Attacchi informaticiMinaccia hacker quantici: negli Usa se ne occupano, in Italia postiamo gattini

Negli States le agenzie di spionaggio e i colossi del digitale si preparano alle nuove minacce cibernetiche. In Italia, invece, non siamo all'altezza nemmeno di quelle attuali

Per forzare una crittografia, quel sistema che protegge i messaggi da intrusioni esterne, servirebbero centinaia di anni a un pc tradizionale. Grazie all’enorme potenza di calcolo dei computer quantistici il tempo si accorgerà notevolmente, esponendo chiunque a possibili violazioni e sottrazioni di dati. Per questo mentre ci concentriamo sui gattini postati da Salvini, l’Nsa lavora ad algoritmi crittografici capaci di proteggere le informazioni da hackeraggi quantistici. I più grandi brand del mondo digitale, come Google, Microsoft e Ibm, hanno presentato i primi prototipi di questi computer, che potrebbero essere commercializzati “fra quattro o cinque anni”, secondo Massimo Chirivì, ethical hacker e CEO di Innovamind. Il mondo si prepara a una nuova rivoluzione tecnologica: lo Stivale è pronto?

Il divario fra l’attenzione dedicata alla sicurezza cibernetica oltreoceano e quella esibita dai media del nostro Paese è atlantico. Nel discorso di insediamento del presidente del Consiglio Conte è assente qualsiasi accenno ai pericoli di attacchi informatici. Siamo così invulnerabili da permetterci il lusso dell’indifferenza?

“Siamo messi malissimo” dichiara laconico Chirivì, che afferma di notare giornalmente la presenza “di vulnerabilità nei sistemi di tantissimi enti pubblici italiani. Ci sono ospedali che hanno multifunzioni, presenti per esempio nelle stampanti, non protette.

Se volessi attaccare una multifunzione e dirottare tutti i dati in una casella di posta elettronica a mio piacimento ci metterei 5 minuti. Forse meno

Se volessi attaccarne una e dirottare tutti i dati in una casella di posta elettronica a mio piacimento ci metterei 5 minuti. Forse meno”. Analisi del sangue, prescrizioni mediche, tac con dati sensibili sono alla mercé di qualunque attaccante, ovvero di qualsiasi hacker desideri forzare i firewall che li proteggono, o perlomeno dovrebbero. Anche i dispositivi medici “come le macchinette per il diabete hanno già subito seri danni”. E i sistemi di supporto cardiaco connessi a internet? Meglio non pensarci. Tutto ciò nell’indifferenza generale di istituzioni e della stampa tradizionale, concentrata principalmente sui contenuti di alcuni post: fissano il dito che indica il cielo.

Le aziende, pubbliche e private, spesso non seguono il GDPR, il regolamento europeo sulla privacy, “perché lo concepiscono come una normativa a cui adeguarsi, qualcosa di imposto” anche se aiuta a mantenere gli standard si sicurezza e di protezione dei dati. L’unico modo per evolverci, e salvarci, è “trasformare la legge in pensiero – continua Chirivì – . Dobbiamo salvaguardare le nostre conoscenze e il nostro business facendo formazione nelle scuole, organizzando convegni per sensibilizzare” una comunità tanto refrattaria alle implicazioni della cyber security quanto esposta ai suoi pericoli.

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