Gli Europei di Antonio Conte

Dopo due finali perse in nazionale da calciatore, ecco il sogno azzurro del ct della nazionale impegnata a Euro 2016

All’ingresso dello stadio El Morro di Talcahuano c’è una statua in bronzo che riproduce Ramón Unzaga mentre si cimenta in quella che nei paesi ispanofoni è conosciuta come la chilena. Unzaga era cileno, naturalizzato spagnolo, morì d’infarto a 29 anni e verrà ricordato per sempre per il gesto tecnico di cui si pensa sia stato l’inventore. La statua è abbastanza brutta, poggia sgraziatamente su tre pali accostati gli uni agli altri che finiscono per conficcarsi nella schiena del povero Unzaga. Le gambe di Ramon restano sospese nell’aria a novanta gradi e, più che una chilena, la statua sembra rappresentare un povero cristo scivolato su una buccia di banana. Il monumento non riesce nemmeno lontanamente a restituire la bellezza del gesto, ma d’altronde restituire il senso profondo della grazia è tra le cose più difficili di questo mondo. Spesso si dice che a chi non è dato essere particolarmente bello sia concessa, per compensare, una predisposizione alla strategia. Così, mentre quelli aggraziati verranno ricordati per gesti effimeri e perituri, gli altri si occuperanno di costruire i destini del mondo.

È molto strano che la storia di Antonio Conte agli Europei passi proprio dallo sgraziato monumento di Ramon Unzaga. Conte ha preso parte a due grandi competizioni internazionali con la maglia dell’Italia: i mondiali di USA 1994 e gli Europei di Olanda e Belgio del 2000. In entrambe le circostanze la nazionale ha raggiunto la finale e per due volte è stata sconfitta dopo aver concluso in parità i tempi regolamentari. A USA 1994 Conte era un calciatore giovane e dinamico, perfettamente adatto alla fluidità degli schemi di Sacchi. Partito titolare contro la Spagna, Conte si è piazzato sulla destra del centrocampo a quattro; in semifinale, contro la Bulgaria, è subentrato a Dino Baggio schierandosi al fianco di Demetrio Albertini al centro della mediana.

Agli Europei del 2000 Conte giocò da centrale di centrocampo al fianco di Albertini e segnò il suo primo e unico gol in una fase finale di una competizione internazionale con la maglia azzurra

Agli Europei del 2000 Conte giocò da centrale di centrocampo al fianco di Albertini e segnò il suo primo e unico gol in una fase finale di una competizione internazionale con la maglia azzurra. Al 52’ del secondo tempo della partita contro la Turchia, su un lancio lungo a scavalcare il centrocampo, Inzaghi fece da sponda per Fiore che gli restituì la palla in pallonetto, Pippo provò una sua classica diagonale da posizione defilata, ma il pallone, respinto di tacco da uno dei centrali di difesa turca, arrivò fino a Conte che, pur essendo sbilanciato, riuscì a coordinarsi in qualche modo per colpire la palla e a mettere in rete il vantaggio italiano. Tecnicamente si trattò di una rovesciata, su questo non si può discutere. Ma parlare di rovesciata, davanti alle immagini di Conte ripiegato su se stesso come una vongola, lascia innegabilmente un po’ d’amaro in bocca. In ogni caso la sfortunata esperienza di Conte in Belgio e Olanda terminò con un brutto infortunio, un’entrataccia di George Hagi nei quarti di finali contro la Romania che lo escluse dall’epica semifinale contro l’Olanda e dalla sciagurata finale contro la Francia. La rovesciata rimase quindi il momento più alto della carriera di Conte con la maglia Azzurra. L’Italia di Zoff giocava con un 5-3-2 in cui gli esterni, a dispetto di quanto si potesse pensare, facevano poco i terzini e dovevano spingere, oltre a coprire.

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