Se c’è un settore che può fare la differenza per incentivare la transizione ecologica, quello è la pubblica amministrazione. Soprattutto da quando, con il nuovo codice degli appalti, il Green Public Procurement (Gpp), ovvero l’integrazione dei criteri ambientali nei processi di acquisto, è diventato obbligatorio. Significa che al momento della scelta di mobili, alimenti o mezzi di trasporto, qualsiasi ente pubblico – dai comuni ai ministeri – deve tenere conto dell’impatto ambientale dei prodotti acquistati. E con 150-170 miliardi di euro spesi dal pubblico ogni anno tra acquisti e appalti, se l’“etichetta ecologica” diventa un requisito necessario, anche le imprese vengono per forza di cose ri-orientate verso la conversione green. «È evidente che il potere della pubblica amministrazione di orientare il mercato verso una maggiore attenzione ambientale è molto alto», spiega Silvano Falocco, direttore della Fondazione Ecosistemi e Forum Compraverde Buygreen, che il 17 e 18 ottobre ha organizzato a Roma gli Stati generali degli acquisti verdi. Due giorni di convegni e workshop per studiare come rendere più “verdi” uffici, mense scolastiche e persino festival musicali. Tra gli ospiti presenti, anche i ragazzi di Fridays for Future, che stileranno un capitolato di gara green da sottoporre alle università per i bandi delle mense di ateneo.
Falocco, partiamo dalle basi: come funziona il Gpp?
È come quando una persona va ad acquistare un bene ed è attenta alle etichette ecologiche che questo bene ha. Al momento della redazione di un capitolato di gara e di un appalto, gli enti pubblici devono rispettare i requisiti che hanno a che vedere con gli impatti ambientali delle opere realizzate.
Il decreto verde approvato dal governo come influisce?
Il decreto va nella direzione auspicata, ovvero quella di togliere dal patto di stabilità le spese che derivano dall’incremento dei costi per gli acquisti dovuto alle caratteristiche green dei beni. Questo vale soprattutto per tre settori: trasporto, edilizia e mense. Macchine elettriche, cibo biologico e materiali per l’edilizia a basso impatto ambientale hanno una differenza di costo rispetto ai beni tradizionali.
Oltre ai criteri ambientali, la legislazione dà anche la possibilità di controllare se nelle filiere di produzione vengano rispettati i diritti dei lavoratori. Sostenibilità ambientale e sociale camminano insieme.
Proprio su questo nel forum ci sarà una sessione dedicata con esperti Ocse da Svezia, Norvegia e Inghilterra. La pubblica amministrazione ad oggi può verificare anche i requisiti sociali negli acquisti e negli appalti pubblici. In Italia sono le singole stazioni appaltanti che lo fanno. Nella redazione dei Cam, Criteri ambientali minimi, è stata introdotta anche la parte relativa agli aspetti sociali, che diventa quindi un criterio premiante.
L’ente pubblico compra treni, mezzi di trasporto, panchine, con un potere di mercato che i cittadini da soli non hanno. Ecco perché può davvero ri-orientare il mercato
La mano pubblica, che ogni anno investe 150-170 miliardi di euro tra beni, servizi e opere, rispettando i criteri ambientali, può quindi indirizzare il mercato verso la transizione ecologica.
Certo, in questo modo il pubblico ri-orienta il mercato perché chi partecipa alle gare deve rispettare i requisiti ambientali. L’ente pubblico compra treni, mezzi di trasporto, panchine, con un potere di mercato che i cittadini da soli non hanno. Ecco perché il pubblico è anche il principale strumento di promozione dell’economia circolare.Le imprese e la pubblica amministrazione italiana come stanno reagendo a questa nuova cornice di mercato?
Per le imprese è un’opportunità di mercato straordinaria. Mettersi alla testa del riorientamento produce vantaggi economici giganteschi. Chi è più veloce ha grandi opportunità non solo nazionali, ma anche internazionali. Per le stazioni appaltanti servono ancora maggiore capacità tecnica e formazione. Un conto è occuparsi di una sedia comoda, un conto è occuparsi di una sedia che impatta poco.Quali sono i casi virtuosi nella pubblica amministrazione?
Trai comuni, ad esempio, Bergamo ha introdotto da tempo i criteri ambientali in tutti i capitolati di gara. A Bari i criteri ambientali sono centrali nella ristorazione collettiva. A Teulada, in Sardegna, nelle gare delle mense vengono privilegiati prodotti a chilometri zero, orti sociali o aziende che impiegano lavoratori in cassa integrazione riconvertiti. Ma anche l’Inps ha adottato la politica di inserimento dei criteri ambientali in tante gare.Per le imprese è un’opportunità di mercato straordinaria. Mettersi alla testa del riorientamento produce vantaggi economici giganteschi. Chi è più veloce ha grandi opportunità non solo nazionali, ma anche internazionali
Quali sono le opportunità occupazionali della transizioni green del pubblico?
Sono enormi. Prendiamo ad esempio la gestione del verde pubblico, che prevede il censimento delle alberature urbane. Per fare questo occorrono manutentori del verde, nuove figure professionali per agronomi o ecologi vegetali che oggi al contrario non hanno molti sbocchi occupazionali. Le associazioni che mettono insieme le imprese devono rendersi conto di questo cambiamento di scenario, perché domani non si potrà rispondere a un mercato mutato solo ricorrendo agli ammortizzatori sociali. Serve riconvertire verso il green i dipendenti, in modo da poter rispondere con scaltrezza a un mercato che pone la sostenibilità come requisito principale.Qual è quindi l’obiettivo del forum?
Lo scopo principale è rendere più chiaro possibile, con il coinvolgimento di imprese, associazioni e stazioni appaltanti, che lo strumento degli appalti pubblici è il principale strumento per rafforzare l’economia circolare e sostenibile. I 170 miliardi di spesa pubblica in acquisti ce li hai tutti gli anni: questo è il luogo e lo strumento principale per la riconversione. E in occasione del forum pubblicheremo il primo rapporto dell’osservatorio sugli appalti verdi e l’applicazione del Gpp.*Linkiesta è media partner del Forum
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