C’è qualcosa che accomuna la febbre per le criptovalute (come Bitcoin ed Ethereum) e la bolla delle DotCom del Duemila. Oggi basta che una società quotata inserisca le parole “crypto”, “blockchain” o “bitcoin” nella propria ragione sociale, per vedere il proprio valore andare alle stelle, proprio come succedeva agli albori di internet, con le parole “web”, “com” e “www”. Un’altra peculiarità che accomuna questi due momenti storici è la mancanza di comprensione da parte della maggioranza degli investitori rispetto a quello che vanno ad acquistare e il conseguente moltiplicarsi di frodi e fallimenti legati a questo mondo.
Per capire se siamo in presenza di una bolla finanziaria dobbiamo partire dalla sua definizione e dai meccanismi che genera. Una bolla è un po’ come una prospettiva che si autoadempie. Le valutazioni di un’azione o di un settore cominciano a impennarsi e le persone che hanno creduto in essa sin dall’inizio hanno un interesse a sostenere il prezzo. Gli insider di mercato, colore che hanno risorse e capacità sufficienti, mettono in atto una serie di azioni speculative che finiscono per gonfiare ulteriormente il prezzo degli asset. A questo punto anche gli outsider, persone che non sono professionisti dei mercati finanziari, entrano nel mercato, attratti dalle prospettive di guadagno. Alcuni di essi potrebbero avere anche la fortuna di accumulare ingenti fortune. Tutto bene? Tutto bene finché la bolla non esplode. Questo succede per fattori interno o quando gli insider, fiutando dei rischi, decidono di monetizzare la propria posizione. Gli outsider, invece, sono piuttosto impreparati per reagire in questa situazione.
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Nelle bolle finanziarie va tutto bene finché la bolla non esplode. Questo succede per fattori interni o quando gli insider, fiutando dei rischi, decidono di monetizzare la propria posizione. Gli outsider, invece, sono impreparati per reagire in questa situazione. Il consiglio è quindi semplice: investite pure, ma solo una parte estremamente marginale del vostro patrimonio