«La realtà ha confermato il fatto che la chiusura dei voli da e per la Cina non era la misura più adeguata per contenere l’emergenza». Lo ha detto subito Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria, prima di cominciare le due ore di vertice al ministero dello Sviluppo economico con le altre associazioni imprenditoriali e i rappresentanti del ministero dell’Economia. Un incontro per individuare le misure con cui fronteggiare le conseguenze del coronavirus sul sistema produttivo italiano. A quattro giorni dal primo contagiato in Lombardia, dopo i provvedimenti sanitari, il governo accelera per cercare di mettere una toppa al contagio economico, che ora è quello che fa più paura, soprattutto perché colpisce la locomotiva del Paese. «Per il sistema economico è tutto zona rossa», ha spiegato l’assessore allo Sviluppo economico lombardo Alessandro Mattinzoli, arrivato a Roma per partecipare al vertice del Mise (ministero dello sviluppo economico) insieme ai rappresentanti del Veneto.
Uno dei tanti tavoli, oltre a quello che la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo ha portato avanti coi sindacati sull’ampliamento della cassa integrazione per le aziende colpite. In una lunga giornata per il governo Conte, cominciata con il vertice con tutti i presidenti delle regioni in videoconferenza e finita con il Consiglio dei ministri. E alla fine, dopo le iniziative frammentarie di diversi enti locali dei giorni scorsi su screening di massa e chiusura delle scuole, l’esecutivo ha messo a punto un’ordinanza per uniformare le iniziative delle regioni che non fanno parte della zona focolaio. Assumendo di fatto la cabina di regia della gestione dell’emergenza.
Dopo giorni di panico, i blocchi stradali, le quarantene forzate e le emergenze lasciate nelle mani dei politici locali, è iniziata la grande inversione a “U” sul coronavirus. E quello che preoccupa ora sono le macerie economiche che il virus lascerà una volta debellato, quando già le previsioni di crescita del Paese erano state riviste al ribasso.
Quello che raccontano le associazioni degli imprenditori è un bollettino di guerra. Molti Paesi, anche europei, stanno ormai sconsigliando ai cittadini di visitare l’Italia. E gli operatori turistici ricevono ora dopo ora le disdette per i prossimi mesi estivi. Non solo in Lombardia, ma in tutta Italia. I clienti delle imprese dirottano gli ordini verso altri Paesi. Fiere ed eventi culturali vengono fatte slittare. Fino a notizie come il rinvio a giugno del Salone del Mobile di Milano, uno dei maggiori appuntamenti del Made in Italy. «Se la crisi dovesse protrarsi fino a maggio-giugno, le perdite economiche potrebbero essere tra lo 0,3-0,4% del Prodotto interno lordo, pari a 5-7 miliardi di euro», è la stima di Confcommercio.
Dopo il decreto sullo stop alle tasse nella zona rossa, sul tavolo dell’esecutivo c’è un decreto ancora più urgente da approvare entro la settimana, che contenga misure speciali per le imprese. E dal governo già si pensa di chiedere maggiore flessibilità sui conti all’Europa. «È evidente che anche in Europa dovremo fare delle richieste specifiche, perché è un momento di difficoltà che si palesa in un periodo già difficile per il nostro Paese», ha spiegato il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. «Vanno individuati strumenti diversi per le imprese coinvolte nella zona rossa, che hanno una ricaduta più grande. E poi ci sono settori come il turismo, che deve far fronte al fatto che molte prenotazioni vengono cancellate. Alcune anche a lungo raggio, per il periodo estivo. Uno degli elementi è garantire la necessaria liquidità alle imprese e quindi un accesso più semplificato al fondo centrale di garanzia e al fondo per le piccole e medie imprese». Nei prossimi giorni con Abi (l’associazione bancaria italiana) si valuterà la sospensione delle rate dei mutui. E con i venditori dei servizi energetici lo stop temporaneo del pagamento delle bollette. Dal Mise stanno considerando anche la proroga dell’entrata in vigore del “decreto crisi d’impresa”, che sarebbe dovuto entrare in vigore il 15 agosto e che probabilmente verrà fatto slittare al prossimo anno «per tutelare le imprese che, con le emergenze in corso, potrebbero avere problemi e segnali di allerta, che sono contingenti e non generali», ha spiegato Patuanelli.
Per gli interventi diretti si pensa anche allo stanziamento di risorse del Mise. Ma per ora numeri sull’impegno economico del governo non ce ne sono. Quale proposta è arrivata anche dalle opposizioni, dal piano di tutela delle imprese arrivato da Forza Italia fino al fondo 10 miliardi richiesto da Matteo Salvini. Ma per una stima bisognerà capire fin dove si spingeranno gli interventi per le imprese e i lavoratori. Se si concentreranno solo sulla zona rossa, sulla zona gialla, o se si considereranno anche le aziende colpite indirettamente.
«Non si può parlare solo di zone rosse e gialle, ma di tutto il territorio. Le attività turistiche in primis devono essere trattate come la zona rossa», ha precisato Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti. «Se la situazione dovesse perdurare, le piccole e medie imprese faranno fatica a mantenere aperti battenti. Il rischio è la chiusura di circa 15mila piccole imprese e la perdita di 60mila posti di lavoro. La cosa importante è tenere i nervi saldi. Perché speriamo che il coronavirus passi presto, ma una volta passato il lavoro deve rimanere».
Le associazioni imprenditoriali hanno presentato le loro proposte al ministro Patuanelli e ora – dicono – si aspettano «risposte veloci». «Ci aspettiamo misure urgenti per sostenere quelle imprese che hanno subito danni diretti e indiretti dall’emergenza, non necessariamente localizzate nella zona rossa o che abbiano lavoratori bloccati all’interno di quella zona o facciano parte delle catene di fornitura delle aziende ferme per l’emergenza», ha detto Panucci di Confindustria. «Ci aspettiamo provvedimenti a sostegno di tutti i settori più colpiti, che ad oggi sono turismo, fiere, trasporti, logistica e attività culturali». Solo per quanto riguarda il turismo, «tra marzo e maggio sono a rischio oltre 21 milioni di presenze con una riduzione di spesa nell’ordine dei 2,7 miliardi di euro», è il calcolo di Luigi Taranto, segretario generale di Confcommercio.
Ma quello che si dovrà fare ora, ripetono tutti, è anche un grande sforzo di comunicazione per dire che «l’Italia non è un Paese infetto». Lo ha detto anche il premier Giuseppe Conte: «L’Italia è un Paese sicuro in cui si può viaggiare. Forse più di tanti altri».
Confindustria, intanto, si è già attrezzata con una task force che sta analizzando i casi sottoposti dalle aziende per elaborare un piano di intervento. Dalla logistica chiedono di azzerare la tassa di ancoraggio e di ridurre per alcuni mesi i canoni demaniali portuali. Confcommercio propone anche un sistema di indennità per i lavoratori autonomi. «Ci auguriamo che si recuperi un po’ di equilibrio nella gestione di questa emergenza», ha concluso Panucci. «In questo momento non possiamo permettere che il Paese si frammenti in decisioni che sono anche poco ragionate in assenza di una vera emergenza».