Il 17 marzo alla Camera dei Deputati è stata approvata senza voti contrari una nuova normativa contro gli sprechi alimentari. Un problema non di poco conto, dato che in Italia otto miliardi di euro all’anno vanno nella spazzatura.Tra le novità, vengono semplificate le procedure di donazione e distribuzione agi indigenti delle eccedenze alimentari. Inoltre viene regolata la raccolta di farmaci, viene incoraggiata la “doggy bag” e sono previsti sgravi fiscali per incentivare i virtuosi. Chi donerà (inclusi i soggetti della grande distribuzione), inoltre, avrà agevolazioni fiscali e potrà ottenere uno sconto sulla tassa dei rifiuti proporzionale alla quantità di cibo donato, una misura invocata dagli operatori di settore. Viene estesa la platea delle associazioni non profit coinvolte e sono istituiti diversi fondi per la distribuzione di derrate alimentari agli indigenti, per incentivare la riduzione dei rifiuti, anche attraverso un packaging migliore. Il voto al Senato è previsto entro la fine dell’anno. L’esperienza, proprio a questi incentivi appare più convincente di quella presentata in Francia lo scorso anno e approvata in via definitiva lo scorso febbraio. Le criticità riguardano proprio l’assenza di coinvolgimento e responsabilizzazione di attori diversi dalla grande distribuzione. L’analisi di TendenzeOnline:
La nuova normativa antispreco votata in Francia ha suscitato qualche perplessità sulla stampa professionale in Francia e sembra aver sollevato qualche commento eccessivamente entusiastico su quella italiana.
Ci si può domandare infatti quale sarà l’impatto reale sugli sprechi alimentari di questi due articoli che impongono unicamente regole e sanzioni alla grande distribuzione. È stato osservato che, secondo i dati del Ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo Sostenibile, le principali fonti di spreco alimentare sono i nuclei familiari (67%), seguiti dalla ristorazione collettiva (15%) e dalla grande distribuzione organizzata.
Le pratiche di distruzione dei prodotti prima della data di scadenza non sembrano poi essere particolarmente diffuse nella grande distribuzione, la quale ha piuttosto interesse a smaltire i suoi invenduti prima della scadenza tramite le promozioni. Queste ultime sono, tra l’altro, aumentate notevolmente negli ultimi anni, riuscendo a comprendere anche prodotti di forma atipica (la frutta e verdura “moche”, ossia “brutta ma buona”).
Con un certo opportunismo, il Parlamento ha fatto proprie alcune fra le migliori pratiche dei grandi distributori per estenderne l’obbligo a tutto il settore
Ormai da alcuni anni, la grande distribuzione francese ha introdotto buone pratiche aziendali per smaltire gli invenduti. La totalità degli ipermercati Carrefour e Auchan, per esempio, e il 95% dei negozi Leclerc, hanno firmato delle convenzioni con almeno un’associazione caritativa. Per ragioni anche d’immagine, le grandi catene sviluppano e pubblicizzano iniziative innovative “anti spreco”, che coinvolgono talora anche i produttori e i consumatori.
Va osservato, infine, che una parte dei prodotti divenuti non consumabili dovranno continuare ad essere distrutti per ragioni sanitarie (rischi di listeria, Escherichia coli, ecc.)
Insomma, con un certo opportunismo, il Parlamento ha fatto proprie alcune fra le migliori pratiche dei grandi distributori per estenderne l’obbligo a tutto il settore. Certo la legge non è del tutto inutile: farà cessare la distruzione di una parte degli invenduti ancora commestibili, praticata occasionalmente da alcuni negozi, e soprattutto favorirà il loro recupero per l’alimentazione animale e la valorizzazione energetica.
Il dubbio è che lalegge non potrà determinare grandi mutamenti in questo settore, già all’avanguardia, e quindi la riduzione degli sprechi attuali sarà minima
Il dubbio è che non potrà determinare grandi mutamenti in questo settore, già all’avanguardia, e quindi la riduzione degli sprechi attuali sarà minima. Senza contare che la legge potrebbe avere un effetto perverso dal punto di vista delle associazioni caritative. C’è, infatti, il rischio che, imponendo controlli e sanzioni nei rapporti con loro, la normativa inciti le aziende a ridurre ulteriormente gli invenduti (tramite le promozioni) diminuendo cosi la quota di prodotti che potrebbe essere donata.
Pur dichiarando che la lotta agli sprechi implica la mobilitazione e la responsabilità di una molteplicità di soggetti (produttori, trasformatori, distributori, consu- matori e associazioni), la legge ha introdotto sanzioni a carico dei soli distributori. I quali hanno adottato da qualche tempo pratiche virtuose e contribuiscono agli sprechi meno di altri. Per ottenere davvero risultati importanti, sarà però nei confronti di questi ultimi – in particolare i consumatori – che dovrà agire il legislatore, magari con misure di tipo preventivo e con incentivi, piuttosto che mediante l’introduzione di controlli e sanzioni.
Un timido inizio della nuova legge in questo senso è l’aggiunta di una frase nel “codice dell’educazione” che impone di integrare la lotta contro gli sprechi alimentari nel percorso scolastico.
Enrico Colla
professore Advancia – Negocia
direttore Centre de recherche sur le commerce (CRC) Advancia – Negocia a ParigiArticolo tratto da TendenzeOnline
Il workshop:
I lavori svolti da GS1 Italy in ambito Ecr Italia hanno identificato delle strategie efficaci per prevenire gli sprechi e delle best practice per la gestione delle eccedenze alimentari, dopo aver dimensionato e analizzato il fenomeno. Tutto in ottica di collaborazione di filiera.
Questi temi verranno approfonditi al workshop gratuito “Soluzioni concrete e approcci di filiera per ridurre gli sprechi alimentari”, che si terrà a Milano l’11 aprile e l’8 giugno 2016, ore 14:00 – 18:00. Tutti i dettagli sul sito di Gs1it.org .