Cronache murzianeGufi e corvi, la politica in Italia a volo d’uccello

Perché la politica e l’attualità italiana (e non solo) si rifanno al mondo animale per creare le proprie metafore: è un lascito culturale che affonda ben oltre la distinzione tra falchi e colombe

Alla faccia dei gufi. Matteo Renzi nella sua comunicazione (sui social, in televisione, nelle interviste, perfino nella sua rubrica sull’Unità) non perde occasione per prendersela con loro, i gufi, coloro che non condividono il suo ottimismo e si augurano che le cose (vedi Expo) vadano male. Sembra addirittura che la retorica del gufo sia stata studiata a tavolino, come strategia di comunicazione, dal Partito democratico, per evitare e soffocare il dibattito nel merito dei provvedimenti adottati.

La metafora animale nella retorica politica non è, al contrario di quello che si può credere, prerogativa dell’ex sindaco di Firenze. Esempi di rimando al mondo animale ci sono nella storia contemporanea (si pensi a Rommel, la volpe del deserto). Ma la categoria più utilizzata nella politica italiana recente è quella ornitologica.

Falchi e colombe per indicare i politici a seconda delle loro posizioni di totale chiusura o apertura verso gli avversari sono due termini oramai entrati nell’uso comune.

Stando alla definizione del filologo e linguista Heinrich Lausberg, la metafora è la “sostituzione di un verbum proprium con una parola il cui significato inteso proprio è in rapporto di somiglianza (similitudo) con il significato proprio della parola sostituita” Altra figura retorica utilizzata è la ripetizione: è proprio grazie a essa che si formula il corpo linguistico del discorso politico.

Perché i politici prediligono la metafora animale? La spiegazione sembra essere la lunga frequentazione dell’uomo con gli animali

Questa figura viene definita sempre da Lausberg come la collaborazione ripetuta di una parte di frase già usata, che arresta la corrente dell’informazione e concede il tempo per “gustare” emozionalmente il contenuto dell’informazione che viene, appunto, accentuato e posto in evidenza.

Aumentare le emozioni e dotare il discorso di un certo ritmo sono le principali funzione della tecnica della ripresa.

Ma torniamo alla metafora animale. Un aspetto interessante riguarda il fatto che la metafora ornitologia utilizzata per descrivere alleati e avversari all’interno di uno stesso partito non fa uso discriminante del genere dei politici e delle politiche che ne fanno parte. È però interessante il tipo degli animali: i falchi (maschile) e le colombe (femminile).

Cercando su Google, si legge che “l’espressione è nata negli Stati Uniti nel 1962, all’epoca della crisi di Cuba, per indicare rispettivamente la fazione favorevole all’assunzione di posizioni rigide (se non aggressive) nei confronti del mondo comunista e quella caldeggiante una politica di negoziato, pacifista. è entrata nell’uso comune riferita a gruppi o a persone che, a proposito di un problema, propugnano atteggiamenti intransigenti (i falchi) o atteggiamenti moderati e concilianti (le colombe)”.

Perché i politici prediligono la metafora animale? La spiegazione sembra essere la lunga frequentazione dell’uomo con gli animali, che lo ha portato ad attingere continuamente da essi paragoni, simboli e metafore per illustrare il proprio comportamento. Pensando poi alla metaforica animale nel suo aspetto più squisitamente politico, si vede che l’animale è usato per incarnare costumi e atteggiamenti da seguire o da evitare, in una dimensione che è politica ed etica insieme

La citazione più famosa di questo uso degli animali per metaforizzare rapporti politici è probabilmente quella usata da Machiavelli nel capitolo XVII del Principe, del 1513: «Sendo adunque uno principe necessitato sapere bene usare la bestia, debbe di quelle pigliare la golpe et il lione; perché il lione non si defende da’ lacci, la golpe non si defende da’ lupi. Bisogna adunque essere golpe a conoscere e’ lacci, e lione a sbigottire e’ lupi». Machiavelli, grazie a queste immagini di animali, intende che chi vuole governare con successo deve imparare a comportarsi come il leone (con la forza e la ferocia) e come la volpe (con l’astuzia).

Da Esopo a Obama, passando per Leonardo da Vinci, Bernard de Mandeville, George Orwell e persino Adolf Hitler, lupi, agnelli, cani, cavalli, topi e ratti, pecore, api e maiali, sono tutte bestie che che hanno prestato le loro caratteristiche (presunte o reali) a vari aspetti della politica.