«Lo sanno tutti che la Quarantena durante quaranta giorni», spiegava saccente Paperino ai nipoti nell’ottava puntata di Storia e gloria della Dinastia dei Paperi: famosa saga della Disney italiana del 1970, dicendo che aveva ancora 19 giorni di tempo per pensare a come affrontare lo zio infuriato per un pasticcio da lui combinato, e che era stato internato di ritorno dalla Luna. «Asino, lo sanno tutti che la Quarantena degli astronauti dura ventuno giorni!», gli spiegava Paperone furibondo, piombando proprio in quel momento. Una diatriba che mezzo secolo dopo torna nella realtà, con i sospetti infetti italiani che dalla Cecchignola sono stati fatti uscire dopo 14 giorni, mentre dall’Hubei arriva la notizia che un settantenne ha mostrato sintomi dell’infezione dopo ben 27 giorni.
Una querelle aggiuntiva, rispetto al Lombardo-Veneto che è diventato il terzo focolaio mondiale di infezione: dopo le polemiche “padane” sugli arrivi da bloccare in provenienza di quell’Africa sub-sahariana che al momento – assieme all’America Latina – è l’unica regione del mondo ancora immune (vero è che, corollario implicito delle affermazioni del premier Giuseppe Conte, potrebbe essere semplicemente perché i sistemi sanitari là fanno meno controlli). E alla Romania che impone appunto la quarantena a chi arriva da Lombardia e Veneto. E a Mauritius che respinge direttamente tutti gli italiani. E al Prefetto che annulla il divieto di sbarco di lombardo-veneti deciso a Ischia. E a Ilaria Capua che consiglia di adottare il telelavoro il più massicciamente possibile. E al governo di Pechino che in isolamento ha messo almeno 60 milioni di persone: esempio peraltro imitato in Italia con Codogno, il comune del Lodigiano del primo contagio. Ma lo stesso governatore della Lombardia Attilio Fontana avverte che se la situazione degenera anche a Milano bisognerà fare «come a Wuhan».
Variazioni sul tema, in qualche modo. In effetti, all’origine il primo equivalente della quarantena era addirittura permanente. «Il Signore disse a Mosè: “Ordina agli Israeliti che allontanino dall’accampamento ogni lebbroso, chiunque soffre di gonorrea o è impuro per il contatto con un cadavere. Allontanerete sia i maschi sia le femmine; li allontanerete dall’accampamento perché non contaminino il loro accampamento in mezzo al quale io abito”. Gli Israeliti fecero così e li allontanarono dall’accampamento. Come il Signore aveva ordinato a Mosè, così fecero gli Israeliti», ricorda ad esempio il Libro dei Numeri della Bibbia.
Poteva però anche essere il singolo a decidere di isolarsi da una comunità infetta. «A salvarsi da un tiranno bestiale e crudele non è regola o medicina che vaglia, eccetto quella che si dà alla peste: fuggire da lui el più discosto e el più presto che si può», era una frase di Francesco Guicciardini che Guillermo Cabrera Infante amava citare, per spiegare il perché aveva deciso di andarsene dalla Cuba di Fidel Castro. Ovviamente se ci si ritira in compagnia fidata si passa il tempo meglio. Infatti i tre giovanotti e sette donzelle di cui ci dice Giovanni Boccaccio per ingannare l’attesa in attesa che la buriana della Morte Nera passasse, si misero a raccontarsi a vicenda le dieci novelle al giorno per dieci giorni che poi costruirono il Decamerone.
