto”.

Immagini e leggende su cui la politica, i media e anche il marketing della grande distribuzione hanno giocato per suscitare reazioni istintive avverse nei consumatori, alimentando una grande bugia secondo cui gli Ogm sarebbero soprattutto pericolosi per la salute dell’uomo, dannosi per l’ambiente ed economicamente inutili. Basta interrogare la scienza, e purtroppo questo si fa ancora troppo raramente, per demolire queste affermazioni.

Basta studiare una a una queste piante Ogm e quindi capire quali sono quelle necessarie e in quali territori. In Italia, per la sua latitudine, alcune sono opportune e altre no, questo varia da Paese a Paese. Trovo singolare che in politica, quando ci sono in gioco decisioni che possono incidere positivamente o negativamente sul bene comune, si pretenda di ignorare la scienza e la tecnologia. Non è una gran politica quella che si basa su sentimenti o opinioni, invece che su fatti verificati scientificamente. La colpa, di sicuro, in parte è anche della stessa comunità scientifica che troppo spesso ha scelto di restare silente, non dare fastidio, quando invece dovrebbe alzare la voce per fare ascoltare i fatti di cui è testimone, tutte le volte che questi vengono stralciati o ignorati. Fatti che lo stesso Stato chiede di produrre e insegnare ai giovani nelle varie università pubbliche.

Trovo singolare che in politica, quando ci sono in gioco decisioni che possono incidere positivamente o negativamente sul bene comune, si pretenda di ignorare la scienza e la tecnologia. Non è una gran politica quella che si basa su sentimenti o opinioni, invece che su fatti verificati scientificamente

Le domande che tutti si pongono sono: gli Ogm sono dannosi per la salute e per l’ambiente?
La domanda è assolutamente giusta e lecita. E la risposta deve essere onesta e responsabile. La scienza, che si basa su fatti verificabili, ci dice che, dopo vent’anni di uso e consumo di Ogm, ad oggi, nel mondo, non c’è stata una sola ospedalizzazione causata dal loro consumo. Ma la scienza ci riporta anche, da oltre quindici anni a questa parte, prove e pubblicazioni sulla sicurezza di piante come il mais o il cotone Bt, o la soia Ogm.

A chi sostiene che sono pericolosi per la salute dell’uomo rispondo sempre di portarmi la prova che lo siano più dei prodotti dell’agricoltura biologica e tradizionale. A chi parla di difendere la biodiversità rispondo che è proprio con gli Ogm che noi riusciremmo a salvaguardare i nostri prodotti tipici, difendendoli da virus e parassiti. A chi si preoccupa, giustamente, di tutelare l’ambiente rispondo che, ad esempio, il mais Ogm non ha bisogno di essere irrorato per due volte l’anno con insetticidi, quelli sì dannosi anche per farfalle, coccinelle e api e quindi per la biodiversità animale. Ci sono anche piante Ogm che non sono adatte al nostro territorio, come ad esempio la colza, in quanto non potremmo gestire correttamente la coesistenza, ed è giusto che non sia coltivata.

La scienza, che si basa su fatti verificabili, ci dice che, dopo vent’anni di uso e consumo di Ogm, ad oggi, nel mondo, non c’è stata una sola ospedalizzazione causata dal loro consumo

Ora ci saranno quelli che la accuseranno di fare il gioco delle multinazionali, Monsanto in primis, accusata tra l’altro di aver ingaggiato degli scienziati per scrivere articoli pro-Ogm.

Da oltre 25 anni lavoro in una università pubblica per il bene comune. E sugli Ogm non ho da difendere alcun interesse nemmeno professionale, ma voglio dare il mio contributo per aiutare a ristabilire la verità scientifica di questo come di altri argomenti. Non esistono visioni nella scienza, ma fatti. Ne ho già riportati alcuni ma posso continuare spiegando, ad esempio, che i nostri agricoltori dipendono per i loro semi non Ogm o biologici dalle stesse multinazionali che vendono i semi Ogm.

