Pubblichiamo uno stralcio dell’introduzione di Gianvito Mastroleo (presidente Fondazione Giuseppe Di Vagno) al libro “Le Fondamenta della Costituzione: Pietro Nenni e il Ministero per la Costituente” (ed. Rubbettino), che sarà presentato mercoledì 28 novembre (ore 10.30) a Roma alla sede della Federazione Nazionale Stampa Italiana.
Pietro Nenni nella coscienza civile è tuttora vissuto come il vero Padre della Repubblica. Infatti, fu colui che anche nella sinistra vi credette di più; colui che nel referendum per la Repubblica si battè con maggiore impegno e convinzione. Ma non meno importante e risolutivo, ancorché meno conosciuto, fu il suo contributo di ministro per la Costituente svolto in poco più di un anno, a partire dal 12 luglio 1945, data del decreto luogotenenziale che istituì il Ministero che precedette l’elezione e preparò il lavoro dell’Assemblea costituente.
Sicché, nel tempo nel quale si celebrano i settant’anni della Repubblica e della Costituzione, un anniversario assai significativo, si è ritenuto utile se non doveroso, ripercorrere i mesi che furono, appunto, le “fondamenta della Costituzione” delle quali Pietro Nenni fu il primo, fra i più saggi maestri costruttori; un lavoro nel quale ebbe come autorevole suggeritore, se non guida, Massimo Severo Giannini, un giovane studioso che negli anni si sarebbe imposto come scienziato, caposcuola del pensiero e della scienza amministrativa italiana. Che a differenza di Nenni, figlio del popolo, era “figlio d’arte”: nel ventennio suo padre, Amedeo Giannini, era stato professore di diritto della navigazione, ambasciatore, consigliere di Stato e scrittore.
Nenni comprese ben presto che il problema che l’Italia postfascista avrebbe avuto, anzi che già aveva dinanzi, non era solo chi avrebbe governato ma soprattutto la necessità di pensare alle condizioni, ai nuovi meccanismi e alla possibilità stessa del governare, e di rendere più efficace e anche più aperta la funzione di governo – un complesso di problemi, forse, tuttora aperto in Italia, ma presente anche in Europa. E che gli strumenti disponibili per raggiungere l’obiettivo avrebbero dovuto essere di tipo sia politico che istituzionale: politico, innanzitutto, con il ruolo dei partiti; istituzionale, perché avrebbero dovuto investire il rapporto tra partiti e istituzioni.
Nenni sapeva anche che quanto più produttivo fosse stato il versante politico, tanto meno sarebbe stato necessario ricorrere a quello istituzionale, e viceversa. Ma comprese ben presto che in mancanza di un efficiente ed efficace sistema produttivo i margini per la ridistribuzione della ricchezza sarebbero risultati pressoché nulli. Non accade per caso, dunque, che l’attività di Nenni ministro per la Costituente, impegnato a predisporre utili dossier per l’Assemblea che presto sarebbe stata eletta, si sia concentrata su: democrazia, partiti, economia.
Nenni comprese che il problema che l’Italia postfascista avrebbe avuto non era solo chi avrebbe governato ma soprattutto la necessità di pensare alle condizioni, ai nuovi meccanismi e alla possibilità stessa del governare
Il Ministero per la Costituente durò pochi mesi ma produsse molto. Innanzitutto furono istituite tre Commissioni di studio, le cui presidenze furono affidate a importanti personalità della cultura e al cui interno lavorarono decine e decine di intellettuali, studiosi di materie istituzionali, economiche, tecnici di provata competenza; insomma, furono coinvolte le energie migliori dell’Italia che stava risorgendo e che usciva dalla guerra civile; una straordinaria mobilitazione che avvenne con spirito di libertà e senza pregiudizi ideologici.
Con lo stesso spirito di saldare il lavoro di ricerca e di studio con l’allargamento delle basi sociali della democrazia fu assicurata la pubblicazione di un Bollettino che assolse all’esigenza di far sapere, di mettere a parte il Paese di quello che si cominciava a fare: l’avvio, in definitiva, della democrazia partecipativa, uno dei punti di forza del pensiero nenniano.
La domanda che più intriga oggi è quanto di quello che fu pensato in quei laboriosi mesi di attività abbia trovato collocazione, e se sia accaduto, nella Carta costituzionale e quanto sia stato efficace l’operato di quel Ministero. È lo spirito della ricerca che oggi viene presentata e degli approfondimenti intorno a quello che può ritenersi un pontile concettuale tra le aspettative di risorgenza democratica maturate nella fase precedente e in quella successiva alla costruzione dell’impianto costituzionale.
Furono istituite tre Commissioni di studio, le cui presidenze furono affidate a importanti personalità della cultura e al cui interno lavorarono decine e decine di intellettuali, studiosi di materie istituzionali, economiche, tecnici di provata competenza
Vi è uno scarto registrato dalla coscienza civile del Paese e dalla storiografia tra “spirito” e “materia” della Costituzione; una differenza che l’Italia ha pagato in termini di adeguamento del proprio modello politico alle esigenze sempre più contraddittorie della “governabilità” ma che ha superato, perché guidata da uno straordinario gruppo dirigente (e qui, attraverso la vicenda “ministeriale” di Pietro Nenni, se ne dà conto solo per una delle componenti) e da forze politiche cresciute in una dura lotta per le libertà.
Non casualmente, al venir meno di quella “risorsa” politica generale che, pur nella conflittualità anche aspra tra i partiti, si può definire unitaria per il suo riconoscersi in un quadro costituzionale condiviso, sono entrati in crisi tutti i fattori che, guidati con perizia e saggezza dai partiti, hanno costruito il nuovo tessuto costituzionale dell’Italia repubblicana. Dei quali, forse il più significativo, è l’unità del sentimento nazionale, di cui pare sopravvivere poco nei difficili giorni che viviamo.
Ripensare, rileggere, ricostruire con gli opportuni strumenti scientifici quei momenti di storia nazionale ha l’ambizione di rappresentare un contributo, assai utile per quanto rispettosamente modesto, alla ripresa di quel sentimento senza il quale la nostra Costituzione perderebbe l’anima, oltre che lo spirito.