L’industria farmaceutica cinese sbarca in Italia (e sarà una rivoluzione)

Si chiama Techdow, viene da Shenzen e produce un biosimilare dell’enoxaparina, farmaco che serve a prevenire emboli e trombosi. Mennini (Tor Vergata): «Per il Servizio Sanitario Nazionale il risparmio potrebbe arrivare a 34 milioni di euro»

Mancava la farmaceutica, è arrivata pure quella. I cinesi stanno entrando ufficialmente nel mercato farma italiano. Protagonista di questa operazione è Techdow Pharma, colosso pharma con sede a Shenzhen – un tempo opificio del mondo, oggi hub cinese della ricerca scientifica – che è tutto fuorché una start up: parliamo del primo produttore al mondo di eparine (100 milioni di siringhe pre-riempite ogni anno), che fornisce i propri principi attivi anche a note Big Pharma occidentali e ha ottenuto le certificazioni GMP (Good Manufacturing Practices) in USA, Europa, Australia, Brasile e Cina.

In Italia, l’azienda arriverà con la prima enoxaparina sodica biosimilare.

Se non le avete mai sentite nominare, le eparine, è del tutto normale: si tratta di farmaci che spesso vengono somministrati direttamente in ospedale, soprattutto nei decorsi post-operatori, per prevenire il rischio di trombi ed embolie venose, che in assenza di anti-coagulanti come questo avrebbero un’incidenza molto elevata, soprattutto dopo interventi ortopedici: «In assenza di profilassi, il rischio di trombosi venosa profonda in seguito a interventi di chirurgia ortopedica maggiore è compreso tra il 39 e il 47% e il rischio di embolia polmonare tra l’1 e il 6%». Ecco perché per il Servizio Sanitario Nazionale – che per l’enoxaparina spende ogni anno 250 milioni di euro – è un farmaco essenziale. Ecco perché i cinesi vogliono penetrare questo mercato.

Novità nella novità, lo fanno con un farmaco biologico – prodotto a partire da colture di cellule viventi ma soprattutto con un farmaco cosiddetto “biosimilare”, di fatto una versione “alternativa” di un farmaco biologico già autorizzato per uso clinico, che però ha perso la copertura brevettuale: alla scadenza del brevetto, può essere commercializzato il farmaco biosimilare, che è sovrapponibile per caratteristiche fisico-chimiche, efficacia clinica e sicurezza ma ha un costo inferiore.

Techdow Pharma Italy ha in animo di investire nel nostro Paese circa 25 milioni di euro nei prossimi tre anni ed è interessata al patrimonio di competenze e know-how rappresentato dal comparto farmaceutico italiano, in un’ottica di future acquisizioni.

Per la sanità italiana, in tempi di tagli e austerità, l’ingresso del biosimilare di enoxaparina può essere un toccasana: «In generale, si prevede che l’arrivo dei biosimilari possa generare importanti risparmi per i Sistemi Sanitari ed offrire, in questo modo, la possibilità di estendere l’accesso alle cure a un numero maggiore di pazienti, e di disporre di un maggior quantitativo di risorse economiche da reinvestire in innovazione», spiega Francesco Saverio Mannini, dell’Università di Roma Tor Vergata. Aggiungendo poi che, nel caso del biosimilare in questione, «è possibile stimare un risparmio a carico del SSN di oltre 34 milioni di euro, a tendere». Non esattamente noccioline.

«Il primo passo dell’ingresso in Italia sarà con il biosimiliare dell’enoxaparina, ma l’azienda ha attualmente una promettente pipeline in ambito biotech che, nei prossimi anni, le consentirà di proporre prodotti innovativi in aree terapeutiche quali Oncologia, Cardiovascolare, Diabete», spiega Giorgio Foresti, designato prossimo Amministratore Delegato di Techdow Pharma Italy. Il futuro AD aggiunge inoltre che l’azienda ha in animo di investire nel nostro Paese circa 25 milioni di euro in tre anni, considerando l’Italia una piazza strategica per implementare un percorso di investimenti crescenti, anche in un’ottica di future acquisizioni. Un toccasana pure questo, mentre cerchiamo di agguantare la ripresa con le unghie e coi denti.

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club