Non per salvaguardare gli Stati Uniti da un male specifico ma come misura precauzionale generale 12 milioni di emigranti tra 1892 e 1954 venbero sottoposti al controllo medico preventivo di Ellis Island: isolotto alla foce del fiume Hudson nella baia di New York la cui originaria superficie di un ettaro crebbe tra 1890 e 1930 per lo scarico dei detriti dello scavo della metropolitana, fino a arrivare a 11 ettari. I medici del Servizio Immigrazione controllavano rapidamente ciascun immigrante, e poi indicavano con un gesso sulla schiena chi consigliavano per controlli ulteriori: PG donna incinta, K ernia, X problemi mentali, eccetera. Chi passava andava alla Sala dei Registri, dove doveva ulteriormente declinare nome, luogo di nascita, stato civile, luogo di destinazione, disponibilità di denaro, riferimenti a conoscenti già presenti nel paese, professione e precedenti penali, prima di ricevere il permesso di sbarcare e venire accompagnati al molo del traghetto per Manhattan. Chi era contrassegnato passava invece per controlli ulteriori. «I vecchi, i deformi, i ciechi, i sordi e tutti coloro che soffrono di malattie contagiose, aberrazioni mentali e qualsiasi altra infermità sono inesorabilmente esclusi dal suolo americano» avvertiva un apposito vedemecum. Alla fine però risulta dai dati che passò il 98 per cento.
Tra l’Antico Testamento e Ellis Island, all’alba dell’arte medica il principio che dalle malattie è meglio stare lontani lo avevano affermato Ippocrate e Galeno. Cito, Longe, Tarde avevano tradotto i Romani: «Vattene subito, vai il più lontano possibile, torna il più tardi possibile». Il Principe Prospero della Mascherata della Morte Rossa di Edgar Allan Poe segue lo stesso consiglio, chiudendosi in un castello: salvo che poi la morte in maschera lo raggiunge lo stesso durante una festa appunto mascherata, e ammazza tutti. Ma, lo sappiamo, è un racconto. Per i sovrani della realtà quando la peste inizio a sterminare la popolazione europea fu più pratico confinare gli infetti, piuttosto che sé stessi. Nel 1374, in particolare, fu il signore di Milano Bernabò Visconti a decretare che gli appestati dovevano essere portati in campagna, in attesa che si recuperassero e morissero lontano. Hard, ma per quei tempi efficace. E anche riprova che certe idee lumbard sul tema non sono affatto iniziate con Salvini.
Il sistema suscitò interesse, e il medico capo Giacomo da Padova consigliò il Maggior Consiglio di Ragusa di creare un luogo fuori dalla città dove confinare sia i malati, sia gli stranieri sospetti. Funzionò però poco, e così nel 1377 lo stesso Maggior Consiglio precisò che la durata dell’isolamento doveva essere di 30 giorni, inventando anche un termine per definirlo: «trentino». Si rivelò più efficace, e fu copiato da altre città marinare: Marsiglia, Pisa, Genova, Venezia. Proprio nella Serenissima, che delle città marinare era la numero uno, virus e batteri entravano però con la stessa magnificenza di merci e viaggiatori, tant’è che tra 1361 e 1528 ben 22 epidemie arrivarono a uccidere fino a metà della popolazione, Nel 1423, su consiglio di Bernardino da Siena la Repubblica decise dunque di creare il primo isolamento ospedaliero della Storia. Fu in una isoletta che si trovava al lato del Lido, a bordo Est della Laguna. Santa Maria di Nazareth, che in dialetto divenne Lazzaretto, poi Lazzaretto Vecchio: forse anche per influenza del Lazzaro del miracolo evangelico, resuscitato da Gesù dopo che era già entrato in putrefazione per i quattro giorni passati nella tomba.
Secondo gli archeologi, tante sono le persone che sono morte e sono state sepolte nell’isola, che praticamente il visitatore è come se stesse camminando su una fossa comune. Però effettivamente l’effetto delle epidemia in città si ridusse, e così nel 1468 sempre Venezia ebbe l’idea di sottoporre alla misura di prevenzione anche tutte le imbarcazioni che arrivavano. In un’altra isola a 6 chilometri e mezzo di distanza che fu ribattezzata Lazzaretto Nuovo, e dove appunto bisognava restare per quaranta giorni prima dio poter entrare in città. Forse perché l’esperienza aveva insegnato che era quello il tempo massimo di incubazione delle malattie infettive; forse perché nel Vangelo i 40 giorni di Gesù nel Deserto sono un paradigma di purificazione infatti ripreso anche nella Quaresima. Ma da qui, appunto, venne il nome della Quarantena.