Chi è il più potente in Europa? Nessun dubbio: Macron. Ma nella lista di “Politico” ci sono anche Renzi e Salvini

Secondo la classifica annuale del sito, il presidente francese si è distinto per la sua propensione a utilizzare ogni aspetto del suo potere. La Merkel in caduta libera. Mentre i due Matteo promettono di rivoluzionare, in modi e direzioni diverse, i giochi della politica

screenshot del sito Politico.eu

Al primo posto c’è il presidente francese Emmanuel Macron. Secondo la lista compilata, per il quinto anno, da Politico.eu, c’è poco da discutere: la sua posizione, l’autorità, e la stessa «propensione a utilizzare il potere della sua carica» lo ha reso, in modo indiscutibile, la persona più potente del continente.

È una classifica difficile da compilare, sottolineano nella premessa, per la semplice ragione che il gioco del potere nel Vecchio Continente è complicato. Non basta, come in altre situazioni (ad esempio gli Usa) guardare chi sta più in alto. Il meccanismo dei check and balance dell’Unione Europea, il potere divisivo delle piccole realtà, le potenze extra-europee e la loro influenza (si noti che nella lista c’è anche il leader russo Vladimir Putin), contribuiscono a rendere la questione molto confusa. Si consideri poi che se la Germania rimane, pur con qualche acciacco, la potenza economica principale, la Francia la supera dal punto di vista militare. E poi, non va dimenticato, c’è anche la capacità di creare alleanze.

Quindi, al netto di tutte queste indicazioni, il primo posto (indiscutibile) spetta comunque a Macron.

E gli altri 27? Il sito li suddivide in tre categorie: ci sono i “doer”, i “dreamer” e i “disruptor”, tutte personalità che agiscono, con la forza delle loro azioni, delle loro proposte rivoluzionarie o delle loro idee, a formare ogni giorno la politica e la mappa del potere del continente.

Forse qualcuno si stupirà di vedere che Angela Merkel, è soltanto quinta nella categoria “doer”, ma il giudizio è consapevole e lapidario: «Per essere una persona che è stata Cancelliere per 15 anni, ha ottenuto davvero poco». Soprannome: la scaldasedia. Una mazzata. Prima di lei ci sono, nell’ordine, Margrethe Vestager, (“il gendarme”) premiata per la sua influenza come commissario europeo alla Concorrenza, poi Christine Lagarde, la “rifomatrice”, al terzo posto Vladimir Putin (!), il “crociato” e al quarto Boris Johnson, “il giocatore d’azzardo”.

Gli italiani? Sono solo due: Matteo Renzi e Matteo Salvini, entrambi nella categoria “disruptor”. Il leader di Italia Viva, soprannominato “bomba a orologeria”, è al quarto posto, preceduto dall’inglese Dominic Cummings, dal tedesco Robert Habeck e dal francese/svizzero americano David Marcus (che cerca di spianare la strada a Libra, la criptomoneta di Facebook). Renzi, si scrive, «è tornato». Non solo ha messo in piedi un’alleanza di governo tra Cinque Stelle e Pd, «ma se ne è staccato creando una nuova forza politica», attirando con sé un numero di seguaci sufficiente da rendere dipendente da lui la sopravvivenza del governo stesso. La sua ambizione, per nulla nascosta, «è di fare in Italia quello che ha fatto Macron in Francia: scuotere il mondo dei partiti nella sua scalata al potere». Ce la farà?

Tra i suoi avversari c’è l’altro Matteo, Salvini, “il fazioso”, che «non è più al governo ma è ancora sulla scena». La Lega rimane di gran lunga «il partito più popolare in Italia» e una eventuale elezione «lo porterebbe in modo automatico alla guida di un governo di coalizione di destra». Con tutte le conseguenze del caso, in Italia, in Europa, nel mondo.

Cinque Stelle? Non pervenuti.

Tra i “dreamer”, infine, non sorprende molto trovare, al primo posto, la svedese Greta Thunberg, ”l’educatrice”, una delle protagoniste assolute del 2019. Colpisce di più vedere che subito dopo di lei figura Viktor Orbán, “uomo da slogan”, in grado di reggere un’idea di nazionalismo da farsa che si contrappone alle fantomatiche spire dell’Ue. Eppure funziona. Al terzo posto c’è Bruno Le Maire, “l’imperialista”. Il ministro delle finanze francesi che «coltiva per l’Europa un sogno da potenza imperiale». Se fosse uno slogan, sarebbe un Make Europe Great Again. Ma visto che è un uomo di numeri e policy, sarà invece una serie di azioni pesanti e chiare che vanno in quella direzione. Non per niente il suo boss, cioè Macron, il numero uno di quest’anno, la condivide in tutto e per tutto.

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