Civati: «Saremo la sorpresa delle elezioni, Grasso protagonista dopo il voto»

Domani nasce il programma di Liberi e Uguali. «Siamo radicali e credibili - dice il leader di Possibile - Accordi dopo il voto? Non escludiamo nulla, dipende dai programmi degli altri. Consulteremo i nostri elettori. Condivido alcuni temi dei 5 Stelle, ma Di Maio è di destra. A volte fa impressione»

«Radicali e credibili, vedrete che la sorpresa delle elezioni saremo noi». Pippo Civati scommette su Liberi e Uguali. La campagna elettorale è alle porte, il futuro è pieno di incognite: «Ma credo che dopo il voto Pietro Grasso potrà essere un protagonista, una figura di mediazione per dare vita a un governo». Certo, è ancora presto per immaginare cosa accadrà nella prossima legislatura. «Non escludiamo nulla – racconta il leader di Possibile – prima vediamo quali sono i programmi degli altri». La ricerca di interlocutori non sarà facile. «Condivido alcune questioni poste dai Cinque Stelle – insiste Civati – Ma Di Maio è un leader di destra, a volte mi fa impressione». E Matteo Renzi? «Un po’ per volta, i suoi lo stanno già sostituendo». Intanto si parte dai temi concreti. Domani Liberi e Uguali convocherà un’assemblea nazionale a Roma per ragionare sulle candidature e definire le linee del programma.

Quali sono le parole chiave del progetto che presentate agli italiani?
Vogliamo investire sul Paese, partendo dalla scuola e dal sapere. Crediamo nel riscatto della politica e delle istituzioni. Vogliamo immaginare una politica economica e sociale con riferimenti netti, radicali, ma credibili. Al contrario di molte delle proposte avanzate in questi giorni, il nostro sarà un programma razionale e puntuale dal punto di vista delle coperture finanziarie. Vogliamo riprendere temi che ormai non sono più di moda: la progressività del sistema fiscale, il recupero dell’evasione… Tutti argomenti che in questi anni si sono persi un po’ di vista.

Per vincere servirà superare il 40 per cento. Realisticamente che obiettivo vi ponete?
Possiamo arrivare almeno al 10 per cento. Stando alle ultime rilevazioni non è un traguardo impossibile. Ma il vero obiettivo è prendere più voti degli altri. Nessun tatticismo: è importante che la nostra lista e Pietro Grasso diventino centrali nel dibattito politico.

In campagna elettorale sarà decisivo il confronto con il Pd. In alcuni collegi rischiate di togliervi voti a vicenda, magari favorendo altre forze politiche. È possibile immaginare una sorta di patto di desistenza?
Siamo in competizione con il Pd e con i Cinque Stelle, tanto sul tema della credibilità che della radicalità. Due aspetti sintetizzati proprio dalla figura di Grasso. Sulle desistenze il discorso è semplice: il Partito democratico ha approvato una legge elettorale che rende difficile qualsiasi ragionamento. Un sistema folle che abbiamo solo in Italia. L’assenza di voto disgiunto impedisce qualsiasi soluzione.

Nella conferenza di fine anno il premier Gentiloni ha insistito molto su un tema: il Pd rappresenta la sinistra di governo. Non è che a voi resta il ruolo della sinistra minoritaria?
Quante parole si sono dette in questi anni… Al contrario di Renzi il presidente del Consiglio è una persona gentile, lo dice anche il nome. Ma le politiche economiche e sociali di questo governo sono le stesse di prima. Non è cambiato nulla. Semmai il Pd rappresenta una destra moderata di governo. Gli slogan sulla riduzione delle tasse, i bonus, l’idea di togliere regole al lavoro sono un bagaglio culturale proprio della destra.

«Un’intesa dopo il voto tra Renzi e Berlusconi è ancora possibile. Teoricamente è la soluzione più ovvia, in continuità con il passato. Uno scenario che farà fibrillare soprattutto la coalizione di centrodestra. Ma la vera domanda è un’altra: Forza Italia e Pd avranno i voti per questo governo?»

Ha già espresso i suoi dubbi sulla legge elettorale. Che idea si è fatto della vicenda radicale? La lista +Europa costretta a raccogliere le firme, poi esentata per l’intesa all’ultimo con i cattolici di Tabacci.
Non so cosa pensare. Dal punto di vista politico mi sembra una vicenda un po’ triste. Adesso Emma Bonino si troverà alleata con la Lorenzin e Minniti. Onestamente non la capisco.

