Trump, un democristiano a Davos

Dal presidente Usa ci si attendevano fuoco e fiamme ma è arrivato un ramoscello d’ulivo: «America first non vuol dire America alone». Una mossa che ha spiazzato i critici. I fatti, però, raccontano di dazi alzati su pannelli solari e lavatrici e una nuova spinta al dollaro verso il basso

Nicholas Kamm / AFP

Alla fine l’unica sorpresa è stata la banda. Tutti si aspettavano fuoco e fiamme da Donald Trump per sciogliere la tempesta di neve, dopo una settimana in cui la tensione era montata in modo quasi teatrale, sulla stampa e sui mercati finanziari. In realtà il contenuto del discorso del Presidente non è stato affatto memorabile. “America first non vuol dire America alone” è lo slogan per il multilateralismo sfoderato per l’occasione, già spoilerato nei giorni passati da altri membri del governo. Trump ha snocciolato con orgoglio i suoi risultati economici e la sua riforma fiscale. Ha sostenuto di amare il free trade ma soprattutto il fair trade, ovvero quello in cui tutti gli Stati rispettano le stesse regole in termini di aiuti pubblici o rissetto dei lavoratori. La teoria non fa una piega, il vero problema, come di solito accade in politica, è la pratica.

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Di fronte all’odiato establishment, Trump si è presentato con un ramoscello d’ulivo. Ha sostenuto di amare il free trade ma soprattutto il fair trade, ovvero quello in cui tutti gli Stati rispettano le stesse regole in termini di aiuti pubblici o rissetto dei lavoratori. La teoria non fa una piega, il vero problema, come di solito accade in politica è la pratica

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