Ogni cosa ha un nome e utilizzare le parole corrette è fondamentale se valori quali onestà intellettuale, trasparenza e cambiamento sono alla base del proprio operato: la nostra candidatura a sindaco di Milano è fallita. Nostra, perché quando sei un gruppo le responsabilità e le scelte sono di tutti, non solo del frontman. Abbiamo fallito in un progetto a cui ci siamo dedicati con impegno e convinzione.
Io credo che la politica vada affrontata così: con chiarezza e trasparenza. Corrado Passera ha dedicato se stesso, e con lui sua moglie Giovanna, a un’operazione di una complessità enorme, prima a livello nazionale e oggi a Milano. Italia Unica e la candidatura al di fuori degli schieramenti a sindaco di Milano erano questo, il tentativo di costruire una proposta liberale e popolare che non c’è. Non ce l’abbiamo fatta.
Abbiamo commesso molti errori, allo stesso modo tante persone hanno messo dedizione, tempo, risorse, determinazione. Ritirarsi è un gesto importante, e non da tutti, perché quando sai di avere fallito lo devi dire a te stesso e agli altri.
Milano, non siamo con Parisi
Sostenere Stefano Parisi non è però parte della storia che abbiamo provato a costruire. Non per l’uomo, che non conosco, ma per chi rappresenta: il qualunquismo della Gelmini, l’estremismo di Salvini, l’opportunismo di Lupi, l’arroganza di La Russa, l’ambiguità di Albertini. Tutto questo non c’entra nulla col progetto che abbiamo provato a costruire né con molte delle persone che si sono impegnate in questi oltre due anni di Italia Unica e, da giugno, a Milano. Io, da Presidente del Comitato Elettorale di Corrado Passera, e con me molti di quelli che hanno creduto in questa candidatura, non posso pensare nemmeno per un attimo che abbia senso consegnare Milano a una accozzaglia del genere: per questo non mi schiero con Parisi.
La Giunta guidata da Giuliano Pisapia ha il merito di aver ricostruito un rapporto tra la politica e i milanesi, ha lavorato su concetti come apertura, inclusione e innovazione che non sono propri di questo centro-destra e che, invece, rappresentano l’unico futuro possibile per una città che deve essere all’avanguardia. Ha sicuramente peccato di visione e di ambizione, ed era lì che la candidatura di Corrado Passera si inseriva: riuscire a fare di più, a guardare più lontano, a mettere insieme risorse e competenze. Era lì che si inseriva il nostro programma – a dispetto di una campagna di comunicazione in cui abbiamo commesso evidenti errori – fatto di progetti grandi e importanti. È lì che ora si deve lavorare. Tra noi oggi c’è chi ha deciso di seguire Corrado, chi si disimpegna e finirà per non votare o magari mettere la croce sull’altro Corrado, quello dei 5 Stelle, chi guarda a Beppe Sala e al Partito Democratico.
Personalmente, oggi non ho accettato di salire sul carro del futuro vincitore perché credo che debbano essere le idee a comandare, e non le poltrone. Parlo di Beppe Sala come futuro vincitore perché la percentuale di cui Passera era accreditato dai sondaggi non si trasformerà in un identico travaso di voti verso Parisi, semplicemente perché la scelta di sostenere questa candidatura era per me e per tanti la scelta di qualcosa di differente, e così oggi non è più.
L’operazione nazionale di Italia Unica
Italia Unica era il senso di fare politica in modo diverso: non per dire sempre no o contro, ma per applaudire chi fa bene e rilanciare. Non siamo riusciti a farlo, nonostante tante persone di valore. Non siamo riusciti a farlo e negli ultimi mesi abbiamo portato a bordo improbabili politicanti, anziché idee, proposte, sfide. Abbiamo detto mille volte no e smesso di dire “Sì, ma si deve fare di più”, abbiamo dimenticato che rilanciare era e rimane l’unica possibilità per puntare sull’Italia.
Oggi ho rassegnato le mie dimissioni da Presidente del Comitato Elettorale Corrado Passera Sindaco, che ovviamente è in fase di scioglimento, e da membro della Direzione Nazionale di Italia Unica, di cui sono stato tra i fondatori. Lo faccio perché non posso più usare il plurale, il noi con cui ho aperto questo scritto e che è un noi di responsabilità, di sentirsi parte di una squadra, di viaggiare uniti anche quando ritieni sbagliate alcune scelte. Ma quando la scelta è quella ieri, che né condivido né sostengo, significa mettere fine a un progetto politico alternativo, libero, indipendente. E diverso.
«Italia Unica era il senso di fare politica in modo diverso: non per dire sempre no o contro, ma per applaudire chi fa bene e rilanciare. Non siamo riusciti a farlo, nonostante tante persone di valore. Non siamo riusciti a farlo e negli ultimi mesi abbiamo portato a bordo improbabili politicanti, anziché idee, proposte, sfide»
La passione di Corrado Passera
Corrado Passera ha messo tutto se stesso in una operazione politica complessa e spesso complicata: pochi ne hanno capito, a mio avviso, passione e umanità. Più volte io stesso glielo ho domandato: «Chi te lo fa fare?». Corrado ci credeva, e con lui Giovanna Salza, con cui ho condiviso tantissimi momenti di riflessione e ragionamento che sono una delle cose più belle di questa esperienza politica: mettere in gioco le idee, confrontarsi, cercare nuove strade.
Dietro non c’erano poteri forti o strane ricerche di poltrone (Corrado ha avuto tutto, in termini di potere e di soldi, e se non si fosse impegnato in prima persona in politica oggi avrebbe quanto e più di prima). Dietro c’era la voglia di costruire un reale grande partito liberale popolare, in uno schema politico distorto in cui l’unico partito della proposta è quello Democratico. I Paesi mono partito però non funzionano, la situazione italiana è da questo punto di vista drammatica: un Movimento popolare che è solo protesta e lotta e non sa fare altro che dire no, com’è il 5 Stelle. Una destra lepenista e populista interpretata da Salvini e Meloni, una sinistra disfatta in mille partitini diversi (Sel, Sinistra Italiana, Possibile e chissà quanti altri). Mancava e manca un partito serio alternativo al PD: l’idea con cui Corrado mi ha convinto, e con lui Luca Bolognini e tante persone serie e competenti, era di provare a costruirlo.
La candidatura di Milano rappresentava questo.
La scelta di unirsi alla accozzaglia di centro-destra significa riproporre a destra ciò che per tanti anni si è visto a sinistra: stare insieme “contro”, e non “per”. Ieri era l’anti-berlusconismo, oggi l’anti-renzismo. Milano e l’Italia meritano di più, servono progetti politici capaci di portare avanti innovazione, cambiamento, inclusione, libertà d’agire, sostegno a chi fa, attrattività, dinamismo, internazionalità, ambizione.
*Presidente del Comitato Elettorale Corrado Passera Sindaco