TaccolaDànilo Mainardi: «Si può essere animalisti e mangiare carne»

Parla lo studioso e divulgatore di Superquark: «Essere animalisti non coincide con le scelte alimentari che si adottano. Piuttosto, dobbiamo evitare la carne degli allevamenti lager e mangiarne di meno». L’emozione più grande? «Quando lo scimpanzé si riconosce allo specchio»

Mangiare meno carne ed evitare quella che viene dagli allevamenti lager. Basta questo per essere animalisti in pace con la coscienza, senza necessariamente passare al vegetarianismo. Parola di chi allo studio degli animali, ma anche all’amore per la loro conservazione, ha dedicato una vita: Dànilo Mainardi. È l’etologo italiano più noto, da moltissimi anni collaboratore di Superquark e prima di Quark, autore di trenta libri e 200 pubblicazioni, già professore all’Università Ca’ Foscari di Venezia e tuttora presidente onorario della Lega italiana protezione uccelli . Ma il rapporto tra l’uomo e gli animali va ben al di là delle necessità alimentari. È fatto di affetto, di sbagli e di meraviglia. Come quella che colpisce lo studioso di intelligenza degli animali ogni volta che fa una scoperta.

In tanti anni di studi e di divulgazione scientifica ci ha spiegato quanto possano essere sorprendenti le nozioni che si apprendono sull’intelligenza degli animali. C’è un momento specifico in cui le è nato il bisogno intellettuale di approfondire questa tematica?

Da studioso dell’evoluzione e dell’evoluzione del comportamento mi è stato naturale cercare di capire di più del comportamento intelligente, inteso proprio come meccanismo adattativo che aumenta la probabilità di sopravvivenza di una specie ed è funzionale perciò allo stare al mondo.

Cosa si prova quando si capisce un meccanismo del pensiero di una specie animale?

È un’emozione speciale. Perché di colpo si rivela e tocchi con mano la parentela che abbiamo con le altre specie. La parentela fatta non solo di percentuale di Dna in comune fra noi e loro, ma anche di consapevolezza di un comune sentire e di un senso intimo di condivisione.

C’è un caso di intelligenza animale che l’ha lasciata senza parole?

Forse è il video che mostra la reazione dello scimpanzé che vede sé stesso per la prima volta allo specchio. Dopo pochi attimi di incertezza si coglie perfettamente la scoperta che quello allo specchio è lui. Capisce che è un individuo, “io sono io”. Apre la bocca, guarda e tocca i suoi denti, alza un braccio e poi l’altro, in una sequenza che molti – e anch’io concordo – hanno definito commovente

Che cosa si impara sull’intelligenza umana, quando si intuisce un meccanismo del pensiero di una specie?

Che non abbiamo alcuna esclusiva di pensiero intelligente e che esistono molte altre e diverse menti e che, soprattutto, vanno rispettate.

Come si deve giudicare l’intelligenza degli animali, se la visione antropo-centrica non è quella corretta?

Il punto non è giudicare bensì conoscere e capire che negli animali – diversamente da noi che l’abbiamo sepolta sotto una coltre di cultura– è forte e prevale l’intelligenza degli istinti che è scritta nei geni. Significa che a determinati stimoli si associa una precisa risposta istintuale. E quella è, e non andrebbe giudicata da nessuno perché è stata già vagliata dall’inappellabile giudizio della selezione naturale: se la risposta è adattativa è favorita e mantenuta dalla selezione stessa.

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«La reazione dello scimpanzé che vede sé stesso per la prima volta allo specchio. Dopo pochi attimi di incertezza si coglie perfettamente la scoperta che quello allo specchio è lui. Capisce che è un individuo, “io sono io”»

Verso gli animali da compagnia l’uomo ha un affetto sempre maggiore. Ma è un amore con qualche errore di comprensione di troppo?

Gli animali da compagnia vanno ad occupare spazi affettivi lasciati vuoti. Hanno un ruolo importantissimo come sostituto di umanità. È il mestiere ormai quasi unico che svolgono i cani soprattutto nella vita metropolitana. Ne consegue che si facciano errori a volte proprio per troppo amore (troppo cibo, inutili cappottini, collari luccicanti…), antropomorfizzandoli fino all’eccesso. Errori che i nostri amici pagano in termini di disagio fino anche a comportamenti patologici.

In definitiva, perché per l’uomo tuttora gli animali sono così importanti? Al di là del valore utilitaristico (animali come fonte di cibo), perché ci affascinano, occupano le fantasie dei bambini, ci entusiasmano sui social network, ci fanno affollare gli zoo e i musei di storia naturale, ci fanno piangere quando se ne vanno?

