Basta con le cazzate, leggere non ci rende belle persone

Un tweet di Enrico Ruggeri ha riacceso il più inutile e più controproducente dei dibattiti intellettuali: leggere rende migliori? Spoiler: assolutamente no. La causa dei mali del mondo non c'entra coi libri, ma con noi, sia lettori che non lettori e dovremmo iniziare a fare qualcosa per combatterla

Alle 11e 39 della mattinata del 28 dicembre 2017, utilizzando 265 caratteri su Twitter, il celebre cantante Enrico Ruggeri si è sfogato. «6 italiani su 10 non leggono neanche un libro all’anno», scrive, richiamando un fatto purtroppo verissimo, ma chiosa: «Questa è la spiegazione a tutti i problemi che abbiamo, a tutta la miseria umana che ci circonda, al piattume, alla volgarità esteriore e interiore», condannando quei 4 che restavano a fare la fine dei topi in trappola.

 https://twitter.com/enricoruggeri/status/946329649910607872?ref_src=twsrc%5Etfw 

Ruggeri non è certo il primo e nemmeno sarà l’ultimo a andare maldestramente fino in fondo a quel sillogismo. Può capitare di pensarlo a molti, più o meno al 40 per cento degli italiani, quelli che un libro lo leggono eccome. E pensarlo non significa essere delle brutte persone, ci mancherebbe. Solo che già pensarlo è controproducente — come tutte le volte che si proietta fuori di sé la colpa del male del mondo — figuriamoci scriverlo su un social network su cui si hanno circa 186mila follower.

Tra quelle 186mila persone, infatti, e anche tra altri, quelli a cui l’algoritmo di Twitter fa arrivare quel tweet, 6.350 hanno pigiato sul cuoricino, annuendo severi. Altri 2.665, per la maggior parte, in realtà gli stessi dei cuoricini, hanno condiviso quel messaggio. Probabilmente con sdegno. Quello che è successo, dunque, è che una cosa che è controproducente pensare e figuriamoci dire è arrivata a migliaia e migliaia di persone.

Non sappiamo quasi nulla di tutti coloro che hanno letto quel messaggio. Non possiamo sapere — e non lo poteva sapere né Ruggeri, né i condivisori del suo messaggi — se chi lo ha letto fa parte del 40 per cento santo o del 60 bestia. L’unica cosa che sappiamo per certo è che mentre leggevano quel messaggio non leggevano un libro.

Esistono certamente contadini analfabeti in grado di umiliare in quanto a umanità e intelligenza emotiva un qualunque vincitore di Nobel

Questi attacchi all’arma bianca moralista contro chi non legge fanno del male alla lettura, esattamente come fanno del male alla lettura le campagne di Io leggo perché. E il motivo è molto molto semplice. Non c’è alcun legame provato tra il leggere libri ed essere una bella persona. Esistono certamente contadini analfabeti in grado di umiliare in quanto a umanità e intelligenza emotiva un qualunque vincitore di Nobel, un qualunque professore universitario o un qualunque appassionato bibliofilo. Esattamente come ne esistono del tipo contrario.

Leggere non rende persone migliori. È una attività umana, può anche far male. Dipende da cosa leggi, per esempio. Sarebbe come pretendere che correre renda persone migliori, eppure correre è l’attività sportiva più diffusa tra i manager bianchi-maschi-etero della finanza americana, tra i quali certamente ci saranno anche delle persone splendide. Ma anche no.

La causa di tutta la miseria umana che ci circonda, il motivo di tutto questo piattume e della volgarità esteriore e interiore che ci affligge non ha nessun legame con la lettura, ma con la mancanza di umanità, solidarietà, compassione, onestà, spirito di sacrificio, passione, riflessione

Tornando al messaggio di Ruggeri: una spiegazione a tutti i problemi che abbiamo non esiste, e se esiste ne esistono sono sette miliardi, quanti siamo, e siamo in costante aumento. La causa di tutta la miseria umana che ci circonda, il motivo di tutto questo piattume e della volgarità esteriore e interiore che ci affligge non ha nessun legame con la lettura, ma con la mancanza di umanità, solidarietà, compassione, onestà, spirito di sacrificio, passione, riflessione. Non con i libri.

Niente di tutto questo traspare da quel che ha scritto Enrico Ruggeri, da nessuna delle sue parole. E fa male leggerlo da uno come lui, che pure, a questo punto forse senza mai essersene reso conto, con le sue canzoni ha sicuramente fatto provare a qualche persona che non legge mai un libro — a occhio sono circa 6 suoi fan su 10 — un’emozione che è molto simile a quella del leggere. O forse chi tra un libro e un concerto sceglie un concerto è una brutta persona?

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