Il senatore Esposito: «Nel 2019 Atac perderà il trasporto pubblico romano. Se Raggi non la farà fallire prima»

L’ex assessore alla mobilità con Marino: «Mafia capitale è un gioco da bambini in confronto al sistema clientelare e consociativo che gira intorno all’Atac». Un sistema che i Cinquestelle «vogliono combattere solo a parole»

ANDREAS SOLARO / AFP

Com’è combinata Roma non è difficile capirlo, basta osservare i cambi di staff del sindaco Raggi e il tourbillon frenetico di assessori e amministratori delle più importanti società partecipate dal comune. Un caso però è più grande, più impressionate e più difficile da risolvere: quello dell’Atac, l’azienda del trasporto pubblico. Stefano Esposito, oggi senatore del Pd, è assessore alla mobilità con il sindaco Marino ha denunciato più volte la drammatica situazione del pachiderma Atac. Un’azienda, questa, vittima nei giorni scorsi dell’ultimo colpo di scena. Se ne va Bruno Rota, arrivato da Milano e fuggito a gambe levate dopo soli tre mesi, prendendo atto della sostanziale impossibilità (o mancanza di volontà) dell’amministrazione e dell’azienda di affrontare i problemi veri.

Senatore Esposito, adesso come se ne esce a suo giudizio?
Qui nessuno ha voglia di raccontare la verità purtroppo. Da assessore alla fine del 2015 firmo l’ultimo affidamento diretto ad Atac, accompagnato da opportuno contratto di servizio. Questo affidamento si porta dietro una scadenza, che è il 2019. A quel punto sarà necessario, perché così previsto da norme nazionali ed europee, predisporre il bando per mettere a gara il servizio di trasporto pubblico di Roma. La legge però dice anche un’altra cosa e cioè che se l’azienda attualmente titolare del servizio vuole partecipare alla gara deve avere gli ultimi tre bilanci senza perdite. Nel caso dell’Atac siamo già oltre, poiché è impensabile, a quanto si legge sui giornali (i conti ufficiali non sono stati presentati, ndr) avere quest’anno un bilancio in utile. Questo significa che nel 2019 Atac non potrà partecipare alla gara. Chiaro?

È quindi escluso un rinnovo dell’affidamento in house? Ci sono in giro diverse interpretazioni della legge Madia su questo punto.
Quella strada è ancora percorribile. Però si porta dietro una formidabile riduzione dei trasferimenti da parte dello Stato, tale da rendere quasi impossibile l’esercizio a costi correnti, proprio perché la norma tende a scoraggiare questa pratica. La verità è che il sindaco Raggi e il M5S confidano nel fatto che questa norma verrà cambiata prima del 2019. Certo, l’Italia vedrà così avviata una procedura d’infrazione. Ma loro sperano in quello. Io dico che non sarà così semplice, quale che sia la composizione del prossimo Parlamento.

Scusi senatore, provo a riassumere: lei dice che la gara nel 2019 è inevitabile ma che l’Atac sarà fuori gioco in partenza? Questa è una specie di bomba atomica in città, le è chiaro suppongo…
È proprio così. No dico che è una certezza, ma ci siamo molto vicini. Non a caso il prefetto Tronca volle un manager come Rettighieri, che presentò un piano industriale che portava al pareggio di bilancio, anche se nel 2018. Quel lavoro però viene spazzato via dal sindaco Raggi e dalla sua giunta e Rettighieri viene cacciato. Proprio come Rota pochi giorni fa. Ma lo sa qual è la vera colpa di Rettighieri?

Siamo qui apposta. Quale?
Aver allontananto dirigenti di pessima qualità e aver toccato il dopolavoro, vero buco nero dell’azienda. Naturalmente gestito dalle organizzazioni sindacali, alcune in particolare. Ma dico di più. Nella mia breve esperienza di assessore provo ad aprire alcuni di quei cassetti. Immediatamente le reazioni sono violentissime. Lo stesso sindaco Marino si oppone, perché la verità è sempre la stessa: quel mondo lì, tutto interno all’Atac, muove 40.000 preferenze. Il resto sono chiacchiere. Anche perché non è vero che in Atac tutti lavorano poco. C’è un sacco di gente che fatica dalla mattina alla sera, mentre il tarlo è nel gruppo dirigente.

Sbaglio o c’è anche un tema appalti non proprio edificante?
Da assessore mando un dossier all’Anac, con tutti i dati dal 2010 al 2015 (giunte Alemanno e Marino, ndr). Cantone risponde dicendo che il 90 % degli appalti non sono stati assegnati rispettando le regole. Questa è Atac, ieri e oggi. Ma direi anche domani, perché non vedo alcuna volontà della sindaca di metterci mano.

Come è potuta andare così questa storia? Le regole della Repubblica Italiana sono uguali per tutti, almeno in teoria. E lo dico senza fare il finto ingenuo.
Roma fa storia a sè. Le leggi sono interpretate, sospese, piegate alle esigenze più diverse. È questo vale assolutamente anche oggi con questa giunta. Faccio solo un esempio. Nel mio mandato di assessore individuiamo tre dirigenti di Atac da allontanare, tra cui il responsabile degli appalti. Ma io faccio l’assessore, quindi non è mio compito governare l’azienda gestirne il personale. L’amministratore di allora non condivide la mia opinione e nulla accade. Invece Rettighieri, che arriva dopo, decide proprio in quel senso, sostituendo i tre dirigenti. Tra i primi atti dell’amministrazione Raggi c’è il ritorno al suo posto del responsabile degli appalti.

È già dunque finito il vento rivoluzionario del M5S?
Il sistema clientelare e consociativo che è presente dentro Atac si sta rivelando molto più forte della giunta. Vedo qualche presa di distanze della Cgil negli ultimi tempi, ma quel sistema è nelle mani dei sindacati, per essere chiari. A mio avviso il M5S sposa in pieno quella logica. Vogliono combattere, a parole, tutto quello, ma lo corteggiano nella pratica quotidiana. Però non capiscono che quel sistema è molto più forte di loro.

E tutte le denunce presentate alla Procura della Repubblica che fine hanno fatto?
So che stanno lavorando e penso che ognuno debba fare la sua parte in questa storia. E quindi non è compito della politica fare le indagini. Però penso che quando i magistrati apriranno il pentolone di Atac Buzzi e Carminati appariranno come due bambini che hanno rubato le caramelle, rispetto alla mole di malaffare che c’è là dentro.

Perché secondo lei Bruno Rota se ne va?
A mio avviso perché capisce che questa vicende avrebbe bruciato le sue di penne. L’amministrazione Raggi lo lascia solo da subito, al punto che per due mesi non riceve le deleghe. Non c’è volontà di fare un piano industriale serio, non c’è intenzione di accedere al concordato preventivo.

Come finisce questa storia?
Seconde me il sindaco Raggi porterà Atac al fallimento, per poi dire che la colpa è del Pd. Ma sono degli irresponsabili, non hanno idea di cosa potrà accadere. L’autunno, già quello di quest’anno, rischia di essere molto complicato.

Senatore Esposito, ma il Pd non poteva gestire diversamente l’esperienza Marino?
Quella amministrazione non era in grado di governare, lo dico con dispiacere. Ma Roma ha bisogno di un governo. Certo l’attuale giunta Raggi è molto peggio di quanto anche il più pessimista potesse immaginare.

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