La visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella al suo omologo Donald Trump è stata stravolta con momenti difficili nel tradurre le parole del leader americano che hanno portato quindi alla produzione di meme sulla traduttrice della Casa Bianca e parole di circostanza sulla vicinanza che non è mai stata così tanta (nemmeno nel 1948? Difficile a credersi).
Il viaggio del presidente aveva come obiettivo principale la riduzione dei dazi annunciati sui prodotti alimentari italiani. Ma a parte le parole di Trump su eventuali “valutazioni” successive all’incontro, i dazi sono regolarmente entrati in vigore lo scorso 18 ottobre. Ergo le distanze tra i nostri due Paesi rimangono. Più sotto silenzio è passata invece la visita di Mattarella a San Francisco, primo capo di Stato italiano a visitarla dopo Pertini nel 1982, ha soltanto rimarcato i legami con la numerosa comunità di origine italiana.
Bisogna dire però che Trump, a suo modo, ha difeso l’Italia, dichiarando il suo sostegno al Columbus Day contro le proposte di trasformazione in “Indigenous People’s Day
Bisogna dire però che Trump, a suo modo, ha difeso l’Italia, dichiarando il suo sostegno al Columbus Day contro le proposte di trasformazione in “Indigenous People’s Day. Ma passiamo alla frase incriminata sul comune retaggio culturale e politico che unisce l’Italia con gli Stati Uniti. Il semplice fatto che i Padri Fondatori adorassero l’antica Roma repubblicana, non dovrebbe essere un mistero: ed è testimoniato da numerosi libri in inglese e in italiano.
Semplicemente all’epoca non c’erano molte repubbliche da cui prendere esempio (per quanto la Repubblica di Genova avesse inviato un console a Philadelphia nel 1791, il conte Giuseppe Ravara, ricevuto anche dal presidente Washington e dal segretario di Stato Jefferson) e quelle esistenti erano in uno stato di decadenza da cui non si sarebbero più riprese, complici le invasioni napoleoniche.
Il semplice fatto che una frase di Donald Trump, sia stata fraintesa come l’ennesimo bisticcio lessicale, la dice lunga non solo sulla diffusione delle notizie oggi, ma sulla comprensione di un inglese a dir poco elementare
Il semplice fatto che una frase di Donald Trump, probabilmente scritta da un collaboratore, ovvero “The United States and Italy are bound together by a shared cultural and political heritage dating back thousands of years to Ancient Rome” sia stata fraintesa come l’ennesimo bisticcio lessicale di Trump la dice lunga non solo sulla diffusione delle notizie oggi, ma sulla comprensione di un inglese a dir poco elementare.
Perché appunto, il retaggio politico c’era eccome. Davvero i Padri Fondatori si ispiravano alla Roma antica, anche singolarmente: George Washington veniva considerato come il nuovo Cincinnato, sceso in politica per il bene della Repubblica, Thomas Jefferson citava Cicerone nella dichiarazione d’indipendenza. I Federalist Papers, una serie di saggi scritti da Alexander Hamilton, James Madison e John Jay in favore della ratifica della Costituzione, erano firmati con lo pseudonimo Publius. E pseudonimi latini vennero scelti anche dagli avversari di uno statuto scritto che limitasse in modo eccessivo le libertà.
E infatti uno degli pseudonimi era quello di Brutus. Le circostanze contingenti però fanno capire che il loro riferimento avesse più che altro radici profonde anche nel mito di Roma (un testo recente ne esamina tutte le varie implicazioni): George Washington venne scelto anche per la sua sterilità e per evitare che fondasse una dinastia, Jefferson non disdegnava i servigi del giornalista John James Beckley, che a differenza di Jefferson poteva permettersi attacchi personali agli avversari dell’esponente politico virginiano, venendo da una condizione sociale bassa. E venne premiato con la carica di primo bibliotecario del Congresso.
Infine, un cenno alla Capitale, Washington D.C., creata usando uno stile neoclassico che riproducesse una nuova Roma al di là dell’Atlantico, con la morale illuminista e con lo spirito protestante che avrebbe cancellato ogni possibilità di corruzione di quelle nuove istituzioni. Abbiamo visto come invece l’imbarbarimento sia infine arrivato. Senza contare che gli Stati Uniti d’America delle origini condividevano con Roma la macchia dell’uso economico della schiavitù, su cui lo storico Eugene D. Genovese scrisse un saggio imprescindibile (tradotto anche in italiano).
(Tratto dalla newsletter Jefferson-Lettere sull’America. Per iscrivervi cliccate qui)