Non si cancellano facilmente cinquant’anni di storia, soprattutto se si tratta di una storia contraddittoria e complicata come quella di Zingonia. Nata da un enorme abbaglio urbanistico, voluto dall’imprenditore Renzo Zingone, è declassata nel corso del tempo da “città del futuro” a non-luogo ideale.
Zingone si ispirava a un modello europeo che prevedeva la nascita di palazzi residenziali spuntati dal nulla in mezzo alla campagna bergamasca, con lo scopo di coniugare residenza e lavoro ai tempi del boom economico. Oggi oltre che un sogno fallito, Zingonia è un’area frammentata sotto il controllo di cinque comuni della Bassa Bergamasca: Osio Sotto, Boltiere, Verdello, Verdellino e Ciserano.
Fortino dello spaccio, terra di nessuno divorata dal degrado, terreno fertile per la prostituzione, questo lembo di terra rappresenta davvero un paradosso, dove la regola, purtroppo, sono gli arresti ordinari per droga e altre attività illecite. Qualcuno la chiamerebbe banlieue, qualcun altro ghetto. Ma Zingonia non è più quella di una volta e le cose nel tempo sembrano essere addirittura peggiorate.
Il degrado e i fenomeni legati allo spaccio che devastano il territorio hanno un’origine profonda, sono infatti i sintomi di problematiche ben più serie tra le quali l’isolamento e la narcolessia delle istituzioni, specialmente quando si parla di mezzi risolutivi senza tuttavia programmare momenti e percorsi di aggregazione.
Questa è la base della droga venduta all’ingrosso e poi spacciata al dettaglio a Bergamo. Che dista solo 20 chilometri ma che comunque sembra lontanissima
Del bar di via Bologna, a sinistra della piazza del “Siluro”, così chiamata per il surreale obelisco, rimane soltanto l’insegna luminosa spenta. Così come sono abbassate a tempo indeterminato tutte le serrande dei negozi accanto. Qui su quasi 5 mila abitanti più del 50% sono stranieri, prevalentemente africani. Molti dei quali concentrati nelle sei torri affacciate su Corso Europa. Sono tanti i marocchini seduti ai tavolini all’esterno. Così come sono marocchini i pusher che si contendono il mercato dello spaccio.
Non è un caso che il bar affacciato su piazza Affari, qualche centinaio di metri più avanti, teatro di un regolamento di conti conclusosi nel sangue poche settimane fa si chiami proprio Marrakech. Una suddivisione del territorio ben rigida, dove tutti stanno dentro ai confini e se qualcuno sgarra il prezzo da pagare è altissimo.
Questa è la base della droga venduta all’ingrosso e poi spacciata al dettaglio a Bergamo. Che dista solo 20 chilometri ma che comunque sembra lontanissima. Passeggiando per i marciapiedi (luridi) davanti alla torre “Athena” lo scenario è desolante: palazzi decrepiti, appartamenti sfitti che diventano rifugi di abusivi e clandestini, colate di cemento al posto dei giardini, verande costruite illegalmente, sottotetti in legno pericolanti e tubazioni ricoperte di amianto.
Da alcuni anni è nato il “Comitato Zingonia”, formato da un gruppo di persone di etnie e religioni diverse, abitanti coraggiosi che vivono la microcriminalità sulla propria pelle quando la mattina escono presto di casa per andare a lavorare
A pochi metri dalla moschea qualcosa si anima: «Vuoi comprare?» – L’elenco è dettagliato, all’appello non manca nessuna droga. Il maghrebino seduto davanti alla saracinesca si ritrae: “Allora cosa sei venuto a fare?!” Zingonia non è un posto dove andare di giorno, figuriamoci la notte. Gli acquirenti sono soprattutto italiani e si spaccia con una facilità che fa impressione.
Una realtà obsoleta dove la scritta sbiadita dell’ex hotel Piccadilly al centro di piazza Affari, sembra l’unico ricordo di normalità all’interno di un mondo abbandonato dal menefreghismo della politica e in balìa a bande criminali. «Dentro avviene di tutto, mentre fuori assisti alle risse – racconta Kama, un giovane senegalese che vive in uno dei palazzi. Se ti conoscono però nessuno ti tocca. Tempo fa, ci trovavamo sempre qui alla fermata dell’autobus, ma un giorno dei maghrebini si sono accoltellati, così abbiamo dovuto spostarci» – prosegue.
Non tutti i residenti di questi “casermoni” sono criminali. Ci sono anche persone perbene, arrivate dal Sud Italia ma anche da altre parti del mondo che hanno comprato una casa e vogliono tenersela. Così da alcuni anni è nato il “Comitato Zingonia”, formato da un gruppo di persone di etnie e religioni diverse, abitanti coraggiosi che vivono la microcriminalità sulla propria pelle quando la mattina escono presto di casa per andare a lavorare e vi fanno ritorno soltanto la sera, quando il quartiere tira fuori la sua parte più brutta.
Sono anni che si parla di demolizione delle torri ma non si è mai fatto niente, spostando di volta in volta la data tanto annunciata. Tuttavia, nemmeno mettere della dinamite alle fondamenta dei palazzi potrà servire realmente a qualcosa. Perché Zingonia non è solamente un problema di ruspe o di abbattimenti. Altrimenti, così facendo si rischierà di curare un malato cronico con un semplice antidolorifico, dimenticandoci invece di estirpare il processo infettivo che sta alla sua base.