Capire l’arte russa del ’900 in pochi minuti (e diventare colti)

Una video-cavalcata che attraversa tutte le scuole e gli stili che hanno caratterizzato il XX secolo russo (e non solo sovietico) racconta un mondo che l’Occidente ha faticato a capire, fino a quando non ha iniziato ad amarlo

Nessuno era preparato per affrontare l’arte russa del ’900. Una serie di capolavori, di idee, di opere selvagge che hanno colpito e scioccato il pubblico dell’Ovest. Sfilavano il modernismo russo, il suprematismo, il nuovo futurismo alla Majakowski, le avanguardie: tutte cose che esprimevano una potenza di pensiero e di intuizione in grado di disorientare e di imporsi – e per questo la Cia, nel tentativo di creare una guerra culturale, si è messa negli anni a finanziare (a loro insaputa) gli artisti americani, dal jazz all’Espressionismo astratto.

Insomma, l’arte russa del ’900 è ricchissima. Si può passare, nel giro di poco, dall’Art Nouveau (di stampo molto classicista) al concettualismo dell’epoca del “disgelo”, o distensione, fino al coraggio dell’epoca post-sovietica. Tutte cose che mirano in faccia all’occhio borghese (e ci mancherebbe, erano fatte da comunisti) e lo colpiscono con violenza. È l’espressione di un mondo in cui, come spiega questo video in cui l’arte russa di tutto un secolo viene raccontata in 25 minuti, le contraddizioni vengono a poco a poco messe da parte (leggi: espulsione delle avanguardie) a favore di un’arte che esprimesse gli interessi e le idee del partito: il Realismo socialista e le sue concezioni di grandezza.

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E, in tutto questo, si impone un parallelismo inevitabile, quello con il mondo degli Usa, dove – interventi della Cia a parte – vigeva lo stile pastellato dalla Norman Rockwell, o le copertine smaltate di Life. Qui, insomma, c’erano le americanissime scene di vita vissuta in americanissimi interni (bar, stanze da letto, macchine). Lì, gli altrettanto pastellati manifesti celebrativi di imprese contadine, di fornaci luminose, di felicità e lavori collettivi, e gli incontri, miracolosi, con Stalin. Segno che, nonostante la rivalità tra le due potenze, le espressioni artistiche che scaturivano da entrambe le parti erano, chissà perché, molto simili.

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