La locandina è la prosecuzione dell’arte con altri mezzi. Lo mette bene in luce Ignacio Montalvo, giornalista spagnolo specializzato in cinema, che da tempo si diverte – e diverte anche tutti gli altri – a cercare nei film le citazioni di opere d’arte più o meno famose.
In questo video, breve ma efficace, si è cimentato con un aspetto laterale del mondo cinematografico: le locandine. Da un lato sono manifesto del film, dall’altro devono svolgere una funzione importante, cioè pubblicizzarlo. Non è una tecnica semplice. Alcuni preferiscono mostrare, d’impatto, il volto di uno dei protagonisti. Oppure si preferisce suggerire/evocare il senso del film, lasciando in chi lo vede la curiosità. Non deve essere sciatto, anzi: la grafica deve essere curatissima. E per fare tutto questo, non può mancare un richiamo, una citazione (meno esplicita è e meglio sarà) a modelli e archetipi già presenti nella mente dello spettatore. In altre parole, dovrà rifarsi a opere d’arte già esistenti.
Il video mostra come questa abitudine sia più diffusa di quanto non ci si aspetti. Spesso sono opere così famose da non risultare nemmeno evocate: è incredibile, ma il manifesto di E.T. che richiama il gesto celebre della scena centrale del Giudizio Universale rischia di non venire notato. Mentre è più che evidente la citazione dell’Ofelia di Millais nella locandina di Melancholia.
Ma non è sempre così semplice. Solo i più colti, ad esempio, avranno riconosciuto il tratto di Roger Raveel nella locandina de Lo sconosciuto del lago. E chi conosce The Fall, film del 2006 e remake di una produzione bulgara precedente, conoscerà anche la citazione (evidente) della sua locandina?