“La difesa chiede che vengano ammessi agli atti i documenti riguardanti la dichiarazione dei redditi dell’imputato Luca Toni. Si ritiene che da tali documenti si possa evincere l’ateismo del signor Toni, il quale con tutta evidenza non condivide i valori cristiani di umiltà, povertà, fedeltà e moralità.
Davanti alla richiesta di risarcimento di 1,7 milioni di euro da parte del sistema fiscale tedesco, la difesa ribadisce come non abbia alcuna rilevanza l’interesse dei prelati e dei vescovi tedeschi per le notizie che vorrebbero Luca Toni sposo con la sua compagna Marta. L’assistito, tra l’altro, smentisce categoricamente l’intenzione di giurare fedeltà in chiesa ma, nel caso, lo farebbe solamente per via civile e per questioni legali italiane. La minaccia della Chiesa cattolica tedesca di non celebrare i sacramenti a chi non espliciti la propria fede nella dichiarazione dei redditi, versando quindi l’8% dell’imponibile nelle sue casse, mal si concilia con le idee aperte del Toni.
Sebbene lo studio di commercialisti che si è occupato della condizione fiscale di Luca Toni non abbia dichiarato alcuna professione di fede per il primo anno, per poi indicare la fede cattolica nel secondo anno di permanenza sul suolo tedesco, si tratta di un banale errore che si ritiene dovuto esclusivamente al fatto che l’assistito proviene da un paese saldamente cattolico.