Di certo finora c’è solo che The Donald (Trump) al G7 di Taormina del 26 e 27 maggio ci arriverà in elicottero. Dove atterrerà l’elicottero, però, è ancora tutto da vedere. L’eliporto e le infrastrutture promessi da Matteo Renzi come “compensazioni” alla popolazione nel tour siciliano per il sì al referendum costituzionale non si vedono ancora. Né i cantieri sono partiti. Il primo appalto, per il rifacimento delle strade dissestate dove passeranno i sette grandi della Terra, la tinteggiatura delle ringhiere e il ripristino dei muretti, è stato bandito di tutta fretta con procedura negoziata solo lo scorso 6 marzo. Con il criterio del massimo ribasso e sotto la soglia del milione di euro (991mila). Le 35 imprese sorteggiate hanno solo dieci giorni per presentare l’offerta. Ma per il resto è ancora tutto fermo. Per il G7 il consiglio dei ministri ha assegnato un budget di oltre 40 milioni di euro, di cui 14,7 per i lavori infrastrutturali. Soldi che ancora non sono stati spesi e forse non si spenderanno mai.
A meno di tre mesi dal fischio d’inizio, le ambizioni di restyling della città sono più che ridimensionate. E la Struttura di missione ad hoc creata a Palazzo Chigi servirà a poco. Il prefetto Riccardo Carpino è stato nominato commissario straordinario per l’evento, con delega alle infrastrutture, solo alla vigilia di Natale. Una nomina che si aspettava da mesi per far partire gli appalti. I primi cantieri si attendevano già a gennaio, ma di ruspe ancora non si vede l’ombra. Nei progetti iniziali si sarebbero dovuti ristrutturare il palazzo dei congressi e il teatro greco, rifare in parte l’autostrada Messina-Catania, costruire due eliporti e sistemare le strade che portano al centro della città. Ma nell’“oggetto” del protocollo di vigilanza collaborativa tra il commissario straordinario e l’Anac di Raffaele Cantone, firmato il 21 febbraio, si parla solo degli appalti «per l’affidamento dei lavori di rifacimento di tratti delle strade urbane di Taormina e dell’autostrada A18 che saranno aggiudicati dal commissario straordinario, in quanto già individuati come necessari per il buon esito della presidenza italiana del G7». Quindi, a parte sistemare le buche delle strade che si inerpicano su e giù per Taormina, sistemare i segnali stradali e rifare un tratto della Catania-Messina, non c’è altro.
Il consiglio comunale di Taormina a metà febbraio ha approvato la variante del piano regolatore per realizzare un punto di atterraggio per gli elicotteri nei campetti accanto alla piscina comunale. Lo spazio è gestito dal Corpo volontario di soccorso in mare, che si è subito opposto ai lavori sventolando un contratto valido fino al 2026, e finendo addirittura per denunciare il Comune alla procura di Messina. Dove atterrerà Trump, insomma, è ancora tutto da vedere.
A meno di tre mesi dal fischio d’inizio, le ambizioni di restyling della città sono più che ridimensionate. A parte sistemare le buche delle strade che si inerpicano su e giù per Taormina, sistemare i segnali stradali e rifare un tratto della Catania-Messina, non c’è altro
Ma se ancora non si sa su quali strade viaggeranno i grandi della terra, il filone ghiotto dell’organizzazione, progettazione e allestimento procede invece più spedito. E a spartirselo sono nomi piuttosto noti. Due giorni di meeting, cene e spostamenti a cui sono stati destinati “chiavi in mano” 25,3 milioni di euro. Servizi, però, di cui alla città di Taormina non resterà niente. La somma, per snellire le procedure, è stata suddivisa dalla Consip in quattro lotti: 12,4 per il vertice; 10,5 per i meeting politici e ministeriali; 1,8 per tutte le altre riunioni tecniche e altri 600mila euro per la piattaforma che gestisce gli accrediti. Tre di questi sono già stati aggiudicati.
