Scrivete il cv delle occasioni mancate, vi farà diventare migliori

Elencare le bocciature di una vita non solo è un atto di coraggio, ma è il segno che di quelle sconfitte si è colto il significato. Per questo un “cv sliding doors” può essere molto utile

Il professor Haushofer dell’Università di Princeton ha pubblicato qualche tempo fa il suo cv dei fallimenti. Mi è sembrata un’idea geniale. Elencare le bocciature di una vita non solo è un atto di coraggio, ma è il segno che di quelle sconfitte si è colto il significato. Ed è il segno di un percorso in cui “ci hai provato”. Non sempre è andata bene, Ma ad ogni passaggio a vuoto c’è stata un’elaborazione e una nuova partenza.

Il cv dei fallimenti sposa quel bisogno che abbiamo di rivalutare il concetto di fallimento e di bocciatura. Viviamo in un tempo in cui per ciascuno di noi la vita lavorativa sarà sempre di più una cavalcata imprevedibile e avventurosa. Saremo costretti a osare e a rischiare e dunque a fallire. Ecco perché abbiamo bisogno di vivere bene i fallimenti che verranno, ad accettarli, ad usarli comeindicazioni preziose per ripartire.

Bene il cv dei fallimenti dunque, ma possiamo fare di più. Quando ho visto il cv del professore ho provato a cimentarmi anch’io. ho notato che non mi venivano in mente solo gli “schiaffi” e le bocciature. Mi veniva in mente anche ciò che non ero stato perché non ci avevo provato, e ciò che stavo per diventare senza volerlo.

Mentre componevo questo cv sono esplose misteriosamente mille riflessioni: che diavolo ci facevo a quel colloquio di lavoro? Quel che mi spaventava ieri continua sotto altre forme a farmi paura oggi? Cosa mi esaltava ieri continua sotto altre forme a esaltarmi oggi? Cosa faccio in tempo a riconquistare? Il cv sliding doors è uno splendido test per la nostra maturità professionale (e non solo)

Così mi è nata l’idea di un curriculum vitae sliding doors, in cui mettere tutto ciò che avrei potuto essere e non sono stato, nel bene o nel male. Avrei potuto fare vita di parrocchia o studiare ingegneria, accettare un primo impiego in banca o portare avanti il negozio di mio padre. Non l’ho fatto.

Il cv sliding doors è il negativo fotografico della nostra rappresentazione, l’altro lato del lenzuolo. Segna il nostro cammino. E ce ne offre in qualche modo il senso: che tipo sono? Come si sono evolute le mie aspirazioni, le mie sensibilità, i miei valori, le mie competenze, il mio network di contatti? Perché sono cambiato? Perché non sono cambiato?

Mentre componevo questo cv sono esplose misteriosamente mille riflessioni: che diavolo ci facevo a quel colloquio di lavoro? Quel che mi spaventava ieri continua sotto altre forme a farmi paura oggi? Cosa mi esaltava ieri continua sotto altre forme a esaltarmi oggi? Cosa faccio in tempo a riconquistare?

Il cv sliding doors è uno splendido test per la nostra maturità professionale (e non solo). Se prendo un’ora del mio tempo per compilarlo significa che “sono cresciuto”, che ho fatto i conti con i miei limiti e con le mie risorse. Soprattutto scriverlo significa provare a capire. Capire perché alcune cose ci sono accadute e perché altre no. Scriverlo significa stendere un filo che lega passato, presente e futuro, un filo che illumina le scelte che saremo costretti a fare domattina.

Continua a leggere su Centodieci

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter