“Se mi stai per chiedere se girerei mai delle scene di nudo, la risposta è no…”. Questo è ciò che accade quando si cerca di scavare nella personalità di Joe Lansdale, lo scrittore americano che ho incontrato a Cattolica durante il MysteFest, il festival internazionale del giallo e del mistero, dove è stato chiamato a ricevere il premio alla memoria di Andrea G. Pinketts. E se non ci trovassimo in una sonnacchiosa località balneare di villeggiatura in attesa dell’onorificenza, ma invece nel suo Texas Orientale dove certe questioni si risolvono “da uomini”, sono certo che mi avrebbe steso con uno Shen Chuan – “pugno dello spirito”. La risata seguita alla traduzione di Seba Pezzani, l’amico e collaboratore, ha aiutato a stemperare gli animi. Certo è che l’autore del ciclo di Hap e Leonard, così come di una sconfinata produzione letteraria che spazia su più registri e stili, non sembra apprezzare molto le domande che riguardano la sfera privata. E sapere che, oltre alla scrittura, Joe è un cultore di arti marziali tanto da aver fuso più discipline (come in letteratura) e aver fondato una personale scuola, la Lansdale’s Self-Defense Systems, non aiuta a spingersi oltre.
Eppure mi sembrava giusto provarci. Non tanto per sfruculiare nel gossip, quanto per indagare il lato oscuro di un autore in grado di sfornare storie a ripetizione, che spaziano dal noir al giallo – spesso con una forte componente di azione violenta -, passando al racconto gotico a quello di fantascienza, dalla satira sociale alla narrativa per ragazzi e addirittura i racconti western, il tutto condito da forti dosi di umorismo. Sullo sfondo una terra d’origine che ha saputo elevare a mitologica scenografia delle fantasie più disparate. Quella Nacogdoches, cittadina da poco meno di 29mila abitanti nell’omonima contea, spazzata dagli uragani e sormontata da immensi cieli di sabbia, contornata da paludi e lussureggianti boschi di conifere, dove amori e delitti possono condividere un drive-in come palcoscenico e il razzismo è ancora una questione aperta.
“Se mangiavo pop-corn mi veniva un gran mal di stomaco e facevo dei sogni davvero strani che poi trasformavo in racconti. Diamine, ho fatto carriera con i pop-corn”, ha avuto modo di scherzare in passato. Eppure, Joe Richard Harold Lansdale, classe’51 e che all’apparenza non sembra avere alcuna bizzarrìa, deve aver scoperto la formula del racconto perfetto. E l’ha spifferata solo ai parenti più stretti, visto che anche la moglie Karen è una affermata scrittrice e i due figli, Keith e Kasey, sono rispettivamente uno sceneggiatore e una cantautrice.
«Mi alzo e scrivo per circa tre ore con al mio fianco una tazza di caffè. La mia giornata lavorativa vera e proprio finisce lì»
Fatto sta che, tra risposte biascicate e sillabe trascinate in quel tono nasale tipicamente americano, un “profilo criminale” è comunque emerso: quello di un uomo talmente ordinario, meticoloso, calcolatore e privo (all’apparenza) di slanci emotivi, da risultare il burattinaio ideale per mettere in scena i personaggi del tutto anormali che escono di volta in volta dal suo stomaco dolorante per i pop-corn. E alla fine, ci ha anche confessato come gli piacerebbe morire.
L’Italia è il secondo mercato, dopo l’America, per la vendita dei tuoi libri. Ma tu cosa ami di più degli italiani?
In generale amo le persone. Essendo venuto in Italia molte volte ne ho incontrate tante e devo dire che sono favolose. E poi qui si mangia benissimo, il paese è bellissimo. Cosa potrei chiedere di più.Qualcosa che non sopporti degli italiani?
Se passassi più tempo qui lo troverei. Ma ovunque, così come lo trovo anche a casa mia.Che rapporto hai con il successo, ti ha cambiato?
