I social network non possono sostituire le amicizie reali

Avere legami significativi e durevoli è indispensabile per il nostro benessere. Ma nell'epoca delle società aperte e connesse, il rischio di isolarsi è più forte che mai. La socialità virtuale? Utile, ma non deve sostituire quella reale

Poter contare su contatti sociali significativi e durevoli fa avere fiducia negli altri e alimenta il livello di soddisfazione nei confronti della propria vita. Quando si parla di rete il pensiero corre immediatamente ai social network e alle nuove tecnologie ma il termine può indicare anche le relazioni, reali e virtuali, che le persone instaurano nel tempo. Proprio queste ultime sono usate dall’Istat come chiave di lettura per approfondire le trasformazioni e le caratteristiche italiane nel Rapporto annuale 2018 – La situazione del Paese, presentato mercoledì scorso a Roma. Nella ventiseiesima edizione, l’Istituto Nazionale di Statistica annovera le reti di tipo normativo-affettivo, con i parenti più stretti; quelle elettive, con parenti meno stretti, amici o vicini. Ancora, vi sono i legami associativi determinati dall’appartenenza a gruppi o associazioni e infine, le reti di sostegno costituite a partire da chi, a prescindere dal ruolo che riveste, interviene in caso di bisogno. Stando ai dati relativi al 2016, in Italia sei milioni di adulti possono contare su diversi tipi di relazione, il 59,2% delle persone può fare affidamento sulla rete di sostegno e sugli amici ma tre milioni di Italiani dispongono soltanto della famiglia. Questi numeri portano alla luce il rischio isolamento che pare paradossale in società aperte e connesse come la nostra. Il pericolo relativo alla solitudine segue un andamento direttamente proporzionale all’età, in particolare chi ha più di 65 anni partecipa poco ad attività sociali, culturali e associative. C’è una differenza tra l’isolamento e la scelta, voluta in alcuni casi e necessaria in altri, di vivere da soli. Questa condizione non pregiudica affatto la socialità visto che tre adulti su quattro che vivono da soli, incontrano gli amici almeno una volta alla settimana contro il rapporto di uno su due di chi ha figli. A tenere lontano il pericolo di isolamento sociale sono soprattutto due fattori, ovvero il bagaglio culturale e l’ampiezza delle reti di socializzazione. Basti pensare che il 47,3% dei laureati che vivono soli e accedono solamente alla rete di sostegno, vedono una forte partecipazione culturale, contro il 13,2% di chi possiede un diploma e la percentuale sale addirittura al 62% per i laureati che possono contare anche sulla rete degli amici. Livello culturale e titolo di studio costituiscono un vantaggio sotto vari aspetti, dal momento che permettono di ampliare la cerchia di conoscenze e dunque di moltiplicare le relazioni sociali significative e durevoli quanto più si protrae la permanenza nel percorso formativo. L’Istat evidenzia inoltre che le reti informali costituiscono anche una modalità efficace di ricerca del lavoro.

Parlando di relazioni, non si può ignorare il ruolo dei social network, divenuti ormai strumenti imprescindibili per entrare in contatto o mantenere un legame con le persone

Parlando di relazioni, non si può ignorare il ruolo dei social network, divenuti ormai strumenti imprescindibili per entrare in contatto o mantenere un legame con le persone. Nel 2016 è il 60% degli utenti di Internet a utilizzare anche i social network. La cosiddetta socialità virtuale non sostituisce tuttavia quella reale ma diventa complementare a quest’ultima, che peraltro resta la modalità di interazione più gratificante. A costituire una prevedibile eccezione sono i più giovani che preferiscono le relazioni online a quelle di persona quando devono avere contatti con i familiari, ma non con gli amici. Che si tratti di interazioni reali o virtuali, il desiderio di socialità non rappresenta, come detto all’inizio, solo una tendenza connaturata nell’uomo ma anche un incentivo ad avere maggiore fiducia nei confronti degli altri e della società. Chi dispone di una rete di sostegno nel 15,3% dei casi è molto soddisfatto di come trascorre il proprio tempo libero. Il 26% è appagato dal rapporto con gli amici e il 34,7% da quello con i propri familiari. Le percentuali di chi non dispone di una rete di sostegno sono più basse. Sono però soprattutto due gli indicatori che fanno riflettere, la fiducia negli altri e il grado di soddisfazione nella vita nel suo complesso. In questo caso, la differenza tra chi ha una rete di sostegno e chi deve farne a meno è rispettivamente di 7,9 e di 11,8 punti percentuali. Le tipologie di relazioni sociali sono numerose e diverse tra loro, soprattutto dopo la comparsa delle moderne tecnologie e dei social network, ma il valore della socialità resta prioritario. Come ricorda l’Istat, John Donne scrisse che “nessun uomo è un’isola”, una constatazione quest’ultima che dunque, pur risalendo al 1624, vale ancora.

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