“Se non puoi convincerli, confondili”, diceva Confucio. Il caso Open Arms è l’esempio di una politica che tenta di creare confusione pur di non affrontare il problema. E la dottrina dei porti chiusi, per l’appunto, sta diventando un mostro giuridico, un Frankestein che mangia se stesso: il governo che approva il decreto sicurezza bis, il presidente che lo firma con delle riserve, il Tar del Lazio che lo boccia, i ministri Trenta e Toninelli che lo disconoscono, e Salvini che lo difende strenuamente.
La fredda cronaca. Sedici giorni in mare e sbarchi solo per emergenze. La situazione a bordo della Open Arms peggiora di ora in ora. Alcuni migranti, vedendo Cala Francese, a Lampedusa, davanti ai propri occhi, avrebbero tentato di gettarsi in mare per raggiungere la terra ferma. I legali della Ong spagnola hanno presentato alla Procura di Agrigento un esposto profilando i reati di sequestro di persona, violenza privata, privazione della libertà personale, abuso di atti di ufficio e abuso di potere. A seguito della visita di alcuni medici di Emergency del 15 agosto, una nota ha confermato una situazione sanitaria non più sostenibile sollecitando l’intervento dell’autorità competente e lo sbarco immediato di tutti i naufraghi ancora a bordo della nave. Un rimbalzo di esseri umani, costretti nella zona grigia della normativa internazionale ed europea. Una tragedia dell’assurdo montata ad arte dal ministro dell’interno Matteo Salvini.
Nel paese della crisi di governo in pieno agosto, concentrato su lettere aperte del Presidente Conte per criticare la gestione degli sbarchi o sulle futuribili alleanze Pd-Cinque Stelle, è il diritto che sostituisce la politica, e che prova a sbrogliare la matassa. Dopo due settimane nel mar Mediterraneo in attesa di un porto, tra twitter al vetriolo dei vari capi di Stato e di Governo italiani e europei, la situazione ha avuto una svolta solo – solo – dopo che il Tar del Lazio ha accolto il ricorso dei legali della Ong e ha sospeso così il divieto di ingresso in acque italiane. Gli effetti del decreto sicurezza bis potrebbero quindi essere un boomerang per Matteo Salvini. Se, da un lato, ha raggiunto alcuni degli obiettivi desiderati dai firmatari, dall’altro è oggetto di impugnazione da parte dei Tribunali amministrativi. “Dopo che il Tar del Lazio ha sospeso il decreto sicurezza bis per la Open Arms – racconta a Linkiesta Arturo Salerni, legale dell’organizzazione – è arrivato un divieto di accesso al porto di Lampedusa firmato dalla guardia costiera italiana. Questo ha causato ore di attesa e continue evacuazioni mediche, i migranti sono scesi dalla nave solo per questioni di salute non più rimandabili. Le condizioni a bordo sono al limite. Abbiamo presentato un esposto alla Procura di Agrigento per il reato di sequestro di persona, violenza privata, privazione della libertà personale, abuso di atti di ufficio e abuso di potere. La procura di Agrigento ha ora aperto un fascicolo d’indagine”.
Nel paese della crisi di governo in pieno agosto è il diritto che sostituisce la politica, e che prova a sbrogliare la matassa
Se l’indagine dovesse andare in porto, la procura potrebbe allora chiedere al Tribunale dei ministri di Palermo di procedere contro Matteo Salvini, che già una volta si è visto “graziare” dal Parlamento quando fu della nave Diciotti, tenuta bloccata con migranti a bordo davanti al porto di Catania. L’autorizzazione allo sbarco della nave è di competenza della prefettura di Agrigento, in perenne attesa di indicazioni dal Viminale. Tuttavia, la Procura potrebbe intervenire nelle prossime ore se la situazione dovesse ulteriormente complicarsi o se ravvisasse ipotesi di reato a carico di chi non ottempera all’ordinanza del Tar che ha disposto l’ingresso in acque italiane della nave per consentire soccorsi immediati in una situazione di “gravità eccezionale”. Open Arms, dopo aver chiuso le comunicazioni con i mezzi di stampa e informazione per lo stato di emergenza, attraverso Twitter ha informato che “La procura dei minori di Palermo ha nominato i tutori per tutti i minori a bordo della nostra nave”.
Il Garante nazionale delle persone private della libertà si aggiunge alla lista di chi prova a supplire la politica. Mauro Palma, in una lettera inviata a Conte e rispettivamente ai ministri Salvini, Trenta e Doninelli, ha espresso forti perplessità per la perdurante situazione di privazione de facto della libertà delle persone a bordo della nave e per l’impatto che tale situazione ha sui diritti fondamentali delle persone soccorse. Una condizione di “trattamento inumano e degradante” vietata inderogabilmente dall’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Per la prima volta, alcuni dei migranti presenti sulla Open Arms hanno espresso la volontà di fare richiesta di asilo in Europa, non in Italia, aprendo a questioni di diritto internazionale che superano qualsiasi blocco imposto dal decreto sicurezza bis
La Commissione europea, intanto, ha fatto sapere di aver recepito con favore la solidarietà mostrata da sei Stati membri (Francia, Germania, Lussemburgo, Portogallo, Romania e Spagna) disposti ad accogliere i migranti, ma che ancora non ha ricevuto richiesta di aiuto dagli Stati membri e quindi “resta pronta a fornire coordinamento e sostegno operativo sul terreno non appena ci verrà richiesto e non appena si sarà trovata una soluzione sullo sbarco”, ha affermato una portavoce. Nessuna richiesta formale, quindi. E lo sbarco non è competenza della Commissione, a cui spetta unicamente di trovare una soluzione per la redistribuzione dei migranti. Senza una prima mossa degli Stati, neanche il carrozzone dell’Ue, la cui assenza fa rumore quanto quella del governo italiano, può iniziare a muoversi.
Curiosità: per la prima volta, alcuni dei migranti presenti sulla Open Arms hanno espresso la volontà di fare richiesta di asilo in Europa, non in Italia, aprendo a questioni di diritto internazionale che superano qualsiasi blocco imposto dal decreto sicurezza bis. Perché essere richiedenti asilo significherebbe essere soggetti a protezione e rimandarli in Paesi in cui il diritto alla vita è sotto attacco vorrebbe dire violare il principio di non respingimento sancito dalla Convenzione di Ginevra e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
In questa confusione si muovono i dettami di Salvini. Norme, trattati internazionali, convenzioni tra Stati che però, in mezzo a tutta questa confusione e propaganda, sembrano passare in secondo piano per chi si schiera a favore delle maniere forti. Invece di creare sicurezza, si crea confusione e il gioco è fatto. Gli sbarchi fantasma aumentano, l’Europa prende le distanze, l’Italia rimane sotto il mirino di un’emergenza smentita dai numeri. Frankestein prende forma e spessore e la battaglia politica raggiunge così il suo climax.