In Cina c’è sempre più bisogno di acqua. Non potendo estrarla più di tanto da fiumi e laghi, ha deciso di farla cadere dal cielo, bombardando le nuvole del Tibet con vapori e soluzioni mirate. Non saranno scie chimiche, ma quasi.
Il progetto, che mira a produrre (anzi, provocare) almeno 10 miliardi di tonnellate di acqua piovana lungo la piana del Tibet, consiste nel collocare una serie di camini a ioduro di argento, un composto molto utile per creare legami, e soffiare dei vapori nel cielo in concomitanza con le nubi provenienti dall’Oceano Indiano.
Se lo ioduro fa il suo dovere, una volta raggiunte le nuvole, si mescola con il vapore sospeso in aria, si cristallizza e provoca una reazione a catena che porta alla precipitazione. Insomma, fa piovere, cosa che da sole queste nuvole, vista la particolare struttura geografica del luogo, non farebbero.
A dirla tutta, anche se in passato (ma non con questa grandezza) hanno già generato la pioggia sul Tibet, non è detto che il piano funzioni alla perfezione. I cinesi ci sperano, tanto che hanno deciso di collegare i camini con una rete internet che permette di controllarli da lontano, metterli in contatto con i satelliti che studiano i movimenti delle nubi e, infine, di coordinarne le diverse attività, in modo da emettere più ioduro di argento nel momento in cui passano più nuvole.
Il risultato sarebbe una decina di miliardi di pioggia in più, da impiegare in diversi progetti di irrigazione, compensando con le precipitazioni l’acqua che, a valle, estraggono dal fiume Yangtze e dal fiume Giallo per rendere ferili i deserti del bacino del Tarim.