RaccomandazioniL’Ocse all’Italia: andate in pensione troppo presto, “quota 100” va abolita

Nel Rapporto “Pensions at a Glance” si raccomanda al governo di aumentare l’età pensionabile, troppo bassa rispetto all’aspettativa di vita. Mentre un giovane che ha cominciato a lavorare nel 2018, potrà ritirarsi intorno ai 71 anni

Gli italiani vanno in pensione troppo presto rispetto all’aspettativa di vita media. Per questo la priorità dovrebbe essere aumentare l’età media di ritiro dal lavoro. Altro che il rinnovo di quota 100. La raccomandazione arriva dal report “Pensions at a Glance” dell’Ocse, che ricorda come al momento l’età effettiva della pensione in Italia è a 62 anni, di due anni circa inferiore alla media Ocse e di cinque più bassa rispetto all’età della pensione di vecchiaia. Risultato: l’italia, con una spesa previdenziale al 16,2% del Pil, resta al secondo posto nella classifica di spesa dei Paesi occidentali. E i dati si riferiscono al 2018, prima dell’introduzione di quota 100, che il governo non intende cancellare nella prossima manovra, portando l’anticipo pensionistico a esaurimento fino al 2021.

Secondo l’Ocse, «l’aumento dell’età effettiva di pensionamento dovrebbe essere una priorità», limitando «gli indebiti sussidi al prepensionamento», legando l’età pensionabile all’attesa di vita. Non una sorpresa, visto che l’Ocse in più occasioni si è mostrata contraria a quota 100, sostenendo che andrebbe abrogata. La sfida sarà di «mantenere adeguate prestazioni di vecchiaia limitando la pressione fiscale a breve, medio e lungo termine» si legge. Anche se il rapporto evidenzia come il reddito medio delle persone con più di 65 anni in Italia sia simile a quello dell’intera popolazione, mentre nella media Ocse è invece più basso del 13%.

Per un giovane che ha iniziato a lavorare nel 2018, il traguardo della pensione si sposta a 71 anni

Insieme a Olanda, Repubblica Slovacca e Spagna, l’Italia è tra i Paesi che negli ultimi due anni «hanno fatto marcia indietro» rispetto alle precedenti riforme. Una marcia indietro che potrebbe mettere a rischio la stabilità macroeconomica, ammonisce lo studio, con il rischio che la politica previdenziale diventi un pericoloso strumento per un guadagno politico di breve termine che però potrebbe avere gravi ripercussioni sul futuro.

A entrare nel mirino dell’Ocse non è solo l’introduzione di quota 100, ma anche il blocco dell’aumento dei requisiti legati all’aspettativa di vita fino al 2026 per coloro che hanno almeno 42 anni e 10 mesi di contributi se uomini e 41 e 10 mesi se donne. Inoltre, critica l’Ocse, non è prevista una revisione per la pensione di vecchiaia nel 2021 legata all’aspettativa di vita. Inoltre, la pensione di cittadinanza ha innalzato i benefici per la pensione di vecchiaia portandoli al di sopra della media Ocse.

L’Italia, insieme a Danimarca, Estonia e Olanda, è uno dei quattro Paesi Ocse in cui chi entra oggi nel mondo del lavoro andrà in pensione di anzianità a 71 anni di età. Per un giovane che ha iniziato a lavorare nel 2018, in base alla legge Fornero che prevede l’aggancio all’attesa di vita (ora congelato fino al 2026), il traguardo della pensione si sposta a 71 anni, l’età più elevata con Olanda ed Estonia, dopo i 74 anni della Danimarca.

E con l’alta percentuale di lavoro temporaneo e part time, la pensione diventerà sempre più un miraggio: «Queste forme di lavoro – avverte – aumentano il rischio di basse pensioni future legate ai contributi versati». Senza dimenticare, ricorda l’organizzazione, l’alta percentuale di lavoro autonomo nel nostro Paese: «Più del 20% dei lavoratori sono autonomi, a fronte del 15% nei paesi Ocse». E se nella media Ocse questi lavoratori hanno pensioni mediamente più basse del 22% rispetto ai lavoratori dipendenti, in Italia c’è il divario più grande con una differenza che supera il 30%.

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