La logica dello struzzo che ha guidato per 15 anni le scelte politiche ha bloccato ogni sviluppo, ogni studio nel Paese e ci ha consegnato alle multinazionali. Capisco dagli agronomi con cui spesso parlo che i nostri semi sono vecchi. Questa politica ha bloccato ogni forma di innovazione. La politica scelta dall’Italia ha reso il Paese anche dipendente dalle multinazionali dei pesticidi ed erbicidi utilizzati nelle coltivazioni tradizionali e bio, il cui uso potrebbe calare proprio con la coltivazione di piante migliorate geneticamente. Questo in quanti lo sanno?

La politica scelta dall’Italia ha reso il Paese dipendente dalle multinazionali dei pesticidi ed erbicidi utilizzati nelle coltivazioni tradizionali e bio, il cui uso potrebbe calare proprio con la coltivazione di piante migliorate geneticamente. Questo in quanti lo sanno? I nostri agricoltori dipendono per i loro semi non Ogm o biologici dalle stesse multinazionali che vendono i semi Ogm

Nel mondo gli scienziati però sembrano divisi sulla bontà degli Ogm. Come si fa a capire da che parte sta la scientificità e da che parte l’emotività o gli interessi economici?
Questa è un’altra leggenda. Sto raccogliendo in un volume le prove scientifiche sulla sicurezza degli Ogm di interesse per l’uomo e per l’agricoltura. Ho messo insieme articoli e pubblicazioni di riviste scientifiche, firmati da scienziati di tutto il mondo e documenti sottoscritti dalle principali società scientifiche mondiali. Ho superato le mille pagine e ancora non ho terminato il lavoro, più continuo la ricerca più se ne aggiungono. Non ci sono evidenze scientifiche sulla pericolosità degli Ogm, su questo è pressoché d’accordo tutta la comunità scientifica e la stessa Organizzazione mondiale della salute si è pronunciata in tal senso. Non c’è alcuna divisione sul tema nella comunità scientifica. Non c’è quando la discussione è da scienziato a scienziato.

Eppure l’Italia ha fatto scelte contrarie agli Ogm. Quali sono le conseguenze di queste scelte?
La politica in Italia ha scelto di non vedere, non sentire e soprattutto non parlare. I governi degli ultimi 15 anni non hanno voluto vedere che nei nostri laboratori si stavano portando avanti delle importanti ricerche che avrebbero potuto salvaguardare alcuni nostri prodotti tipici e che invece sono state impedite.

L’innovazione in agricoltura è stata bloccata, con tutte le conseguenze economiche e di competizione che ne conseguono. La politica ha scelto, poi, di non ascoltare la scienza che su quelle ricerche si è battuta e ancora si batte, perché negare conoscenza, oltre a negare un diritto riconosciuto dalla Costituzione, vuol dire perdere idee e “cervelli”.

La politica ha scelto di non parlare e non spiegare che se con una mano bloccava la coltivazione di Ogm sul nostro territorio, con l’altra continuava a importare mangimi Ogm dall’estero, al punto che oggi non ne può più fare a meno, a meno di non voler azzerare tutto il comparto zootecnico.

La grande distribuzione, intendo le catene spesso multinazionali dell’alimentazione, poi, non spiega che con quei mangimi si nutrono gli animali da cui si ottengono i prodotti venduti nei loro supermercati.

Vietare le coltivazioni di Ogm non significa rendere il Paese Ogm-free, ma togliere, di fatto, la possibilità ai nostri imprenditori agricoli di produrre nella loro azienda gli stessi mangimi che devono acquistare nei consorzi agrari o da imprese private. Queste politiche non hanno nemmeno alcuna considerazione delle sorti economiche del Paese visto che favoriscono l’esborso di miliardi di euro ogni anno dal Paese per l’approvvigionamento di mangimi Ogm. Acquistiamo dagli altri Paesi ciò che potremmo produrre. Le pare logico?

La politica ha scelto di non parlare e non spiegare che se con una mano bloccava la coltivazione di Ogm sul nostro territorio, con l’altra continuava a importare mangimi Ogm dall’estero, al punto che oggi non ne può più fare a meno

Ma gli scienziati italiani fanno ricerca sugli Ogm?
Nel nostro Paese è vietata la ricerca su piante geneticamente modificate in campo aperto. Farla in laboratorio, come in tanti suggeriscono sostenendo erroneamente che non c’è possibilità di coesistenza, non avrebbe senso: in serra tutto è controllato, non ci sono agenti atmosferici che possono influenzare i risultati delle ricerche, di fatto falsandoli.

