Metodo PelosiTrump assolto tifa Sanders, i Dem nel caos non sanno né con chi né come fermarlo

I repubblicani hanno salvato il presidente dall’impeachment, le due anime dei democratici si fanno la guerra e oscillano tra il trattarlo da criminale e il rispetto istituzionale. Intanto la Casa Bianca ha deciso di puntare sul candidato socialista, considerato il più agevole da battere

Olivier DOULIERY / AFP

Donald Trump è stato assolto dai suoi compagni di partito al Senato, con l’eccezione di Mitt Romney che ha votato per condannarlo su uno dei due capi d’imputazione, sconfiggendo agevolmente il tentativo dei democratici di rimuoverlo dalla Casa Bianca con l’impeachment.

Ai suoi oppositori adesso resta soltanto la via maestra delle elezioni di novembre per evitare che a gennaio possa restarci altri quattro anni. Una via che oltre a essere ancora lunga sembra ogni giorno molto laboriosa e potenzialmente letale per le speranze democratiche. Non c’è ancora uno sfidante forte e nessuno sa quale sia il modo più efficace di affrontare il presidente.

In attesa che in Iowa finiscano, con la calma tipica del Midwest, i conteggi sul testa a testa tra Pete Buttigieg e Bernie Sanders, tutti i candidati del Partito democratico si sono trasferiti in New Hampshire dove si vota martedì 11, la seconda tappa del processo per scegliere lo sfidante. La novità di ieri, sommersa dal caos in Iowa, dalle polemiche sullo Stato dell’Unione e dall’assoluzione al Senato, è che i trumpiani un candidato preferito ce l’avrebbero: Bernie Sanders, considerato il candidato più facile da battere. Lo scoop è del Post and Courier di Charleston, quotidiano della South Carolina dove il 29 febbraio, dopo il New Hampshire e il Nevada, si terrà il quarto appuntamento elettorale prima del Super Tuesday del 3 marzo. Le primarie della South Carolina sono primarie aperte, vale a dire che potranno parteciparvi anche gli elettori repubblicani o indipendenti, non solo i democratici. Secondo il giornale di Charleston, il Partito repubblicano locale è mobilitato per far partecipare al voto dei Democratici anche i suoi elettori, in modo da far aumentare i consensi per il socialista Sanders e danneggiare le possibilità in particolare di Joe Biden.

Se per ragioni di bottega i trumpiani preferiscono Sanders agli altri candidati, i democratici invece sono ancora indecisi e per questo nelle prossime settimane si prospetta un’insidiosa battaglia tra le due anime del partito, quella moderata e liberal e quella radicale e socialista. Ma a prescindere dal profilo ideologico del candidato che sceglieranno, per il prescelto sarà complicato trovare il giusto equilibrio per affrontare un presidente come Trump che il Partito ha formalmente incriminato con la procedura di impeachment. Trump va trattato come un criminale o deve prevalere il più alto senso delle istituzioni, di cui però lo stesso Trump se ne infischia? Quando il presidente abbassa il livello della contesa bisogna rispondere con la stessa moneta oppure è necessario volare alto, come ha suggerito Michelle Obama nel formidabile discorso alla Convention di Hillary Clinton nel 2016?

Lo scontro alla Camera tra Trump e Nancy Pelosi è sintomatico di un Partito che non sa ancora come cimentarsi con il presidente: prima lo mette in stato d’accusa, poi gli porge la mano, ma quando quello rifiuta di stringerla perché legittimamente non vuole scambiare cortesie con chi lo vuole cacciare con la forza dalla Casa Bianca allora si indispettisce e in favore di telecamera straccia enfaticamente i fogli del discorso presidenziale sullo Stato dell’Unione. Pelosi ha provato con il fair play, ma è stata costretta a commettere fallo da dietro. C’è chi dice che ha fatto il gioco di Trump, mentre secondo altri osservatori ha finalmente mostrato la strada giusta per batterlo nel suo stesso gioco, quello di dominare il ciclo quotidiano dei meme su Internet, perché i fogli stracciati di Nancy hanno battuto la mancata stretta di mano di Donald.

L’altra strada è quella più intransigente dei deputati guidati da Alexandria Ocasio-Cortez, i quali hanno deciso di non assistere al discorso sullo Stato dell’Unione oppure quella del deputato Tim Ryan che dopo qualche minuto, all’ennesima panzana del presidente, si è alzato dal suo banco e se n’è andato dicendo che il discorso era falso come un incontro di wrestling. Porgere la mano o trattarlo da ciarlatano, finisce comunque con la vittoria di Trump. Meglio strappare subito i fogli e farsi venire in mente una buona idea alternativa.

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