Fa sempre più caldo e diminuiscono le piogge, così i cambiamenti climatici stanno trasformando l’Italia

Crescono le temperature, i fiumi si prosciugano e il Paese scopre il rischio desertificazione. Al termine di una primavera bollente, Coldiretti denuncia un miliardo di danni per l’agricoltura. Senza contare i problemi della salute: «Due anni fa l’ondata di calore ha provocato 2.700 morti premature»

Aumenta la temperatura, diminuiscono le piogge, i fiumi si asciugano e la terra diventa arida. Non serve scomodare la scienza per scoprire gli effetti del cambiamento climatico, basta vedere cosa accade in Italia. Il mondo dell’agricoltura ha lanciato l’allarme. La primavera che si avvia alla conclusione è stata la seconda più calda di sempre. Quasi due gradi oltre la media. A giugno le temperature massime hanno raggiunto una media di 25,4 gradi. Siamo 2,2 gradi oltre la soglia di riferimento. L’estate deve ancora iniziare, ma sembra già di stare ad agosto. Intanto le precipitazioni diminuiscono drasticamente e il nostro Paese inaridisce. Secondo i dati Coldiretti – che denunciano un danno di quasi un miliardo di euro per l’agricoltura – la stagione che sta per concludersi ha visto dimezzarsi il numero delle piogge. Al Centro Italia oltre l’80 per cento in meno rispetto alla media. E così i bacini idrici si riducono, fiumi e torrenti si seccano. In diverse regioni si affaccia il rischio della desertificazione.

Le previsioni meteorologiche avvertono: è in arrivo la settimana più rovente dell’anno. Intanto le precipitazioni diminuiscono drasticamente e il nostro Paese inaridisce. Secondo i dati Coldiretti – che denunciano un danno di quasi un miliardo di euro per l’agricoltura – la stagione che sta per concludersi ha visto dimezzarsi il numero delle piogge

Scenari incredibili, ma purtroppo attesi. Se il cambiamento climatico è ormai una realtà riconosciuta, pochi sanno che l’impatto del fenomeno è particolarmente evidente nel bacino del Mediterraneo. Un’area dove vivono oltre 500 milioni di persone. Qualche giorno fa alla Camera dei deputati un incontro pubblico ha ricordato i rischi che corre l’Italia. Un appuntamento organizzato alla presenza di studiosi e scienziati per ragionare su un pericolo che ci riguarda da vicino. «Senza troppi catastrofismi, ma con realismo» ha spiegato la deputata dem Stella Bianchi. «Perché bisogna essere in grado di accettare scomode verità piuttosto che lasciarci ingannare da rassicuranti bugie». Il clima cambia, faremo bene ad abituarci. E se rispetto all’inizio del secolo scorso abbiamo già raggiunto un aumento di 1,3 gradi, per l’Italia diventa fondamentale rimanere al di sotto della soglia di 1,5 gradi. «La vera novità è l’accelerazione del fenomeno» racconta Riccardo Valentini, membro italiano dell’Ipcc (il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico in seno alle Nazioni Unite). «I numeri sono chiarissimi, ecco perché dobbiamo sbrigarci a dare delle risposte». Con lui c’è Antonio Navarra, direttore del Centro euromediterraneo sui cambiamenti climatici. Ma quali sono le conseguenze dirette per il nostro Paese? L’aumento della temperatura media e la diminuzione delle precipitazioni sono fenomeni percepibili da ciascuno. E così la maggior frequenza di inverni anomali e la possibilità di eccezionali ondate di calore in estate. Senza dimenticare l’aumento di eventi estremi: dalle alluvioni a veri e propri cicloni.

Intanto cresce la salinità del Mar mediterraneo, le temperature in superficie si alzano. Un problema per l’ecosistema, ovviamente. Ma non solo: è stato calcolato che tra il 2021 e il 2050 il livello del mare potrebbe aumentare in media dai 7 ai 12 centimetri. I più grandi ghiacciai alpini si ritirano, mentre i più piccoli sono già estinti. Si riducono le riserve d’acqua, laghi e fiumi ne pagano le conseguenze. Basti pensare che in questi giorni il Po è sceso di 2,59 metri sotto lo zero idrometrico. «I rischi non riguardano sempre gli altri Paesi – racconta Maria Grazia Midulla, del WWF – In questi giorni abbiamo una gravissima siccità nel Nord Italia di cui non parla nessuno. In Emilia ho visto letti di torrenti che sembravano il deserto africano». Non è un’esagerazione. Ormai oltre metà del territorio italiano è a rischio desertificazione. Particolarmente sensibili sono aree della Basilicata, Marche, Molise, Sicilia, Sardegna, Puglia ed Emilia Romagna.

Nel luglio del 2015 si è registrata in Italia un’eccezionale ondata di calore. Un evento durato solo poche settimane che secondo i dati di Legambiente – presentati alla Camera dal vicepresidente Edoardo Zanchini – ha provocato almeno 2.700 morti premature

E poi ci sono i problemi per la salute. Spesso poco studiati, ma non per questo meno preoccupanti. Nel luglio del 2015 si è registrata in Italia un’eccezionale ondata di calore. Un evento durato solo poche settimane che secondo i dati di Legambiente – presentati alla Camera dal vicepresidente Edoardo Zanchini – ha provocato almeno 2.700 morti premature. Un numero incredibile, eppure destinato a salire. Nei prossimi anni, infatti, il cambiamento climatico in atto moltiplicherà la frequenza di questi eventi. Non solo. Come denuncia un documento presentato dalla deputata Bianchi, senza una radicale inversione di tendenza è destinato a crescere anche il rischio di malattie trasmissibili clima-sensibili. Quelle trasmesse da insetti vettori, ad esempio. Tossinfezioni alimentari e malattie trasmesse con l’acqua. Senza dimenticare l’impatto sulla salute umane dal peggioramento della qualità dell’aria. Nessun isterismo, insomma. Ma per affrontare l’argomento è necessaria la giusta consapevolezza. «Tutti questi sono tutti ottimi motivi per guidare e accelerare nell’attuazione dell’accordo di Parigi» insiste la deputata Pd. «Non abbiamo più un minuto da perdere».

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter