Perché pronunciate “Wednesday” in modo sbagliato

È il giorno più difficile della settimana, almeno per i non-madrelingua. Ma visto che padroneggiare un idioma straniero richiede scrupolo e attenzione, imparare anche questo farà bene

Sono le piccole cose che fanno capire chi parla inglese bene e chi no. Ad esempio, la pronuncia di un giorno della settimana sempre ostico come “Wednesday”. Per chi non lo sapesse, quella “d”, lì in mezzo, tra la “e” e la “n” è muta: non si pronuncia, non si dice, non si pensa nemmeno. Il mercoledì, che in inglese è sempre maiuscolo e in italiano mai, quando viene nominato va via liscio come l’olio: “wɛnzdɪ”.

Il fatto è che in inglese il suono “dn”, come il suono “tn” non esistono, non sono permessi, non ci sono. Si può avere il contrario, “nd” e “nt”, come in end o in don’t, ma solo quelli. Un parlante poco avvertito potrebbe trovarlo e sentirlo in contesti diversi, come in “button”, pronunciato “bʌtən”, ma non è la stessa cosa, per quel piccolo suono in mezzo che rovina tutto.

Ma quando è avvenuto questo cambiamento? Perché la maggior parte dei dialetti britannici ha perso questo suono? Wednesday, che altro non era se non il “giorno di Odino”, cioè “Wodens-day”, ha subito una serie di modifiche fonetiche che lo hanno stravolto. È capitato in un ampio periodo di tempo: prima è caduta la “d”, molto meno forte della “n” che la precedeva. E si aveva un “*Wenesday”.

Poi, con l’arrivo del Middle English e la sua manìa di cancellare tutte le schwa, cioè quel suono mezzo pronunciato e mezzo no (che gli italiani usano sempre – e gli inglesi li deridono per questo), va via anche la “e”, e così rimane un semplice “Wenzdei”. Pulitissimo, ma irriconoscibile da tanto è abbreviato.

Un mercoledì corto, insomma, in mezzo a una settimana sempre troppo lunga.

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