“Let me make the songs of a nation, and I care not who makes its laws”, ovvero “fatemi scrivere le canzoni di una nazione e non mi interessa chi ne scrive le leggi”, diceva lo scozzese Andrew Fletcher a cavallo tra sei e settecento. Precisiamo a latere che i termini canzoni e nazioni non sono da intendersi in senso moderno: sono entrambi termini molto più ampi e meno precisi. Canzone sta anche per discorso popolare, mentre nazione era allora sinonimo di stato in senso generico.
Pensiamo però a quanto segue: quali sono i temi del discorso pubblico di stampa e televisione in Italia, e quanto sono diversi da quelli di Paesi dove il populismo di rito xenofobo non attecchisce molto? Ricordiamoci bene come, mesi prima delle elezioni del 2018, si parlasse solo di immigrazione e di ordine pubblico, il secondo in connessione alla prima per mostrare quanto reati commettessero gli immigrati. Non una parola su scuola, ricerca, mafia; l’occasionale discorsino sulla tassazione era l’unico contraltare, ma anche questo veniva utilizzato per mostrare quanto fosse lontana la politica dal cittadino comune, ma il “nuovo” non ha certo abbassato spesa e tasse, nonostante le promesse, una per tutte le accise da abolire al primo consiglio dei ministri: qualcuno ricorda Salvini che lo promise in TV? E la benzina aumenta.
Se ci sintonizziamo sulle televisioni tedesche e ceche agli orari più “popolari”, come la domenica intorno alle 13, sentiamo parlare di riforma della scuola, sanità, ricerca. Forse è un caso ma in questi Paesi i partiti xenofobi sono ben lontani dalla stanza dei bottoni. Eppure avete notato come, quando il tema principale di discussione era diventato il clima, Salvini non intervenisse mentre i suoi si accanivano contro Greta e quelli che chiamano gretini? Il capo della Lega sa benissimo che la strategia è saturare il discorso pubblico e la tattica, descritta nel libro “win bigly” di Scott Adams (che ha descritto la tattica di Trump), è la seguente: si fanno affermazioni errate ma direzionalmente giuste, come ad esempio affermare che il problema più importante dell’Italia sia la criminalità e che questa sia connessa all’immigrazione, quando il problema vero sono ovviamente le organizzazioni mafiose locali che semmai usano gli immigrati come manovalanza.
La prossima volta che Salvini o Casalino (o chi legge i suoi scritti) la sparano grossa fate finta di nulla. Soprattutto smettetela di condividere post di esponenti del governo, anche per criticarli. Non cadiamo nella loro trappola: è la prima cosa da fare
A questo punto tutti si accapigliano per dimostrare quanto l’affermazione sia falsa ma intanto tutti parlano di immigrazione e di sicurezza. E questi sono temi di destra; e la sinistra poi si chiede da dove siano arrivate le bordate che ha preso alle elezioni. Sarà mica che anche il risultato in ripresa del PD alle elezioni europee sia anche dovuto al tema ecologia che ha dominato negli ultimi mesi? Sarà mica che anche Berlusconi l’aveva capito ed era riuscito a polarizzare l’attenzione di tutti sul tema che gli portava più voti, ovvero Berlusconi stesso? La sinistra non parlava che di lui e dei suoi conflitti d’interesse, lui parlava per lo più di sé stesso, cosa che gli riesce bene, e i voti li prendeva Forza Italia. Che da quando il tema non è più Berlusconi non li prende più.
Esiste, soprattutto nell’era dei social network, una tattica per neutralizzare il meccanismo di comunicazione individuato sopra? Forse sì, ed è di una semplicità disarmante: la prossima volta che Salvini o Casalino (o chi legge i suoi scritti) la sparano grossa fate finta di nulla. Soprattutto smettetela di condividere post di esponenti del governo, anche per criticarli. Non cadiamo nella loro trappola: è la prima cosa da fare.
Poi va trovato un tema alternativo, due al massimo, da proporre al discorso pubblico. Non si scandalizzino i fan di Greta: le affermazioni della svedese sul clima sono per lo più errate, ma direzionalmente giuste. Nel senso che esiste un’emergenza climatica (parte vera), ma non la si risolve certo in Europa o nel mondo sviluppato: la stragrande maggioranza delle sostanze inquinanti sono prodotte in Paesi emergenti, ma l’industrializzazione serve loro per lo sviluppo, quindi l’unico modo per convincerli a diminuirle è offrire loro qualcosa in cambio che permetta di svilupparsi inquinando meno. Avete mai sentito Greta dire questo? No, ma intanto ha avuto il merito di proporre il tema del clima a livello internazionale.
E Salvini, che ha capito che quel tema può soppiantare i suoi, la ignora. Facciamo lo stesso con quelli che propone lui, altrimenti a furia di creme spalmabili, tortellini con sugo in scatola e vinaccio in tetrapak ci troveremo con i conti correnti sequestrati dallo Stato, mentre quelli di alcuni parlamentari della maggioranza ed ex ministri sono al sicuro oltre confine. Anche sul discorso minibond, che è un modo per introdurre una valuta parallela, primo passo per uscire dall’euro, infatti Salvini tace come fanno, probabilmente per un ordine di scuderia, i no euro in Parlamento.
Ne vogliamo parlare, invece? O pensiamo che agli italiani non interessi se lo Stato mette le mani sui loro risparmi? A proposito, l’ultima affermazione è giusta solo direzionalmente o a tutti gli effetti? Pensateci. Il vero antidoto a questi metodi lo hanno trovato i finlandesi, che hanno un sistema educativo tra i primi al mondo che sviluppa il pensiero critico dei cittadini. Però richiede anni di lavoro e investimenti a lungo termine il cui effetto non si vede certo in una legislatura. La televisione ceca giusto domenica parlava di effetti sul PIL dopo minimo 20 anni. Statisti ne abbiamo? E giornalisti veri?