Il lotto da dieci milioni e mezzo la Consip lo ha affidato da poco a tre raggruppamenti di aziende. Il primo è formato da Triumph Italy srl e La Torre srl. La prima è un nome notissimo nell’organizzazione dei grandi eventi, fondata e presieduta da Maria Criscuolo, una quasi monopolista dei grandi eventi italiani, compresi i G8 di Genova e L’Aquila di berlusconiana memoria e diversi eventi del semestre italiano di presidenza europea del 2015. Criscuolo è stata consulente di Rutelli e Veltroni alla guida di Roma, e pure di Roberto Maroni per l’Expo di Milano. Ma forse l’evento che l’ha resa più nota è il festeggiamento del suo compleanno “al buio”, nel 2012, nel sotterraneo delle Terme di Caracalla, quando ancora non era aperto al pubblico. Una festa per “pochi” trecento intimi, compresa l’ex ministra del Lavoro Elsa Fornero.
Nell’altro raggruppamento compaiono la Pomilio Blumm srl e la Piaceri d’Italia srl. Nomi per niente sconosciuti. La Pompilio ha curato la comunicazione già per la presidenza del Consiglio dei ministri, l’Expo e l’Istat. Piaceri d’Italia gestisce invece il servizio di catering di Eataly, occupandosi tra le altre cose del servizio delle cene renziane per la raccolta fondi del Pd da mille euro a coperto. Nell’ultimo raggruppamento, poi, troviamo il gruppo Hdrà (e la sua controllata Overseas), già consulente di comunicazione di Eni, Enel, Alitalia, Anci, Inps e tanti altri. Guidato da Mauro Luchetti, vicino agli ambienti renziani, e da Benedetta Rizzo, ideatrice del think thank lettiano Vedrò ed ex consulente Rai. È lei che ha sostituito Giovanni Parapini, cofondatore di Hdrà con Luchetti, dopo che è stato scelto da Antonio Campo Dall’Orto come nuovo capo comunicazione della Rai.
Gli altri due lotti se li erano aggiudicati prima altri nomi noti. Quello da 1,8 milioni, destinato alle organizzazioni delle riunioni fuori Taormina, è andato alla My Ego srl, e al raggruppamento formato da AB Comunicazioni srl e Spazio Eventi srl, che già vantano tra i propri clienti principalmente enti pubblici e ministeri. Michele Patano, ad della pugliese Spazio Eventi, è stato amministratore del Cotup, il consorzio degli operatori turistici pugliesi, e da poco è stato condannato a otto mesi nell’inchiesta “Galatea 2” per una serie di irregolarità negli appalti della Provincia di Lecce. Responsabile dell’area marketing dell’azienda è invece Fabrizio Fitto, cugino del più noto politico Raffaele, come ha fatto notare L’Espresso.
Non solo. A preoccupare l’Anac di Cantone è anche la partner Ab Comunicazioni, agenzia di comunicazione lombarda che ha già lavorato per l’Expo, appartenente al bacino del cosiddetto “sistema Giacchetto”, le gare milionarie per la comunicazione e la promozione bandite dalla Regione Sicilia tra il 2009 e il 2011. Il project manager Fausto Giacchetto lo scorso ottobre è stato condannato in primo grado a otto anni di carcere per truffa ai danni dell’Ue. E in Sicilia era ormai diventato referente della Ab. Anche se Andrea Bertoletti, amministratore unico della Ab, non risulta indagato.
Infine, l’appalto più “piccolo”, da 600mila euro, per il servizio di accredito e controllo degli accessi è andato nelle mani della Schema31 spa, sociatà guidata dall’ingegnere Salvatore Manzi, nominato lo scorso maggio membro del consiglio di sorveglianza di STMicroelectronics. L’azienda di semiconduttori, partecipata dal fondo strategico di investimenti francese e dal ministero dell’Economia e delle finanza italiano, è stata protagonista della cosiddetta Etna Valley, e a inizio 2016 ha annunciato un ulteriore investimento di 240 milioni su Catania.
Il problema è che ora una delle aziende ammesse alla fase finale della procedura di gara si sarebbe rivolta al Tar per concorrenza sleale. E il rischio è che si blocchi tutto. Mentre, è bene ricordarlo, deve essere ancora aggiudicato il lotto più alto dei quattro, quello da 12,4 milioni per l’organizzazione vera e propria del vertice. A meno di tre mesi dal G7.