Per sapere dove sia meglio andare in vacanza, basta chiedere al danese Henrik Jeppesen, 28 anni d’età e un record: ha visitato tutti i 196 Paesi del mondo. È il più giovane membro del “club dei 196”, sorta di combriccola dei globetrotter del pianeta che gioca a collezionare Paesi visitati su Paesi visitati. Ha, di conseguenza, un’esperienza notevole per indirizzare al meglio gli altri. Persone che, differenza di lui, hanno meno senso dell’avventura e radici più salde.
Per evitare i sentieri più battuti (dalle Maldive ai Castelli della Loira), le destinazioni più frequentate (Ibiza e Seychelles) e i luoghi più affollati (Piazza San Pietro e i parchi degli Usa), la cosa migliore – sostiene Jeppesen – è andare in Ruanda.
È un’idea balzana, soprattutto per chi ha ancora nella memoria le immagini del genocidio del 1994, in cui il massacro della lotta tra Hutu e Tutsi provocò circa un milione di vittime. La violenza fu l’apice di una serie di scontri tra le due popolazioni che avevano segnato tutto il periodo dell’indipendenza. Scontri provocati dalla divisione etnica del Paese messa in atto dal Belgio ai tempi delle colonie. E sembra che i belgi, in fatto di etnie e integrazione non abbiano imparato molto nemmeno negli anni successivi.
Dopo i Ruanda il posto giusto è il Bhutan. È senza dubbio più tranquillo (anche se ci sono piccoli gruppi di guerriglieri maoisti qua e là), ha molti nomi (uno di questi, Lho Mon, vuol dire “terra meridionale delle tenebre”) e una popolazione buddista. Ma per i bhutanesi c’è solo un nome: Druk Yul.
Infine, la Namibia. A dire la verità, non è così poco battuta. Soprattutto per gli appassionati di Africa e di safari. Può vantare un tesoro unico: la bellezza della natura.