Furono tutti piuttosto ingenerosi con lei. Nella Cronologia al ‘Meridiano’ Mondadori che raduna Tutti i racconti di Hemingway, la Pivano è sbrigativa. Ammette che nel 1948, in Italia, accade l’incontro: EH va a caccia di pernici, è dicembre, nella tenuta friulana del conte Federico Kechler. “Lì incontra Adriana Ivancich, diciannovenne, aristocratica e cattolica; si invaghisce di lei”. Ora: Hemingway nel ’48 ha 49 anni, è alla quarta moglie – Mary Welsh – sposata due anni prima, “s’invaghisce” di una ragazza italiana di 19 anni, veneziana, discendente di una famiglia di armatori, e nessuno s’infervora? Fatto è che la Pivano cita qua e là la Ivancich – censendo anche un viaggio all’Avana da EH – come una figura a margine, una figurante di carta. Sottilmente crudele l’Album Hemingway pubblicato da Mondadori nel 1988 sotto la tutela di Masolino d’Amico. Ovviamente, si marca l’amore – platonico, per lo più – tra lo scrittore in anni e la nobile giovine – “Che Papa amasse a modo suo la giovinetta fu lui stesso a dichiararlo a più riprese a vari corrispondenti oltre Adriana, cui indirizzò lettere appassionate”. Non ci si trattiene dallo sgarbo, tuttavia: “Di Adriana apprezzò anche, o si autoconvinse che apprezzava, il talento, fino al punto da imporre a Scribners di usare per le copertine di Di là dal fiume e fra gli alberi e Il vecchio e il mare certi suoi goffi disegni, che gli editori fecero correggere a dei professionisti”. Adriana, con spavalda bellezza, ricorda il primo incontro con Hemingway così: “Questo è dunque Hemingway, di cui tutta Venezia parla. Un vecchio: fronte tagliata da due rughe profonde, baffi dritti sopra le labbra. Le labbra hanno una piega a un lato, scanzonata, gli occhi sono vivi e penetranti: forse non è proprio vecchio. E anche se è importante, ha l’aria simpatica”. Come si sa, Hemingway ottiene il Nobel per la letteratura nel 1954, “per la maestria nell’arte narrativa, dimostrata recentemente in Il vecchio e il mare…”. Negli anni in cui frequenta la giovane veneziana Hemingway scrive il suo romanzo (ingiustamente) più noto, grazie a cui arriva all’ambito Nobel; ed è a lei che fa immaginare la copertina… Direi che questo non è un amore superficiale, bensì plateale.
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Di Hemingway e di Adriana Ivancich si è sempre saputo (leggi qui), così come dell’amicizia con il fratello di lei, Gianfranco Ivancich: in un articolo sul “Guardian” del 30 marzo 2012, in cui si recepisce la scoperta del carteggio tra EH e Gianfranco Ivancich, Alison Flood ricorda che “la sorella Adriana è nota per aver ispirato l’estremo periodo creativo di Hemingway che fiorisce con la scrittura de Il vecchio e il mare”. La figura di Adriana, ormai, è messa in piena luce grazie al libro di Andrea Di Robilant, Autunno a Venezia. Hemingway e l’ultima musa, pubblicato lo scorso anno dall’editore Corbaccio.
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Marginalizzata dai biografi di Hemingway – per lo più dimenticata, come è ovvio, nelle memorie di Mary Welsh, pubblicate nel 1976 con il perentorio titolo How it Was – la Ivancich ha raccontato la sua versione dei fatti in un libro luminoso e casto, La torre bianca, pubblicato da Mondadori nel 1980. Non capisco perché – se non supponendo ostacoli da parte degli eredi – questo libro, di indubbie qualità letterarie, non sia più ristampato da quel dì e siano sempre altri – pur titolatissimi – a raccontare di lei e di lui, ‘Papa’. Non è facile trovare quel libro di memorie neanche in biblioteca: l’ho scovato, in consultazione, alla ‘Gambalunghiana’ di Rimini, nel fondo creato da Giuseppe Bonura. Ho ricalcato alcuni passi, che mi sembrano significativi.