Penso sia un modo di sentire la natura più vicina a noi. È una nostra necessità, ne abbiamo bisogno, anche se non sempre ne siamo pienamente consapevoli. La biofilia, come spiega Wilson, il padre della Sociobiologia, è dimostrato essere un atteggiamento presente nei bambini piccoli e si manifesta come una naturale e spontanea attrazione verso animali, piante. Poi con l’età si attenua ma l’esigenza di contatto col mondo naturale rimane comunque dentro di noi.

La stupiscono le recenti diatribe così virulente sul vegetarianesimo e veganesimo? Possiamo dirci animalisti e mangiare animali?

Diciamo che non mi appassionano. I nostri antenati cacciatori-raccoglitori consumavano la carne delle prede abbattute dagli uomini e pure radici, bacche e vegetali vari raccolti dalle donne. Abbiamo un apparato digerente che parla di noi come esseri carnivori anche se forse di fatto siamo onnivori. Essere animalisti non coincide o non si sovrappone con le scelte alimentari che uno adotta, bensì con l’attenzione al benessere degli animali. È un impegno che dovremmo tutti sentire e non accettare di mettere nel piatto carni di animali stressati in allevamenti lager. Mi sembra più importante insistere a perseguire questo fine procedendo verso un consumo inferiore di carne, come la medicina stessa ci invita con ragione a fare, e puntare su carne di qualità speciale, quella che si ottiene da allevamenti che hanno come priorità il benessere dei loro animali.

«Si fanno errori a volte proprio per troppo amore (troppo cibo, inutili cappottini, collari luccicanti….), antropomorfizzando gli animali domestici fino all’eccesso. Errori che i nostri amici pagano in termini di disagio fino anche a comportamenti patologici»

Cosa ci comunica il calo degli iscritti alle associazioni “animaliste” come il Wwf? Siamo diventati fatalisti, siamo più attenti ad altre questioni ambientali come il cambiamento climatico, siamo più attenti agli animali vicini (come i Beagle usati nella sperimentazione clinica) e più indifferenti a quelli lontani?

Penso che l’attenzione ai temi della salvaguardia del Pianeta e della sua biodiversità stia a cuore ad un numero sempre maggiore di persone. Se c’è un calo di adesioni ad associazioni come il Wwf, sono altre le ragioni. Siamo in un momento di regressione economica e i tagli di spesa dentro alle famiglie, a malincuore, vanno fatti.

Assistiamo nel mondo a segnali positivi circa la conservazione delle specie, come nel caso delle tigri in India o ai lupi e orsi in Italia. Ma l’Africa è interessata dal bracconaggio spinto da richieste “di mercato” che oggi sembrano provenire soprattutto dall’Asia, per il valore attribuito a parti di animali come i corni di rinoceronte. Per ogni passo avanti ne stiamo facendo due indietro?

Su questi reati è fondamentale la volontà politica degli Stati in cui avvengono questi orrori. Non dimentichiamo che spesso si tratta di regioni del mondo instabili politicamente dove la povertà della gente porta ad essere complici di queste azioni. Va alzata la voce delle istituzioni internazionali, sempre troppo flebile su questi temi.

«Essere animalisti non coincide o non si sovrappone con le scelte alimentari che uno adotta, bensì con l’attenzione al benessere degli animali. È un impegno che dovremmo tutti sentire e non accettare di mettere nel piatto carni di animali stressati in allevamenti lager. Mi sembra più importante insistere a perseguire questo fine guidando ad un consumo inferiore di carne»

Lei è un esempio meritorio di divulgazione scientifica. Superquark e Piero Angela sono dei patrimoni nazionali. Come può definire il suo rapporto con il team di Superquark?

La divulgazione scientifica aiuta la crescita culturale della gente che potrà operare scelte di vita più consapevoli. Piero Angela con suo figlio Alberto e la squadra di Superquark lo fanno con grande impegno da anni. È un gruppo coeso con cui ho sempre collaborato con piacere perché da sempre la finalità è stata di divulgare senza rinunciare mai al rigore scientifico. La scienza, la ricerca di base e tecnologica sono i motori di sviluppo di un paese e su questi temi Piero Angela si batte da sempre.

Gli italiani ora hanno una conoscenza migliore degli animali?

Penso di sì. Soprattutto i bambini e i giovani amano e vogliono conoscere gli animali e con le tecnologie, oggi, ogni curiosità è soddisfatta. Ma la conoscenza degli animali ha bisogno di molto di più. Serve studiare, approfondire, e non basta scorrere velocemente una pagina su wikipedia. Mi sto dedicando da qualche anno anche alla divulgazione del comportamento animale e della zoologia in generale ai bambini. Collaboro con l’editore Pizzardi all’album di figurine “I cucciolotti”. Un’avventura che mi diverte e che soprattutto mi permette far arrivare anche ai piccolissimi le giuste nozioni e conoscenze sugli esseri viventi. Chi semina, raccoglie, dicono…

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