La velocità della luce non si misura più. E la ragione è semplice: non è più possibile farlo dal 1983. In quell’anno si è deciso, nella 17esima conferenza generale per i Pesi e le Misure, di cambiare la definizione di metro. Da quel momento in poi il metro diventa la distanza percorsa dalla luce nel vuoto nel giro di 1/299.792.458 secondi.
Prima di allora il metro era stato un decimilionesimo della distanza tra polo Nord ed Equatore. Poi, nel 1799, era diventato la lunghezza di una specifica barra di metallo (barra poi cambiata nel 1899). Nel 1960 diventa lo spazio percorso nel vuoto dalle onde emesse da una particolare linea di kripton-86 (un gas inerte). E nel 1983 cambia ancora, come si è detto sopra. Ebbene. Come vuole la logica, vengono invertiti due parametri. Se per misurare la velocità della luce si era utilizzato un termine spaziale fisso, basato su un parametro esterno (cioè la lunghezza di una barra) adesso è il termine spaziale fisso (cioè il metro) che viene definito la velocità della luce. Per cui, come si fa a misurare con i chilometri al secondo la velocità della luce se i chilometri al secondo sono definiti dalla stessa velocità della luce?
A questo punto, come si misura un metro? In generale, come si spiega qui, misurando la lunghezza d’onda λ della luce, da una particolare linea spettrale emessa da un atomo sollecitato, dove la frequenza (f) della luce è conosciuta in modo esatto, secondo la relazione λ = C/f. Così semplice. Si sceglie di utilizzare le linee spettrali perché possono essere generate ovunque e in qualsiasi momento e hanno sempre la stessa frequenza.