Il dialetto piacentino, come tutti i dialetti emiliani, vive di oscure perifrasi e di fantasiose costruzioni verbali. Quando un piacentino pensa a grandi imprese, pensa che “si osa di fare quella cosa”. Non “osa” ma “si osa di”, e così tutto si tinge di quelle tonalità nazional-popolari che rappresentano i veri aggregatori culturali degli anni Novanta italiani.
Notti e pomeriggi magici, inseguendo un gol in rovesciata al Milan. Durante quella tiepida giornata d’autunno del 1996, alle 16.30, Pasquale Luiso, il Toro di Sora (anche se, in realtà, è di Aversa), si osò di di palleggiare in area di rigore e di tentare un gesto tecnico che poteva riuscire solo a Boninsegna. La palla scavalcò il portiere Sebastiano Rossi e in un certo senso anche Oscar Washington Tabarez, allenatore del Milan che il giorno dopo sarebbe stato esonerato. Luiso si strappò la maglia di dosso e corse sotto la curva a ballare. Aveva segnato alla squadra per cui tifava da bambino (passione sportiva che non aveva mai osato confessare agli ultras piacentini, che non vedevano di buon occhio la squadra milanese da quando il Milan, alla fine del campionato 1993-94, si lasciò battere dalla Reggiana facendo retrocedere il Piacenza) e poteva osarsi di ballare la Macarena sotto la curva.
Quel ballo, interpretato dall’unica squadra di Serie A che, durante il campionato 1996/1997, presentava una rosa composta da soli italiani, mostrava tutta la propria forza contraddittoria: un gesto da fare insieme in un villaggio vacanze a Sharm-el-Sheik, quando scopri che il vicino di ombrellone è in realtà il cugino di terzo grado della tua fidanzatina dell’asilo, che ormai non vive più a Codogno ma si è trasferita in città, a Piacenza. Il nazional-popolare ritorna in tutte le sue forme tra il trash e il camp, come adeguamento e resistenza: dalla rivendicazione di italianità fatta dal presidente Leonardo Garilli, che verrà a mancare proprio alla fine del 1996, all’ostinazione con cui tutti gli allenatori dell’epoca d’oro del “Piacenza tutto italiano”, (ovvero tra la seconda promozione in A del 1994/1995 e la retrocessione in B del 1999/2000) riproposero stilemi tattici anacronistici, primo fra tutti l’utilizzo del libero in difesa.