No, credo di essere rimasto la stessa persona di sempre. Cerco di non farmi condizionare troppo. È cambiato, è vero, che ho qualche soldo in più e quindi posso permettermi più cose di prima.Una follia che hai fatto con i soldi?
No, nessuna.A questo punto Seba Pezzani, il traduttore ufficiale di Joe, mi riprende: “Sapevo che ti avrebbe risposto così, ma l’ho lasciato fare a lui”. E il tuo rapporto con Dio? Attraverso le tue opere appare complicato.
Non è complicato, ma semplicemente perché sono ateo.Cosa non ti convince dell’esistenza di Dio?
Non ci trovo nulla di sensato a livello scientifico e culturale. Credo che la stessa ragione che mi convince che non esista è la stessa che convince chi ci crede che ci sia. Probabilmente quello che mi ha fatto propendere per il lato della “non esistenza” è stato leggere la Bibbia dall’inizio alla fine.Come mai?
È un libro che contiene leggende e miti interessantissimi, ma nello stesso modo ho amato leggere la mitologia greca.Le arti marziali sono la tua altra grande passione. Ma ti è mai accaduto di usare la forza impropriamente?
Non credo. Ho usato la forza e le arti marziali, ma perché mi sono trovato a dovermi difendere. In particolare quando ero molto giovane. Sai, in Texas orientale nei guai ci si trovava spesso.Qual è la tua giornata tipo da scrittore?
Sono uno scrittore mattutino. Mi alzo e scrivo per circa tre ore con al mio fianco una tazza di caffè. La mia giornata lavorativa vera e proprio finisce lì.«Penso che sia una cosa stupida arrestare chi aiuta gli altri. Credo che ci sia sempre più bisogno di persone che danno una mano a chi si trova in difficoltà»
La tecnologia quanto ha cambiato le tue abitudini?
Moltissimo, assolutamente. Però mi ha aiutato. L’invenzione del computer mi ha sicuramente facilitato la vita. E anche i programmi di messaggistica non sono un problema, perché gli applico delle limitazioni.Nel gioco della torre, chi butteresti giù? Stephen King o James Ellroy?
Terrei King e getterei Ellroy.Perché?
Niente di personale. Non è nel mio stile, non riesco proprio a leggerlo.Ho letto che il tuo scrittore preferito è Philip José Farmer. L’hai mai conosciuto?
L’ho conosciuto prima che lasciasse questo mondo. Abbiamo parlato molto di Jack London.Scrittori italiani che apprezzi?
Fra tutti, direi Massimo Carlotto e Niccolò Ammaniti che riesco a leggere direttamente perché tradotti in inglese.Qualche giovane scrittore sul quale punteresti?
Lewis Shiner che ha appena pubblicato Black & White.Se invece potessi reincarnarti, in quale dei tuoi personaggi preferiresti farlo?
Sono tutti morti i miei personaggi (ride). Se proprio devo scegliere, vorrei reincarnarmi in Charlie del ciclo di Hap e Leonard. Perché c’è sempre, prima o poi ricompare, nonostante mi chiedano spesso come mai non lo faccio morire.Quale peccato capitale frequenti più spesso?
Quando sono in Italia di sicuro l’ingordigia.Come vorresti morire?
Mentre dormo. Ma dopo aver finito di scrivere il libro che ho sul comodino.A questo punto sto per fargli un’ultima domanda, ma Pezzani mi ferma: “Abbiamo poco tempo, perdonaci, se puoi concludere. E poi ti ha avvisato: se gli vuoi chiedere anche se girerà mai delle scene di nudo, la risposta è no…”. Niente nudo, Joe. L’ultima curiosità: per caso hai seguito la vicenda Sea Watch in Italia?
Sì, e penso che sia una cosa stupida arrestare chi aiuta gli altri. Credo che ci sia sempre più bisogno di persone che danno una mano a chi si trova in difficoltà.