Cronache dal Paese(In)sicurezza bis: servirà impegno civico per ricostruire tutto

Il risultato del decreto sarà la guerra dei penultimi contro gli ultimi, che porterà alla disgregazione sociale. Ma è la solidarietà delle relazioni personali la vera politica per la sicurezza

Il decreto sicurezza bis, appena approvato dal Parlamento con la “fiducia”, rappresenta uno dei punti più bassi della Storia della nostra Repubblica oltre a una via per dare più poteri al Ministro dell’Interno anche se non se ne vede il minimo bisogno né allarme. Ma quel che è più grave è che questo decreto rappresenta il saccheggio umano, culturale ed educativo del nostro futuro messo in atto da un manipolo politico che sui temi del lavoro e dell’economia mostra tutta la propria impreparazione, condita da troppa ideologia.

Serviranno anni di grande impegno civico e di sartoria sociale per ricostruire un contesto civile e valoriale degno di essere abitato. In un momento in cui le relazioni tra le persone si stanno sfilacciando, come certificato dal Censis, e prosegue senza sosta la guerra, costruita ad arte, dei penultimi contro gli ultimi, in cui a perdere siamo tutti, attaccare il valore della solidarietà significa dare un’impronta precisa di come si vuol intendere la nostra convivenza civile. Un’impronta che è quanto di più distante dalla cultura del sindacato, nato dalla voglia di unirsi per promuovere giustizia.

È deprimente, per chiunque abbia a cuore il futuro comune, prendere atto dello scostamento esistente tra le emergenze del Paese e le priorità di questo governo. Con il Pil in contrazione, la produzione industriale al palo, i numerosi tavoli di crisi aperti, i troppi posti di lavoro a rischio e gli investimenti ridotti al lumicino, non si capisce quale sia, ancora, l’agenda politica del governo. Da tempo Cisl, Cgil e Uil sottolineano l’urgenza di invertire la congiuntura economica e rilanciare il lavoro anche in vista della prossima manovra finanziaria che potrebbe, e ogni giorno che passa aumentano le certezze, presentare un conto salato anche a coloro che, oggi, applaudono al decreto sicurezza.

Prevedere, per decreto, sanzioni pecuniarie e penali per chi salva vite in mare è un chiaro invito alla resa a chi si adopera nel soccorrere le persone che si trovano in difficoltà in balia delle onde dopo aver lasciato la propria terra in cerca della legittima opportunità di vivere una vita dignitosa. Un invito collettivo a voltare lo sguardo di fronte alla disperazione e alla povertà, pensando che la miseria sia un problema di altri, senza accorgersi, invece, che l’indifferenza è un male in grado di annichilire una società intera e di frantumare il significato del lavoro, attorno al quale si aggregano le comunità.

Il bisogno di sicurezza è una risposta che va ricostruita riorganizzando la solidarietà, perché solo attraverso politiche inclusive la sicurezza stessa potrà diventare patrimonio collettivo in grado di generare relazioni positive

Il sindacato è, da sempre, costruttore di legami sociali e la solidarietà è la benzina che alimenta l’impegno quotidiano per rinvigorire, partendo appunto dal lavoro, democrazia e giustizia sociale. Certo, la paura è un sentimento che va ascoltato, rispettato e raccolto. Ma il bisogno di sicurezza è una risposta che va ricostruita riorganizzando la solidarietà, perché solo attraverso politiche inclusive la sicurezza stessa potrà diventare patrimonio collettivo in grado di generare relazioni positive.

Viceversa, emarginazione e miseria, già favorite con il primo decreto sicurezza, continueranno ad alimentare insicurezza e paura, e con esse la domanda di ulteriore sicurezza, in un circolo vizioso dove a guadagnarci sono solo personaggi cinici che si rafforzano, arricchiscono e prosperano, puntando sulla disgregazione sociale. Per quanto riguarda le politiche migratorie, come raccomanda l’Unhcr, occorre che gli Stati proseguano i ragionamenti, intrapresi a Parigi, per realizzare un meccanismo di sbarco temporaneo e prevedibile per le persone soccorse in mare, sotto la responsabilità condivisa tra i vari Paesi. Ecco perché il ruolo dell’Unione europea è fondamentale in questa direzione così come è opportuno che il nostro governo presenzi alle riunioni in Europa dove si discutono questi temi fondamentali.

Davanti alle logiche perverse del “prima gli italiani” e di altri slogan che vogliono alcuni venir prima di altri, come a dire che c’è sempre qualcuno che deve avere più diritti e opportunità di un altro, occorre ripartire dalle parole di Papa Francesco che invita a riscoprire l’autentico messaggio del Vangelo mettendo sempre “prima gli ultimi”. Un invito che è anche una via economica e sociale per rilanciare il Paese. Un messaggio, quindi, potente che dovrebbe guidare ogni intervento politico e che dovrebbe far riflettere chi utilizza in modo meschino, per scopi elettorali, la religione. Nei luoghi di lavoro dove c’è il Sindacato la solidarietà è un valore ancora ben radicato e praticato. Noi ne saremo sempre custodi e ci impegneremo a spalancare le porte delle fabbriche per fare in modo che quell’aria calda di condivisione e, appunto, solidarietà possa riscaldare tutta la società.

*Andrea Donegà, Segretario Generale Fim Cisl Lombardia