Fate presto, burocratiTra decreti attuativi e circolari, cosa serve per far funzionare in fretta il decreto Cura Italia

In tutto, tra dpcm, circolari e accordi, potrebbero servire circa una quarantina di provvedimenti per la “messa a terra” della maxi manovra anti-virus. E bisognerà fare in fretta, anche se alcuni paletti non aiutano. Marcia indietro dell’Inps sul click day per le partite Iva

Il premier Giuseppe Conte lo ha ripetuto ai ministri: «Bisogna fare in fretta con i decreti attuativi». Perché se il maxi decreto Cura Italia è già in vigore dal 17 marzo, prima di mettere in funzione la poderosa macchina delle misure economiche anti-virus serviranno parecchi chiarimenti su come attuare le nuove disposizioni, e andranno individuate le modalità di ripartizione ed erogazione di fondi, casse e indennità. In tutto, tra decreti ministeriali, dpcm, circolari e accordi, potrebbero servire circa una quarantina di provvedimenti per la mettere in pratica il Cura Italia. Inclusa la nomina di Domenico Arcuri a commissario straordinario per l’emergenza.

Il presidente dell’Inps Pasquale Tridico ha promesso che l’istituto in due settimane assicurerà la distribuzione dei 10 miliardi stanziati dal governo a lavoratori e famiglie. Ma alcuni passaggi burocratici inseriti nel decreto non aiuteranno ad accorciare i tempi. Mentre in altri casi, con l’erogazione di indennità a pioggia e dotazioni di spesa limitate, il rischio è che imperversi la regola del “chi prima arriva meglio alloggia”, senza che gli aiuti finiscano davvero nelle tasche di chi ne ha più bisogno.

Prima di presentare le domande per qualunque misura, bisognerà anzitutto attendere le istruzioni dell’Inps, che dovrà emettere diverse circolari per ogni misura. Per la cassa integrazione non ci sono regole nuove da scrivere. Ma i tempi per accedervi potrebbero allungarsi, visto che per essere attivata con la causale “emergenza Covid-19” sarà necessaria la consultazione sindacale obbligatoria. All’articolo 19, il decreto da un lato solleva le aziende dall’obbligo del rispetto della legge del 2015 sugli ammortizzatori sociali, ma dall’altro il comma 2 specifica «fermo restando l’informazione, la consultazione e l’esame congiunto» che devono essere svolti entro tre giorni anche in via telematica.

Più complicata da attuare sarà la cassa integrazione in deroga, per ora limitata solo a un mese e destinata a tutti i lavoratori del settore privato, «inclusi quelli agricoli, della pesca e del terzo settore compresi gli enti religiosi civilmente riconosciuti». Come funzionerà? Anzitutto, dovremo aspettare «uno o più decreti» del ministro del Lavoro di concerto con quello dell’Economia per la ripartizione delle risorse tra le regioni e le province autonome. Le domande di accesso alla cassa andranno presentate quindi alle regioni, che le istruiranno in ordine cronologico. Ma prima le regioni dovranno dotarsi di piattaforme o portali per permettere alle aziende di presentare la domanda. Dovranno poi sottoscrivere, anche in via telematica, un accordo con i sindacati. Dopodiché emetteranno un decreto da trasmettere all’Inps entro 48 ore dalla adozione. Insieme al decreto, all’Inps andrà inviata quindi la lista dei beneficiari. L’Istituto erogherà poi gli assegni. Ma, una volta superato il limite di spesa previsto di 3,3 miliardi, le regioni non potranno più concedere altri ammortizzatori.

Con una platea crescente di lavoratori da assistere, la logica del plafond limitato si trova in diverse altre misure. A partire da quella più attesa, ovvero l’indennità da 600 euro per gli autonomi, che ha una dotazione da 2,16 miliardi. Oltre questa cifra non verranno accettate domande. L’ipotesi di un “click day” per presentare la domanda per via telematica, avanzata da Tridico, ha generato un vespaio si critiche da parte di associazioni di categoria, sindacati e anche nello stesso governo. «Non mi sembra un criterio che sta in piedi, non possiamo fare a chi prima arriva prima alloggia», ha commentato il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta. «Il click day è uno strumento immorale», ha detto la ministra per l’Agricoltura Teresa Bellanova. Tant’è che l’Inps in una nota ha specificato poi ieri sera che si è trattato un «grande fraintendimento», spiegando che «avremo domande aperte a tutti, e un giorno di inizio, con un click». La conferma è arrivata anche dal ministro del Lavoro Nunzia Catalfo: «Non ci sarà nessun click day, forniremo a breve la data a partire dalla quale tutti i cittadini che ne hanno diritto potranno iniziare a fare richiesta per ricevere gli indennizzi». Le modalità per ottenere il bonus dovranno essere indicate in una circolare che dovrebbe uscire entro questa settimana, probabilmente prevedendo una “soglia” di controllo. Dopodiché sarà necessario dotarsi di pin e password. Mentre i primi assegni dovrebbero arrivare ad aprile. Bisognerà ora capire ora quale criterio verrà seguito per la distribuzione e cosa si deciderà di fare una volta esaurite le risorse, a cui potranno accedere quasi 5 milioni di soggetti tra partite Iva, co.co.co., stagionali, agricoli, commercianti, artigiani e gli iscritti al Fondo pensioni dello spettacolo.

