In questi giorni impazziti non tutto è perduto, perché esistono ancora personalità politiche del fu centrodestra che non alimentano rabbia e risentimento popolare, che non costruiscono consenso sull’odio, che non diffondono fake news, che non strizzano l’occhio a populisti e sovranisti, che non si piegano alle più malsane teorie della cospirazione, che non si adeguano al tempo dei Trump e dei Putin, che non vogliono affondare le barche dei migranti, che si indignano per le sofferenze dei curdi, che difendono la libertà di stampa, che si battono contro i femminicidi, che ricordano la ferita insanabile procurata dal rastrellamento del ghetto di Roma nel 1943, che condannano senza remore gli attacchi antisemiti in Germania e che, per restare all’attualità di oggi, a San Giovanni, non dicono “vabbé che sarà mai scendere in piazza con i neofascisti di Casa Pound”.
Prima o poi Carfagna dovrà fare una scelta, tra ricostruire una casa moderata e liberale dentro il vecchio centrodestra e liberarsi una volta per tutte del rapporto con sovranisti, filorussi, neofascisti e antisemiti
Leggere i tweet recenti di Mara Carfagna è un’esperienza d’altri tempi, rigenerante: toni pacati, posizioni liberali, zero selfie.
La vicepresidente della Camera cerca di portare raziocinio dentro Forza Italia e dintorni, con risultati politici non ancora notevoli. Ieri il Foglio ha svelato che Matteo Renzi lavora per averla sul palco della prossima Leopolda, edizione 2020, anche se lei si è sempre tenuta a distanza dall’ex premier; qui, intanto, possiamo svelare che l’8 e il 9 novembre prossimi Renzi e Carfagna, assieme a molti altri, saranno sullo stesso palco del Teatro Franco Parenti di Milano al Festival de Linkiesta.
La prudenza di Mara Carfagna contrasta con l’irruenza di Renzi, ma non ci sono elezioni in vista, non sappiamo nemmeno con quale legge elettorale andremo a votare e non serve affrettare i tempi, almeno per ora. Carfagna fa bene a giocare la partita interna dentro Forza Italia, anche se il movimento fondato da Silvio Berlusconi non è un partito contendibile, ma sono lì i voti da recuperare ai nazionalpopulisti.
Prima o poi, però, Carfagna dovrà fare una scelta, tra ricostruire una casa moderata e liberale dentro il vecchio centrodestra e liberarsi una volta per tutte del rapporto con sovranisti, filorussi, neofascisti e antisemiti. Ovviamente molto dipenderà dalla legge elettorale, perché più sarà maggioritaria più sarà difficile tagliare il cordone ombelicale con l’ex Polo. Ma se il metodo dovesse essere proporzionale, come da vago accordo di governo, la trama potrebbe davvero mutare in una sceneggiatura che si avvicina, come genere, a quella della Leopolda.