Spezzatino calcisticoSky o Mediapro? Il problema del calcio italiano è che la gente ha smesso di guardarlo

Tanti soldi, per poche partite: spettatori in calo e incremento della pirateria streaming. Lo spezzatino dei diritti Tv sta trascinando nel baratro la Serie A, tra Sky, Dazn e Mediapro la partita sembra non avere fine

Tanti soldi, partite divise su più piattaforme. Si può riassumere così l’attuale organizzazione dei diritti e delle pay Tv in Italia. La Coppa con Sky, l’infrasettimanale con Dazn. E la sempre maggiore diffusione dello streaming ha facilitato la spinta dei tifosi verso sponde più convenienti, illegali senza dubbio, e con pacchetti onnicomprensivi (secondo Fapav, la Federazione anti-pirateria, sono ormai 2 milioni gli spettatori “sommersi”).

In questo scenario si è inserita la proposta di Mediapro, che già aveva partecipato, lo scorso anno, all’asta dei diritti Tv per la Serie A salvo, all’ultimo non essere stata in grado di presentare la fideiussione promessa. La nuova offerta del gruppo di Barcellona promette maggiori garanzie finanziarie: a partire dal 2021 e per sei anni un minimo garantito alzato a 1.150 milioni a stagione (ai quali vanno aggiunti 55 milioni per i diritti d’archivio e 78 milioni per i costi di produzione), il sì alla revenue sharing e una revisione delle clausole di breakup fee. Il canale con la Lega, tuttavia, al momento non s’ha da fare. L’ultimo incontro tra le parti si è concluso con un arrivederci: troppi i 180 milioni di penale in caso di retromarcia da parte della Lega, e molti dubbi da parte di diversi club sul fatturato promesso da Mediapro. Un nuovo appuntamento è fissato a settembre, quando si è tenuta l’ultima assemblea della Lega Serie A.

È una partita con l’incognita del risultato, peraltro. La Serie A ottiene dalla vendita dei diritti tv in Italia 973 milioni più bonus, assicurati per il triennio 2018-2021 da entrambe le società. Secondo alcuni dati però, la Serie A potrebbe aver perso – e il condizionale è d’obbligo in quanto questa stagione la Lega di Serie A non rende più noti i dati sugli ascolti – 700mila abbonati e il 30% di audience, dividendo tra Dazn e Sky, rispettivamente 1,3 milioni e quasi 5,1 milioni di abbonati (di cui 3,2 lo sono solo per le partite di calcio).

Nel Regno Uniti, perfino Cardiff, Fulham e Huddersfield Town incassano più delle teste di serie italiane, con un range che va dai 96,6 ai 102,7 milioni di sterline

Non c’è da stupirsi pertanto se Mediapro è tornata alla carica dopo la corsa finita male dell’anno scorso con il gruppo Comcast. La ripartizione rimane la solita, aumentano le cifre e si aggiunge la promessa di offrire un servizio completo, composto da pre-partita, match, post-partita e highlights. I diritti Tv sarebbero ripartiti per il 50% in parti uguali, il 20% associato al numero dei tifosi, suddiviso al 12% dagli spettatori allo stadio e all’8% dall’audience televisiva, il 15% relativo ai risultati dell’ultimo campionato, il 10% in base a quelli dell’ultimo quinquennio e, infine, il 5% in relazione alla storia del club in questione.

Criteri che, senza troppe sorprese, premiano le big del campionato con la Juventus in prima posizione a quota 85,3 milioni di euro, seguita dall’Inter con 83,7, e poi Milan (77,3), Napoli (77), Roma (71,4) e Lazio (68,3). Il resto si dovrà accontentare delle briciole., I rimangono i ricavi da diritti Tv del campionato italiano rimangono, in generale, briciole se confrontati con quelli della Premier League. Le 20 società, nell’ultima stagione, hanno potuto spartirsi un totale di circa 2,45 miliardi di sterline, dei quali 863 milioni provengono dalla cessione dei diritti di trasmissione all’estero. Quasi il doppio delle Serie A. Perfino Cardiff, Fulham e Huddersfield Town incassano più delle teste di serie italiane, con un range che va dai 96,6 ai 102,7 milioni di sterline. Ma mentre gli inglesi vanno forte anche sul lato sponsorizzazioni e sugli incassi da stadio, i ricavi per le squadre italiane su questi fronti sembrano rimasti al palo, con l’affluenza media agli stadi che è ferma al 50%, contro il 90% del Regno Unito.

Medio Oriente e Asia sono i nuovi stadi telematici su cui contare, e non a caso Mediapro è in parte cinese: acquisita da Orient Hontai Capital a inizio 2018, il gruppo è passato di mano per il 54%, per un valore della transazione di circa 1,01 miliardi. Dopo le ingerenze aziendali, prima Milan e poi Inter, nelle società nostrane viene normale chiedersi se quello di Mediapro è il sigillo per inglobare l’intera Serie A: contatti stretti con la sfere alte dei maggiori club, uno spettro internazionale di spettatori, marketing, brand in crescita e tournée da record. Sono, tuttavia, suggestioni, poiché Mediapro gioca a carte coperte, e ancora non sono chiari i dettagli della sua offerta.

Con l’affare Champions, a rigor di contratto siglato, Mediaset potrebbe vendere 30 secondi di pubblicità in rotazione a 200mila euro e i 15 secondi di superspot a 165mila euro ogni partita

Nondimeno, oltre a chi si è fatto conquistare, vedi le milanesi, c’è chi dal ponte con la Cina trarrebbe soltanto giovamento. La Juventus, come è stato possibile notare nell’ultima amichevole con l’Inter, ha trovato in terra cinese un eldorado inedito: Cristiano Ronaldo è il calciatore più amato dai cinesi, mentre l’agenzia Deloitte, ha posizionato la Vecchia Signora al decimo posto tra le squadre internazionali in termini di ricavi commerciali derivanti da sponsor, matchday e Tv cinesi. Benefici che interessano anche l’Inter, alla tredicesima posizione, e il Milan, alla quattordicesima.

Nel marasma televisivo, celato e pronto ad attaccare a sorpresa, c’è anche il biscione milanese. Con l’affare Champions, a rigor di contratto siglato, Mediaset potrebbe vendere 30 secondi di pubblicità in rotazione a 200mila euro e i 15 secondi di superspot a 165mila euro ogni partita. Provando così a emulare il record della finale di Cardiff di 5 milioni di euro in una serata, magari attendendo il proprio turno anche per una pazza idea Serie A. Che al momento, per l’appunto, sembra essere un campionato pirata.