Contro MattarellaPerché il discorso di Mattarella non ci è piaciuto per nulla

Piantiamola con l’Italia del “volemose bene” e della retorica democristiana, dei problemi senza responsabili e senza soluzioni: l’Italia si cambia affrontando le questioni e chiamandole col loro nome. In questo, Mattarella nel suo discorso è stato uguale a Di Maio e Salvini. Parte del problema

Per iniziare l’anno con il piede giusto ci prenderemo oggi il rischio d’essere antipatici andando contro l’apparentemente unanime consenso nazionale: il discorso di fine anno del Presidente Mattarella ci è sembrato mediocre assai. È consistito in una noiosa sequenza di retoriche ovvietà, conservatorismo perbenista, occultamento di fatti e responsabilità e, soprattutto, assenza di ogni indicazione di cosa sarebbe opportuno fare per migliorare le condizioni del paese. Ha confermato non solo che Mattarella non è l’alternativa al regime rosso-bruno ma anche, come la sua storia politica ed i suoi comportamenti istituzionali suggeriscono, che egli è parte del problema.

Il quale problema ha una semplice definizione: le élite politiche italiane – di governo e di opposizione – sono totalmente inadeguate alla bisogna e lo sono perché, fondamentalmente, vogliono tutte conservare l’esistente visto che è esso a dare loro un ruolo. L’Italia, invece, ha un bisogno sempre più urgente di abbandonare l’esistente per non perdere anche l’ultimo vagone dell’ultimo treno della globalizzazione. Per fare questo deve avviare una rivoluzione, culturale, istituzionale e socio-economica. Rivoluzione che non inizierà mai sino a quando le culture della mediocrità e del “voemose ben” – alla veneta, ci sia consentito – rimarranno quelle dominanti. Il discorso di Mattarella, con tutte le sue finezze, è stato uno splendido e stucchevole esercizio del “voemose ben”: l’altra faccia o, se preferite, il puntello morale della mediocrità.

Vediamo perché, iniziando da ciò che ha detto sulle singole questioni scottanti. Le ha menzionate tutte: dalla sicurezza agli ultras, dal sistema sanitario a quello scolastico, dalle organizzazioni no-profit ingiustamente tassate alle vittime dei terremoti, dalle infrastrutture che lasciano a desiderare al nostro ruolo in Europa che fa lo stesso, dalle persone senza lavoro alle novantenni che si sentono sole … non è mancato nulla ed ha persino trovato il tempo per dire che la nostra produttività stenta a crescere! Mattarella ha parlato di tutti ed ha avuto una parola gentile o almeno bonaria per ognuno dei gruppi sociali menzionati. Ma nessuna indicazione di come risolverne i problemi.

Ha elencato – con frasi squisitamente elittiche, culminate nell’ammissione d’aver firmato una legge di bilancio palesemente incostituzionale al fine di evitare l’esercizio provvisorio, come se questo fosse il suo dovere istituzionale – se non tutti certamente una bella fetta delle criticità che affliggono il paese ed ha spiegato che si possono eliminare con la “buona volontà”, la “fiducia in un cammino positivo” e la “coesione sociale”. Per quest’ultima originale idea ha ben pensato di ringraziare il Papa, una menzione del quale non può mai mancare nei discorsi del Presidente della Repubblica italiana…

Peccato che Mattarella non abbia detto una cosa concreta che fosse una e non abbia attribuito neanche mezza responsabilità ad una qualche istituzione, governo, gruppo politico o di interesse dotati di nome e cognome. Una lunga lista di difetti, limiti, guai e problemi, tutti privi di un qualsiasi responsabile; tutti, evidentemente, prodotti della divina cattiveria che s’accanisce su questo povero paese e non, invece, del modo in cui questo paese viene governato e sceglie di essere governato! Il classico “colpa di tutti” che si risolve in un’assolutorio “colpa di nessuno e voemose ben”! Il merito – nel suo doppio significato di natura e causa dei problemi e di compentenze adeguate alla bisogna – non ha mai fatto capolino nel discorso del Presidente.

Peccato che Mattarella non abbia detto una cosa concreta che fosse una e non abbia attribuito neanche mezza responsabilità ad una qualche istituzione, governo, gruppo politico o di interesse dotati di nome e cognome. Una lunga lista di difetti, limiti, guai e problemi, tutti privi di un qualsiasi responsabile; tutti, evidentemente, prodotti della divina cattiveria

Il problema italiano, in un certo senso, sta tutto lì: nell’incapacità nazionale di chiamare i problemi con il loro nome e nell’indicarne esplicitamente sia le cause che i responsabili. Senza questo esercizio diagnostico preliminare non sarà mai possibile rimuovere i responsabili delle cause, tanto meno rimpiazzarli con persone che abbiano sia competenze che approccio adeguati al problema. La conseguenza di questo “voemose ben” generalizzato è il dominio della mediocrità perché la mediocrità è maggioritaria.

Troppo ambizioso per un discorso di Capodanno? Non sembra. Consideriamo il problema della sicurezza con il quale Mattarella ha iniziato il proprio discorso e che avrebbe potuto usare facilmente come esempio concreto su cui concentrarsi. Mattarella ha osservato che i cittadini hanno “l’impressione” che le “istituzioni siano inadeguate” ed ha concluso che “la vera sicurezza si realizza, con efficacia, preservando e garantendo i valori positivi della convivenza. Vero, ma politicamente e fattualmente irrilevante; melassa del voemose ben che non entra né premia il merito.

Avrebbe potuto partire da un fatto invece che da una impressione: il sistema italiano di “Legge&Ordine” fa schifo in ogni sua dimensione. Avrebbe poi potuto osservare che la responsabilità è di chi ha governato per l’ultimo quarto di secolo ed ha deformato, facendo finta di riformarlo, il sistema di polizia e giudiziario. Avrebbe potuto entrare per un minuto nei dettagli ricordando che dal codice penale e di procedura all’organizzazione ed il funzionamento dei sistemi di polizia e giudiziario, praticamente niente funziona come dovrebbe. Avrebbe potuto quindi indicare tre o quattro provvedimenti di riforma concreti e specifici di cui quei sistemi hanno bisogno urgente e di cui il Governo in carica, ed i ministri dell’Interno e della Giustizia in particolare, dovrebbero immediatamente occuparsi alla riapertura delle camere. Ed avrebbe potuto concludere ricordando ai due ministri in questione quali siano i loro compiti istituzionali e cosa da essi il paese si attenda, al di là degli spot pubblicitari e delle dichiarazioni razziste che sembrano averli preoccupati negli ultimi sette mesi.

Ma far questo avrebbe richiesto gettare via la maschera del voemose ben per indossare quella della responsabilità, politica e personale, nel governare il paese sulla base del merito e della competenza. E questo il Presidente Mattarella, come il resto della classe politica che siede in Parlamento, evidentemente non sa fare o non gradisce fare. Buon 2019 a tutti, a pesar del gobierno y la oposiciòn.

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