Sulle scelte elettorali incidono motivazioni di tipo razionale e decisioni istintive. Ecco allora che la comunicazione diventa centrale. Se hai vinto, vuol dire che hai comunicato bene il tuo messaggio. All’algido politico dall’eloquio forbito, oggi viene preferito chi usa concetti immediati e parole semplici. Lo sa bene Matteo Salvini, che in un post dello scorso 8 marzo per annunciare i vincitori del contest #vincisalvini, ha scritto: “alla faccia di certi “intellettuali” che non hanno capito nulla della forza e della passione che lega la nostra Comunità.”
Non è un caso quindi, che la foto del suo quarantacinquesimo compleanno abbia raggiunto oltre 140mila like. Salvini ha concentrato la sua campagna su pochi punti chiari, ripetuti in tv, sui social e naturalmente nel Prima Gli Italiani tour. Come hanno ricordato Alice Blangero e Mariagrazia Carbotti, entrambe del team di Pietro Raffa in MR &Associati, per ogni tappa i pullman venivano organizzati sul suo sito web e i simpatizzanti non hanno perso occasione per incontrarlo e scattare un selfie. Con il suo stile diretto, che dà spazio a momenti della quotidianità, interviste, comizi, fatti di cronaca e stoccate contro gli avversari politici, Salvini è stato il protagonista della rete. Blogmeter ha passato a setaccio i profili dei principali leader e partiti politici su Facebook, Twitter, Instagram e YouTube e non sorprende scoprire che il post più commentato sia stato proprio quello della diretta Facebook del comizio del leader della Lega a Milano. L’evento del 24 febbraio ha totalizzato più di 42.000 commenti e 1,7 milioni di visualizzazioni. Come abbiamo già ricordato la scorsa settimana, Blogmeter fa sapere anche che Salvini ha realizzato 4,6 milioni di interazioni tra tutti i social e subito dopo di lui c’è Luigi di Maio, con 3,7 milioni. In effetti, tra Lega e M5S vi sono molte affinità, alcune inopinabili, come quelle relative alle emozioni.
Salvini ha realizzato 4,6 milioni di interazioni tra tutti i social e subito dopo di lui c’è Luigi di Maio, con 3,7 milioni. In effetti, tra Lega e M5S vi sono molte affinità, alcune inopinabili, come quelle relative alle emozioni
Contrariamente a ciò che ci si potrebbe aspettare da partiti che fanno della critica agli avversari politici un punto rilevante della propria narrazione, sia per la Lega che per il M5S le parole usate hanno trasmesso anche emozioni positive. Un gruppo di ricercatori del MediaLab e CoLing Lab dell’università di Pisa, dell’Istituto di Informatica e telematica del Cnr di Pisa e dell’Osservatorio sulla comunicazione politica e pubblica dell’ateneo di Torino e di PoliCom.Online, guidati da Cristopher Cepernich e Roberta Bracciale hanno esaminato le parole usate da leader e partiti politici in base alle otto emozioni di base della classificazione di Robert Plutchik (rabbia, disgusto, paura, tristezza, sorpresa, attese, fiducia e gioia).
Ebbene, come riportato da La Repubblica, secondo Cristopher Cepernich, direttore dell’Osservatorio sulla comunicazione politica e pubblica, Salvini ha suscitato emozioni positive e ha lasciato alla comunicazione della Lega le parole con connotazioni più aspre. In generale, fiducia, sorpresa e gioia hanno caratterizzato anche il lessico di Di Maio nelle quattro settimane dal 31 gennaio al 27 febbraio. Al pari di quella del leader leghista anche la comunicazione di Di Maio è stata vincente, come dimostra la capacità di capovolgere a favore lo scoop sul mancato versamento dei rimborsi.
Come evidenziato da Mario Sechi su List l’aver attaccato i grillini su quanto accaduto, ovvero sul mancato versamento (volontario) di un milione di euro, ha palesato che i milioni versati sono stati invece ben 23. Facile comprendere l’effetto blowback– contraccolpo sulla comunicazione. Per la cronaca, il post in cui Di Maio ha spiegato la faccenda con foto insieme all’inviato delle Iene ha totalizzato ad oggi oltre 150 mila reazioni, 124 mila condivisioni e 21 mila commenti. A tirare in ballo l’argomento è stato anche Matteo Renzi in un tweet dell’11 febbraio. Non sono mancate critiche a Lega, M5S o destra, talvolta ostentando anche superiorità, come nel tweet del 27 febbraio in cui ha scritto: “I 5Stelle chiedono al PD i voti per formare il Governo. Capite come sono messi? Falsificano i sondaggi come fossero bonifici e poi chiedono una mano. Anziché parlare di poltrone confrontiamoci in TV su Europa, Vaccini, Tasse, Lavoro, Diritti. Paura eh? Saremo noi al #primoposto” con tanto di emoji.
La comunicazione del Partito Democratico ha dato ampio spazio anche alla lotta alla disinformazione, con i report periodici sulle famigerate fake news ma il fact checking si scontra col pregiudizio di conferma di chi legge, e si discute molto anche sull’efficacia della verifica di parte che dovrebbe aiutare a chiarire le idee almeno ai propri sostenitori. Nemmeno l’appello al voto utile sembra aver sortito l’effetto desiderato, visto che secondo i flussi elettorali elaborati da Ipsos, il 22% di chi aveva scelto il PD nel 2013 si è astenuto e il 14% ha votato addirittura M5S
Chiamare in causa gli altri, contribuisce ad accrescerne la visibilità. Presentarli come portatori di rancore ed evocare paure può risultare addirittura controproducente, come dimostra il referendum britannico del 2016, dove le persone – sebbene di poco- non hanno voluto credere a chi paventava scenari economici apocalittici a seguito della Brexit. D’altronde è sembrata poco efficace anche la scelta di rivendicare in maniera costante i risultati economici positivi. Se le cose in Italia vanno meglio, perché la maggioranza degli elettori ha scelto proposte politiche alternative al PD? Il Paese va bene ma non per tutti e non ovunque. I fatti e i freddi numeri, sebbene col segno +, sono stati percepiti in maniera differente, magari fastidiosa, da chi vive situazioni di disagio e difficoltà. La comunicazione del Partito Democratico ha dato ampio spazio anche alla lotta alla disinformazione, con i report periodici sulle famigerate fake news ma il fact checking si scontra col pregiudizio di conferma di chi legge, e si discute molto anche sull’efficacia della verifica di parte che dovrebbe aiutare a chiarire le idee almeno ai propri sostenitori. Nemmeno l’appello al voto utile sembra aver sortito l’effetto desiderato, visto che secondo i flussi elettorali elaborati da Ipsos, il 22% di chi aveva scelto il PD nel 2013 si è astenuto e il 14% ha votato addirittura M5S.
Se hai vinto hai comunicato bene il tuo messaggio dicevamo, in caso contrario si riparte dall’ascolto per ritrovare un dialogo dato forse per scontato.