È lo spirito del principiante che tiene vive Lego e Starbucks

Le community sono diventate un motore fondamentale del business: riportare le persone al centro dell’organizzazione e del mercato è un valore. Ma servono cose difficili come rinunciare al controllo, valorizzare i talenti individuali e mantenere lo “spirito del principiante”

Fino a non molti anni fa, e ancora oggi in molti casi, le organizzazioni nelle quali lavoriamo ci hanno abituati a considerare gli esseri umani come risorse, come componenti, in larga misura sostituibili, facenti parte di un processo più ampio e come attori utili per costruire valore economico all’interno dell’impresa. Non è un caso che si parli in questo senso di scientitfic o tayloristic management: questo tipo di gestione ha avuto successo fino a quando il mercato, e i clienti esterni, non hanno preteso un differente livello di personalizzazione e fino a quando le aziende non hanno cominciato a subire i danni di una gestione troppo legata a meccanismi standardizzati.

In questo senso è illuminante la frase di Henry Ford scritta nella sua biografia del 1922:

“Ogni cliente può ottenere una Ford T colorata di qualunque colore desideri, purché sia nero. […]”

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