Quesiti linguisticiEsiste il plurale di latte? Risponde la Crusca

Ormai non ce n’è più solo uno al banco frigo. Abbiamo quello di soia, di riso, di farro, d’avena ecc. Dobbiamo continuare a usare il singolare?

Dal sito dell’Accademia della Crusca

La questione relativa al plurale dei “nomi massa” (cioè classicamente non numerabili) solleva senza dubbio un problema emergente nell’italiano contemporaneo, soprattutto per quei nomi che stanno assumendo nuovi significati, dovuti al moltiplicarsi delle sottocategorie di alcuni prodotti.

Nel numero 34 del periodico dell’Accademia La Crusca per voi (aprile 2007), Luca Serianni ha accennato al problema riportando tra gli esempi corretti “acque minerali”, mentre ha segnalato la forma “latti” ancora discutibile. In realtà la diffusione e la pubblicizzazione di diversi tipi di acqua minerale ci ha assuefatti da tempo alla forma plurale acque che peraltro esisteva già in alcune accezioni. Per latti si sta verificando lo stesso fenomeno di semplificazione: vista l’esigenza sempre crescente di informare e di rendere conto dei diversi tipi di latte presenti sul mercato (che si sono differenziati anche grazie al progresso tecnologico), la perifrasi “diversi tipi di latte” tende a essere abbreviata e semplificata, in particolare nella lingua della pubblicità, nella forma “latti”.

Per latti siamo forse ancora in una fase di transizione con occorrenze in contesti particolari, ma alcuni precedenti, come acque, ma anche i mieli e i risi, potrebbero far prospettare un’affermazione anche di questo plurale

Inoltre, sempre riferendosi alla pubblicità, può essere una buona strategia quella di utilizzare una forma che porta con sé caratteristiche anomale e che quindi attira l’attenzione del “consumatore”: forse alcune pubblicità di latti resteranno impresse per il presunto “errore” grammaticale che servirà come aggancio per ricordare a sua volta il prodotto. Per quel che riguarda la reazione che possono provocare nuove forme e nuove parole, accade normalmente che inizialmente il nostro orecchio le avverta come sgradevoli, ma questo non ha impedito e non impedisce che la lingua cambi e che, con la frequenza dell’uso, anche ciò che era sentito come “brutto” venga accolto ed entri in forma stabile e riconosciuta nella lingua.

La lingua della pubblicità è fortemente innovativa, ma non tutte le sue “provocazioni” entrano nella lingua comune, anzi, nella maggior parte dei casi, si tratta di novità o sperimentazioni creative che hanno la durata del lancio di un prodotto. Per latti siamo forse ancora in una fase di transizione con occorrenze in contesti particolari, ma alcuni precedenti, come per l’appunto acque (ma anche i mieli, i risi, citati come esempi di plurale con valore singolativo da Luca Serianni nella sua Grammatica italiana), potrebbero far prospettare un’affermazione anche di questo plurale che già risulta tra le possibili scelte contemplate da qualche dizionario.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter