Gli italiani si stanno estinguendo. Vuoi vedere che aveva ragione la Lorenzin?

È una provocazione, la campagna del ministero della Salute sulla fertilità era completamente sbagliata. Ma il tema sollevato è sacrosanto. Mai come oggi in Italia nascono pochi bambini. Solo nei primi sei mesi dell’anno sono 15mila in meno. E questo avrà gravi conseguenze, anche economiche

Non facciamo più figli, siamo un paese in via d’estinzione. Il trend ormai è chiaro: da qualche anno a questa parte sempre meno italiani decidono di diventare genitori. Tra qualche decennio il numero degli anziani crescerà a dismisura, con tutte le conseguenze del caso. Anche, soprattutto, economiche. L’ultima fotografia dell’Istat lascia poco spazio all’immaginazione. Da gennaio a giugno sono venuti al mondo 221.500 bambini. L’anno precedente, nello stesso periodo, erano 236.100. Nel giro di pochi mesi abbiamo perso 14.600 culle. Un lungo, inarrestabile calo. «Nel 2015 siamo scesi per la prima volta sotto il mezzo milione di nascite» racconta Gian Carlo Blangiardo, professore ordinario di Demografia all’università Milano Bicocca. Sono nati 485mila bambini, per la precisione. «È stato un record, la cifra più bassa dall’unità d’Italia a oggi». Anche durante i periodi di guerra si facevano più figli, per dire. «E il 2016 lascia intendere che sarà anche peggio – continua il docente – Secondo le mie stime potremmo scendere fino a 450-460mila nati. Altri 30mila in meno». La gravità della situazione è evidente: continuando nella stessa direzione, per assurdo, nel 2031 le nascite saranno azzerate.

Un tempo le popolazioni migranti venivano in soccorso dei nostri equilibri demografici. Gli stranieri presenti in Italia avevano un tasso di fecondità così alto da riuscire a bilanciare il nostro invecchiamento. Ora non succede più. Nel 2006 il numero medio di figli per ogni donna straniera era pari a 2,6. Oggi è sceso a 1,93. Sempre più vicino agli standard italiani, pari a 1,38. «Le motivazioni sono principalmente due» spiega Alessandro Rosina, ordinario di Demografia all’Università Cattolica. «Anzitutto ci sono meno bambini stranieri perché la presenza di immigrati in Italia sta diminuendo. E mi riferisco a chi si è trasferito qui per lavorare e integrarsi. Ma soprattutto è evidente che chi vive nel nostro Paese da più tempo ha iniziato a convergere sui nostri stili di vita».

Nel 2015 siamo scesi per la prima volta sotto il mezzo milione di nascite. Sono venuti al mondo 485mila bambini, per la precisione. La cifra più bassa dall’unità d’Italia a oggi. Anche durante i periodi di guerra si facevano più figli, per dire. E il 2016 lascia intendere che sarà anche peggio

Intanto gli italiani rischiano di scomparire. Un dato, in particolare, descrive bene questo scenario. Con il termine saldo naturale si intende la differenza tra i nati e i morti. Ebbene, il 2015 in Italia si è chiuso con un saldo negativo di 162mila unità. Quest’anno secondo le stime degli esperti si potrebbe arrivare a meno 120mila. Siamo destinati ad estinguerci? «Nessuno vuole esasperare la questione – spiega Blangiardo – Ma un Paese in cui nascono 450mila bambini e dove la durata media della vita arriva a 85 anni, dovrebbe avere una popolazione di circa 38 milioni di persone. Noi, invece, siamo più di 60 milioni».

Per analizzare il fenomeno è utile fare un passo indietro e risalire alle cause della denatalità. Perché gli italiani fanno sempre meno figli? A sentire il mondo accademico, le ragioni non possono che essere economiche. Non è un caso se il calo delle nascite sia divenuto evidente a partire dal 2008, il primo anno della crisi. Italo Farnetani è un pediatra e giornalista, ordinario all’università Ludes di Malta. «Il rapporto tra i dati delle nascite e l’economia reale è chiaro» racconta. «Quasi ovunque si registra una maggiore tendenza a fare figli dove c’è più lavoro e servizi sociali. In poche parole, dove i genitori possono garantire una maggior sicurezza economica a nuovi nati». È un fenomeno che Farnetani ha riscontrato anche all’interno del Paese. «In Lombardia nelle province con maggiore crescita economica, come Monza Brianza, Bergamo e Brescia, il calo delle nascite è più contenuto. In Sardegna abbiamo registrato quasi un boom delle nascite nella zona di Olbia, dove il turismo offre più ricchezza». Da questo punto di vista il docente guarda al futuro con ottimismo. «La ricetta è semplice: se riprende l’economia, riprenderà anche la natalità».

Un tempo le popolazioni migranti venivano in soccorso dei nostri declinanti equilibri demografici. Gli stranieri presenti in Italia avevano un tasso di fecondità così alto da riuscire a bilanciare il nostro invecchiamento. Ora non succede più

Tuttavia, almeno per il momento, la trasformazione della nostra società non lascia presagire nulla di buono. Se continuano a nascere sempre meno bambini cosa accadrà nei prossimi decenni? «Cambierà la struttura del Paese – continua Blangiardo – E la popolazione invecchierà». Il fenomeno avrà ripercussioni anche dal punto di vista economico. Meno giovani vuol dire meno lavoratori. E questo comporta una riduzione della crescita economica. «Non solo. In un Paese più anziano c’è meno domanda, mentre una popolazione più giovane tende maggiormente ai consumi». La richiesta di pannoloni non compenserà quella di pannolini, insomma. Discorso a parte per lo stato sociale, che andrà incontro a un evidente sbilanciamento. «Sempre più welfare sarà assorbito da pensioni e assistenza sanitaria – prosegue Rosina – E sempre meno risorse potranno essere investite in politiche attive». Sono prospettive preoccupanti, specie in un Paese dove il debito pubblico è particolarmente elevato. E allora il dubbio è lecito. Perché la campagna comunicativa del ministero della Salute è stata totalmente sbagliata. L’effetto finale di quei manifesti ha rischiato di essere persino controproducente. Ma sotto sotto, vuoi vedere che il fertility day pensato dalla ministra Beatrice Lorenzin ha portato l’attenzione su un tema di fondamentale importanza?

X