E con la ricerca in campo aperto si nega al Paese la possibilità di proteggere le nostre piante o di ridurre l’impiego di dannosi (e costosi) pesticidi. Pensiamo alla Germania (per non parlare di altri Paesi), che non rinuncia affatto alla ricerca pubblica in campo aperto e continua ad autorizzare la messa in campo di piante geneticamente modificate. Per ora ci vendono solo i loro pesticidi con cui irroriamo le nostre coltivazioni – e già qui si potrebbe capire quanto sia conveniente per la Germania essere contro la coltivazione Ogm che non usa pesticidi o ne usa molto meno. Non è difficile immagine che a breve ci venderanno le loro piante migliorate.

Vietare le coltivazioni di Ogm non significa rendere il Paese Ogm-free, ma togliere, la possibilità ai nostri imprenditori agricoli di produrre nella loro azienda gli stessi mangimi che devono acquistare nei consorzi agrari o da imprese private

Quali sono oggi i Paesi che vietano le coltivazioni Ogm?
In Europa, compresa l’Italia, 19 Paesi hanno appena inviato alla Commissione la richiesta di escludere i propri territori dalle coltivazioni. Ma non tutti hanno chiuso la porte anche alla ricerca, che ripeto è fondamentale perché ci aiuta a conosce i nostri prodotti, permette di studiarli ed evitare di perderli. Come ho appena detto, la Germania si è riservata l’opportunità di fare sperimentazione in pieno campo sugli Ogm. Ancora una volta, insomma, ci stiamo dando la zappa sui piedi.

Ma l’agricoltore italiano può davvero convivere sereno con le coltivazioni Ogm?
Certo. Lo scorso anno 700 imprenditori agricoli italiani, soprattutto lombardi, veneti e friuliani hanno sottoscritto un appello al governo per il riconoscimento della “libertà scientifica e quella di impresa”. Sono 700 imprenditori che vorrebbero avere la possibilità di seminare con piante Ogm circa 30mila ettari di terreni di loro proprietà, equivalenti a più di 50mila campi da calcio. E possono convivere anche coltivazioni attigue.

Inoltre, nei campi dimostrativi condotti in Friuli, le analisi della Guardia forestale friulana (depositati in occasione di un’audizione in Senato) hanno dimostrato che anche campi di mais Ogm che distano meno di cinque metri da campi di mais tradizionale non causano problemi di commistione involontaria. Gestire la coesistenza tra vari tipi di agricoltura è cosa facile per tutti coloro che conoscono e hanno studiato la questione, ma solo se si smette di fare ideologia e si affrontano i problemi con le normali pratiche agronomiche che consentono di coltivare mais bianco, rosso o giallo a poca distanza.

Il pomodoro San Marzano praticamente non esiste più perché la pianta è attaccata da virus. Negli anni 2000 alcuni ricercatori stavano lavorando a un progetto su geni capaci di resistere a questo attacco virale, ma è tutto chiuso nei cassetti

E il made in Italy che fine farà? Gli Ogm possono essere cibi di qualità?
Gli Ogm lo sono e ci darebbero la possibilità di preservare proprio questo tipo di prodotti e tutelare le nostre tipicità. Ne approfitto per raccontare la storia delle mele “di qualità” del professor Silviero Sansavini, dell’Università di Bologna, le prime mele geneticamente modificate, prodotte in un laboratorio pubblico, che non necessitano di pesticidi per resistere alla ticchiolatura. Mele della varietà Gala, fra le preferite dagli italiani, che non possono essere sperimentate in campo aperto in Italia, perciò le ricerche del professor Sansavini sono rimaste chiuse nei cassetti del suo laboratorio, mentre Olanda e Svizzera hanno potuto sviluppare quella tecnologia e coltivare in esterno quelle mele, con tutte le norme di sicurezza. E cito anche un altro prodotto di qualità: il pomodoro San Marzano. Praticamente non esiste più perché la pianta è attaccata da virus. Negli anni 2000 alcuni ricercatori stavano lavorando a un progetto su geni capaci di resistere a questo attacco virale, ma è tutto chiuso nei cassetti.