Per avere le prime cifre ufficiali degli effetti del coronavirus sulla crescita italiana bisognerà aspettare l’avvio dei lavori per il Def di aprile. Ma il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha già anticipato in audizione alle commissioni Bilancio lo scenario di una possibile recessione, con una «rilevante contrazione del Pil in media d’anno». Nella giornata in cui il Parlamento ha approvato all’unanimità l’autorizzazione allo scostamento di bilancio da 25 miliardi richiesta dal governo, con la storica decisione di sforare il 3%, a preoccupare ora è il destino del Prodotto interno lordo italiano. I numeri ufficiali parlano di un disavanzo del 3,3%, ma un arretramento della produzione industriale potrebbe portarlo molto più in alto.
Per il momento resta una delle possibilità che Gualtieri ha illustrato. Ma gli indicatori ci sono tutti. E non dipenderà solo dall’Italia, ma anche dalla diffusione del virus al di fuori dei nostri confini. «La durata della crisi nella sua dimensione economica dipenderà anche dalla evoluzione dell’epidemia negli altri Paesi», ha spiegato Gualtieri. «Il grado di incertezza è assai elevato. E pertanto dobbiamo ragionare in termini di scenario, preparandoci per quelli più sfavorevoli ma lavorando perché si realizzino quelli più favorevoli».
Già la prima fase dell’epidemia, con la diffusione confinata alla Cina, ha avuto un forte impatto diretto sia sugli scambi commerciali tra Roma e Pechino sia indiretto sul commercio mondiale, e quindi anche sulle esportazioni italiane verso altri Paesi. A questo, va aggiunto l’effetto del calo dei turisti cinesi nel nostro Paese dopo il blocco dei voli. Ma «uno scenario in cui l’epidemia non si fosse diffusa in maniera rilevante al di fuori della Cina avrebbe sottratto qualche decimo di punto dal tasso di crescita dell’economia italiana del 2020», ha spiegato il ministro. Le previsioni sarebbero scese verso lo zero, ma senza sforare nel segno meno.
Su questo scenario di stagnazione, però, si è innestato poi il boom del virus in Italia. Che, con molta probabilità, porterà alla caduta del Prodotto interno lordo per almeno un paio di mesi «a prescindere dagli interventi messi in campo». La terza fase è quella che spaventa di più. Perché se l’Italia è stata la prima in Europa ad affrontare l’emergenza coronavirus, è probabile che mentre noi ne usciremo saranno gli altri Paesi a essere impegnati a fronteggiare l’epidemia. Le curve dei contagi in Europa registrano ormai la diffusione anche nel vecchio continente, con i quasi 2mila casi in Germania e Francia. Per cui, nonostante il graduale ritorno italiano alla normalità, la diffusione del virus a livello internazionale potrebbe continuare a colpire le nostre esportazioni, e gli afflussi turistici dall’estero caleranno ancora. Di conseguenza, anziché a un rimbalzo del Pil, si potrebbe assistere invece a «un superamento dell’epidemia più graduale». Uno scenario, ha detto Gualtieri, che «va considerato». Se questo dovesse accadere, «la caduta dell’attività economica di questi giorni non sarebbe totalmente recuperata nei mesi immediatamente successivi e ne seguirebbe una rilevante contrazione del Pil».
Una volta avuti anche i primi dati del mese di marzo, in occasione della stesura del Def di aprile verrà delineato il nuovo quadro macroeconomico. «Il Paese, malgrado l’impatto dell’emergenza sanitaria e le misure restrittive, è solido», ha precisato Gualtieri. L’aumento temporaneo del disavanzo è «frutto della situazione straordinaria ma non mette a repentaglio la sostenibilità di lungo termine delle nostre finanze pubbliche. Quando questa fase sarà dietro di noi, riprenderà il percorso di aggiustamento e di crescita».
Ma, ha precisato poi il ministro, «sarà necessaria una applicazione flessibile delle regole europee, in particolare per quanto riguarda gli aiuti di Stato e il patto di stabilità e crescita». Nella lettera scritta al vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis, e al commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, per illustrare il nuovo scostamento di bilancio aggiuntivo, Gualtieri ha auspicato anche un «pacchetto coordinato di stimolo fiscale incentrato sui nostri comuni obiettivi di stimolo sostenibile».
Il consiglio direttivo della Bce si riunisce oggi e tutti si aspettano il varo dei pacchetti «mirati» annunciati per migliorare l’accesso al credito di banche e imprese. «Attendiamo con fiducia le decisioni della banca centrale», ha detto Gualtieri. A seguire, saranno l’Eurogruppo e la Commissione europea a dover mettere a punto il piano di aiuti da 25 miliardi anticipato da Ursula von der Leyen, che ieri ha detto «in Europa siamo tutti italiani». Dai finanziamenti europei, d’altronde, dipenderà anche il livello di deficit italiano. È possibile che alcuni interventi varati dal governo usufruiranno di risorse comuni, alleggerendo quindi l’impatto sul bilancio dello Stato. «Saremo fiduciosi, ambiziosi ed esigenti», ha detto Gualtieri. Nelle prossime ore, intanto, si continuerà il confronto con sindacati e associazione datoriali per definire il primo decreto da 12 miliardi, che dovrebbe essere approvato già venerdì.