Il governo ha precisato comunque che si tratterà di un aiuto mensile, non limitato al mese di marzo. Ma il mondo degli autonomi resta in agitazione. Soprattutto quelli che sono stati tagliati fuori dall’accesso all’indennità, e cioè i professionisti iscritti agli ordini, che dovranno attingere dal fondo «per il reddito di ultima istanza» di 300 milioni. Allo stesso fondo dovrebbero fare riferimento pure i lavoratori domestici esclusi dalla cassa in deroga. Per i professionisti – recita il decreto – le disposizioni per la gestione del fondo saranno concordate con le Casse professionali, a cui potrà essere destinata quota parte delle risorse. Ed entro 30 giorni dall’entrata in vigore del decreto, il ministero del Lavoro, di concerto con il ministero dell’Economia, dovrà emanare un decreto attuativo con i criteri e le modalità di attribuzione dell’indennità. Le casse chiedono di fare il prima possibile, di modo da mettersi in moto in tempi brevi. E Adepp, l’associazione degli enti previdenziali privati, ha fatto sapere oggi di aver inviato già lo scorso 11 marzo una lettera ai ministri Catalfo e Gualtieri chiedendo di poter impiegare una parte delle riserve delle casse oltre i requisiti di legge, in modo da aiutare gli iscritti, senza aver mai ricevuto risposta. Mentre le associazioni delle famiglie hanno già fatto richiesta al ministero del Lavoro in modo da poter comprendere colf, badanti e baby sitter tra i destinatari del fondo. Oltre i 300 milioni stanziati, in ogni caso, non si andrà. E quindi anche qui bisognerà quale sarà la logica che seguirà il governo, che non potrà accontentare tutti.

Così come è ancora da costruire la macchina Inps per i congedi di 15 giorni e i bonus baby sitter da 600 euro per le gestione separata (mentre quello per i dipendenti è già attivo). Anche qui si attendono due circolari applicative per capire come funzioneranno le misure. Intanto, Tridico ha fatto sapere che la richiesta di congedo può essere fatta direttamente all’azienda, che non può rifiutarla. Per il bonus baby sitter, invece, potrebbe essere costituito un “borsellino” speciale semplificato rispetto al complicato libretto famiglia già esistente. Le procedure – fanno sapere dall’Inps – sono in fase di avvio.

Mentre dal ministero dell’Economia in tanti ora attendono pure i decreti attuativi per poter chiedere la sospensione per nove mesi delle rate del mutuo sulla prima casa, accedendo al Fondo Gasparrini. Gli autonomi e i liberi professionisti, ai quali il decreto ha allargato l’accesso al fondo, dovranno autocertificare di aver registrato, in un trimestre successivo al 21 febbraio 2020, un calo del fatturato superiore al 33% del fatturato dell’ultimo trimestre del 2019. Mentre non è richiesta la presentazione dell’Isee. Ma per poter presentare la domanda tramite la banca si attende più di un chiarimento dal Mef. Bisognerà capire se si dovrà per forza tenere in considerazione un trimestre, o se si potranno presentare autocertificazioni anche per periodi più brevi. Mentre per chi ha subito una riduzione dell’orario di lavoro e dovrà accedere alla cassa, o per chi è stato costretto a chiudere la propria attività, il Mef dovrà emettere un decreto attuativo indicando durata della sospensione o la decurtazione minima delle ore necessarie per accedere al fondo.

Ora tutti si augurano che i ministeri lavorino in fretta. Perché se il virus è arrivato velocemente a stravolgere tutto, altrettanto dovranno fare le risposte economiche.