Con questa legge elettorale molto probabilmente non ci sarà un vincitore. Gli accordi si faranno dopo il voto. Secondo lei è ancora possibile un governo di larghe intese tra Forza Italia e Partito democratico?
Sì, perché rappresenta uno schema già collaudato. Teoricamente è la soluzione più ovvia, in continuità con il passato. Uno scenario che farà fibrillare soprattutto la coalizione di centrodestra: non ce lo vedo il leghista Salvini in un governo con Renzi. Ma la vera domanda è un’altra: Forza Italia e Pd avranno i voti per dare vita a questo governo?

L’alternativa qual è? Un governo di centrosinistra con Pd e Liberi e Uguali? In effetti Grasso non ha mai escluso questo scenario.
Noi non escludiamo nulla. Si potrebbe fare la stessa domanda su un accordo con i Cinque Stelle. Ma secondo me stiamo mettendo il carro davanti ai buoi. Prima vediamo i programmi, quelli veri. Ci sono ancora troppe variabili. Siamo una forza autonoma, indipendente: credo a un ruolo da protagonista di Pietro Grasso, potrà essere una figura di mediazione per dare vita a un governo con la partecipazione di diverse componenti del Parlamento.

Gli scenari sono tanti, siamo ancora alle ipotesi.
Però gli elettori dovranno essere coinvolti in queste scelte. Studiamo una forma, magari un referendum tra gli iscritti. Ma sono loro che dovranno decidere cosa fare dopo il voto, quello che è mancato nel Pd cinque anni fa.

Certo, è difficile immaginare un governo con voi e Matteo Renzi. Per dare vita a una maggioranza di centrosinistra chiederete un passo indietro del segretario dem?
Renzi se lo stanno già lavorando nel Partito democratico, lo stanno sostituendo poco a poco. Occupiamoci di quello che serve al Paese, ci siamo già occupati troppo di lui.

«Di Maio è un leader culturalmente di centrodestra. A volte sembra un po’ Salvini, mi fa impressione. Però condivido alcune questioni che pongono i Cinque Stelle: il contrasto alla corruzione e l’onestà. Cose di cui si può discutere. Certo, rispetto al passato le distanze sono aumentate»

Lei dove si candiderà?
Non abbiamo ancora stabilito nulla. Sicuramente sarò al Nord.

Si candida all’uninominale e si riserva un paracadute nel proporzionale?
Probabilmente si deciderà di tutelare alcune figure nazionali. È un modo per consentire di fare campagna in tutto il Paese senza essere vincolati a un solo collegio. Ripeto, faremo le nostre valutazioni nelle prossime ore.

Intanto sui giornali emergono le prime difficoltà: Grasso rivendica alcuni posti per i suoi fedelissimi, Mdp, Sinistra Italiana e Possibile litigano per avere spazio. È così?
Mi sembra una ricostruzione del tutto infondata. Se ci sarà un confronto ben venga, gli yes man sono altrove. Ma in alcuni casi questi retroscena sono solo speculazioni. L’importante è che ci sia la capacità di scommettere, anche di mettersi un po’ a rischio. Le candidature devono essere un investimento, non una rendita.

Alle Regionali in Lombardia Liberi e Uguali non sosterrà il candidato del Pd Giorgio Gori. Da queste parti l’unità del centrosinistra è un progetto già archiviato.
Mi pare di sì. E mi auguro che succeda lo stesso anche nel Lazio con Zingaretti. Dobbiamo stare attenti ad essere coerenti. Non può essere solo Renzi il problema, altrimenti il nostro sembra uno scontro personale.

In tempi non sospetti lei aveva immaginato un dialogo con i Cinque Stelle. I grillini restano un interlocutore affidabile?
Ormai sono passati quattro anni. Adesso c’è Di Maio, un leader culturalmente di centrodestra. A volte sembra un po’ Salvini, mi fa impressione. In questi anni i Cinque Stelle si sono dimostrati la forza politica più calcolatrice. Però condivido alcune questioni che pongono: il contrasto alla corruzione e l’onestà. Cose di cui si può discutere. Certo, rispetto al passato le distanze sono aumentate.

E magari alla fine un governo se lo fanno con la Lega di Salvini.
Vuol dire che così avranno deciso gli elettori. Con questo sistema proporzionale può succedere di tutto. Ma se ci sarà un programma radicale e credibile, e candidati altrettanto radicali e credibili, alla fine delle elezioni la sorpresa saremo noi. Ne sono convinto.

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