Dopo Spelacchio, l’albero di Netflix: ma a Virginia Raggi non basterà per rilanciare Roma

Roma è allo stremo. Virginia Raggi non trova di meglio da fare che rintuzzare le critiche con una manifestazione (oggi), e commissionare un faraonico albero di Natale sponsorizzato da Netflix. Per far dimenticare Spelacchio

Appena è stata assolta dall’accusa di falso, il gruppo Facebook “Sempre con Virginia” ha organizzano per oggi una manifestazione di piazza a difesa della Sindaca. Il presidio è nello stesso luogo, Palazzo Senatorio, della manifestazione precedente, quella del 27 ottobre, dove dei detrattori le gettarono fango addosso. Guai ad attaccare l’immacolata carriera di Virginia Raggi, certo c’è stato qualche errore, ma nemmeno errore è, diciamo che c’è sempre qualcuno pronto a imputarglielo per darle addosso. Virginia Raggi e i suoi fans se la prendono con questi accusatori, che non vedono l’ora di scovarle qualche peccatuccio, che offuschi la sua purezza e la metta allo stesso livello dei discutibili predecessori.

Ora il Natale è alle porte e i romani ne sono santamente prigionieri, lo sanno, ovunque andranno la religione li seguirà come un fedele padrone. Quale occasione migliore per la resurrezione della Raggi?

Virginia dopo un anno, ha capito, che ci vuole ben altro dei lamenti e delle accuse per sconfiggere il male provocato, da “spelacchio”, occorre porvi rimedio. E ha trovato Netflix, e così spenderà per la decorazione dell’albero natalizio dieci volte tanto, ben 376 mila euro

Virginia ripartirà, infatti, proprio da “Spelacchio” l’abete arrivato a Roma già morto per la festa simbolo della rinascita e che sembrava il segno di una sua inestinguibile colpa. Albero Fatale, che i romani attendevano con gioia e appena issato sulla piazza, così misero e spoglio, divenuto subito oggetto di scherno come fosse l’incarnazione della Raggi. Possibile che nemmeno a Natale, si sarà chiesta Virginia, si possa stare in pace? No, non è possibile, il diavolo è sempre all’opera, e c’è sempre qualcuno pronto a dargli una mano.

E Virginia dopo un anno, ha capito, che ci vuole ben altro dei lamenti e delle accuse per sconfiggere il male provocato, da “spelacchio”, occorre porvi rimedio, il che risulta sempre assai difficile per una come lei. L’ anno precedente era terrorizzata di passare come una che incrementava il debito di Roma, e per non macchiarsi di questa colpa, spese solo 38 mila euro per l’albero, e il risultato fu una colpa ancora maggiore, spelacchio. Adesso sa che si può ricorrere a uno sponsor privato, e ha trovato Netflix, e così spenderà per la decorazione dell’albero natalizio dieci volte tanto, ben 376 mila euro. In Campidoglio sottovoce la chiamano operazione “anti-Spelacchio”. E il tutto sarà essere pronto per l’ 8 dicembre giorno dell’immacolata concezione.

Niente è un caso, Virginia Raggi, nome che indica la castità e un cognome che tutt’attorno l’irradia, ha sempre promesso una guarigione da tutti i mali che ammorbano la città pur non riuscendoci mai. Forse se avesse avuto un tranquillo nome e dimesso cognome, non si sarebbe auto investita di questa missione. E invece no, Virginia si ostina a presentarsi ancora come colei che ricostruirà Roma sotto un sole raggiante, ripartendo proprio “dall’anti- Spelacchio.”

E sempre dimostrare di essere animata dalle più pie intenzioni tempo fa commise un altro errore fatale: impedire i giochi, quelli olimpici

La Raggi poi in un recente dibattito televisivo ossessionata dal ribadire la sua onestà e purezza, ha rinfacciato ai suoi predecessori di essere alla stregua dei pronipoti dell’Alarico che ha saccheggiato Roma. Lei no anche se si è mischiata a tipi poco raccomandabili appena se ne è accorta ne ha preso subito le distanze.

E sempre dimostrare di essere animata dalle più pie intenzioni tempo fa commise un altro errore fatale: impedire i giochi, quelli olimpici. Virginia Raggi aveva temuto che i giochi potessero “essere sporchi”, oltre che inutili e dannosi, dicendo che avevano appena pagato quelli del fatale 1960, e prima di mettersi nei guai era il caso di sanare i sanpietrini e il Tevere, e tutto il resto. Ha Creduto così d’interpretare il desiderio profondo dei cittadini che a suo parere, visto i tempi, non avevano più a cuore certe esibizioni. Ma i giochi sono la delizia dei romani, il segno della loro grandezza e di quella italica, una tradizione che non può morire. Poveri romani niente giochi e niente mano d’opera, il verde abbandonato, le buche la sporcizia, i servizi pubblici. Il degrado di Roma dipende dai politici, dai romani o da entrambi? “Di chi è la colpa qua, di chi è la responsabilità?” E’ il notturno pasoliniano ritornello che nella buia strada, Anna Magnani – Mamma Roma intona.

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