Il foreign fighter? C’è. Il testo ideologico? C’è. Il panico da invasione di cultura aliena? C’è. La strage nel luogo di culto? C’è. Però non è l’Isis in Siria o in Iraq ma il commando guidato dall’australiano Brenton Tarrant che, dopo aver diffuso in Rete un lunghissimo manifesto intitolato “La grande sostituzione”, ha ammazzato 49 persone in due moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda, adducendo come motivazione la presunta invasione islamica dell’Occidente e la necessità di difendere la razza bianca. Tutto come l’Isis, insomma, solo al contrario. Ad accrescere la similitudine c’è anche un altro fatto. Prima di attaccare le moschee, il commando aveva piazzato nel centro della città una serie di ordigni esplosivi che dovevano probabilmente colpire i cortei di studenti in marcia per la difesa dell’ambiente. Anche l’Isis si accanisce contro coloro che, pur essendo musulmani, i jihadisti giudicano tiepidi o distratti da cause mondane o futili.
A questo punto c’è una domanda che dobbiamo affrontare. Perché i nostri vari Tarrant sono subito qualificati come “pazzi” e gli stragisti dell’Isis, invece, sono sempre e solo degli spietati terroristi? Degli imprenditori della morte che sanno con precisione ciò che fanno e perché lo fanno? I lucidi attuatori di una strategia consapevole e precisa?
L’australiano Tarrant, origini modeste, professione personal trainer, unica passione nota i viaggi che l’avevano portato in Europa e in Asia e persino in Corea del Nord, ci aiuta ad affrontare il tema proprio quando dice di richiamarsi alle azioni nefaste di Anders Breivik, il norvegese che il 22 luglio del 2011, a Oslo e Utoya, uccise 77 persone. Più o meno uguali le motivazioni: difesa dell’Europa dall’invasione straniera e musulmana in particolare, necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica eccetera eccetera. Anche Breivik aveva preparato a lungo la strage, anche lui aveva un memoriale da diffondere intitolato “2083: una dichiarazione europea di indipendenza”. E fu dichiarato pienamente capace d’intendere e volere dai periti chiamati a esaminarlo all’esordio del processo.
L’Isis spara e ammazza ferocemente in nome dell’Islam, anzi, in nome di ciò che considera il vero Islam. Proprio come i vari Breivik e Tarrant ammazzano in nome di ciò che, certo a torto, considerano l’essenza della civiltà occidentale
Pochi ora lo ricordano ma nel 2011, al margine della strage norvegese, scoppiarono forti polemiche nel momento in cui alcuni si accorsero che le “idee” di Breivik erano mutuate, magari in modo distorto, da teorie che circolavano liberamente da molto tempo e che nessuno si sognava di considerare il supporto teorico di un potenziale massacro. Successe anche in Italia, con relative minacce di querele da parte degli intellettuali. Ovvio, chi scrive un libro o un articolo non può essere ritenuto responsabile se un tizio, magari dall’altra parte dell’Europa, ne prende un pezzo, lo capisce male, lo trasforma in un’ossessione ideologica e si mette a sparare in giro. Però, però… Quanta reale differenza c’è tra la visione dell’Eurabia (ovvero, la teoria per cui il nostro continente sarà presto islamizzato, a causa dei flussi migratori in arrivo dai Paesi islamici) sposata da intellettuali e scrittori anche illustri e il panico di Breivik per “la decostruzione della cultura norvegese a causa dell’immigrazione in massa dei musulmani”? E quanta differenza c’è, tornando al massacro in Nuova Zelanda, tra le “idee” di Tarrant sugli immigrati e quelle di Candace Owens, la famosa attivista e blogger di ultra-destra che piace a Donald Trump, citata nel manifesto dello stragista australiano e ora ovviamente (e anche per lei: giustamente) impegnata a distanziarsi da questi ultimi, orribili eventi?
C’è un nesso tra tante idee che circolano in Rete, sui giornali, nei libri, nei circoli intellettuali, e queste stragi? E se c’è, come funziona? Sono domande che dobbiamo assolutamente farci, per non ritrovarci nella scomoda posizione di tanti, tantissimi musulmani pacifici e perbene. Quelli che ci ripetono ogni giorno che l’Isis (che prendiamo a esempio giusto per capirci) non rappresenta l’Islam, che i veri valori dell’Islam sono ben diversi. Ma con questo non riescono a cancellare né a spiegare un semplice un fatto: che l’Isis comunque spara e ammazza ferocemente in nome dell’Islam, anzi, in nome di ciò che considera il vero Islam. Proprio come i vari Breivik e Tarrant ammazzano in nome di ciò che, certo a torto, considerano l’essenza della civiltà occidentale.
Nella drammatica realtà quotidiana permane, com’è ovvio, una grande differenza. Il terrorismo di stampo islamista ha dimensioni infinitamente maggiori del suprematismo bianco o occidentalista. I Tarrant e i Breivik non hanno alle spalle Stati pronti a finanziare loro ed eventuali loro compagni, mentre Al Baghdadi e soci ricevono aiuti cospicui da nazioni ricchissime come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar. Però questo è oggi, quando i musulmani in Europa sono solo il 5% della popolazione. Che cosa potrebbe succedere se in Europa i musulmani fossero, per dire, il 20% della popolazione? Pensiamoci. Considerato il calo della popolazione europea e il rapido incremento di quelle del Medio Oriente e dell’Africa, potrebbe succedere prima di quanto pensiamo.